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Bruno Casini “Frequenze Fiorentine”

Il contributo che Firenze ha dato in tutti i settori della cultura degli anni ‘80, in modo trasversale e generativo

“Frequenze fiorentine” a cura di Bruno Casini, editore Goodfellas (2021), più che un libro è un caleidoscopio di esperienze musicali, teatrali, di moda e di molte altre cose che nel complesso rappresentano la cultura giovanile degli anni ’80 a Firenze. Dopo quasi vent’anni dalla prima edizione il libro ritorna rivisto e ampliato, con nuovi capitoli, nuove suggestioni e nuove riflessioni su un fenomeno che sarebbe riduttivo individuare solamente come un periodo culturale specifico e definito. Riprendendo le parole del paragrafo scritto da Barbara Tani, il libro fornisce al lettore una visione sui fatti, la musica, i modi di vestire e le notti da ballare, un’immagine di quell’energia che scorrendo trasversalmente a tutto e a tutti rappresentava la vita stessa di quegli anni fiorentini.

Il testo è strutturato in capitoli suddivisi in paragrafi; alcuni di questi sono interviste, molte delle quali realizzate dal curatore Bruno Casini, altri sono testi più o meno lunghi scritti da musicisti, attori, scrittori, fotografi, stilisti; l’insieme mostra al lettore quanto variegato fosse il panorama culturale della Firenze degli anni ’80, di quanta compenetrazione potesse esserci fra forme d’arte diverse, quanti stimoli reciproci e artisticamente fruttuosi.

Il concetto è ben rappresentato dalla stilista Flavia Casini in “Tutti insieme appassionatamente”: nei primi anni Ottanta a Firenze le cose nascevano in questo modo, conoscendosi e intuendo che si sarebbe potuto creare qualcosa insieme. Così è nella storia personale di questa stilista che insieme a Cinzia Manetti creò il marchio Par CM, inaugurato con una sfilata di moda al locale Manila per presentare le attività delle Industrie Discografiche Lacerba, con le modelle dal viso unto di grasso da macchina che si muovevano in uno scenario da archeologia industriale. Ci si conosceva e si creava insieme in una Firenze che era in assoluto la patria della creatività, una città che anticipava le mode, come scrive Sandro Pestelli che allora nel suo negozio di Firenze riportava in una vetrinetta le indicazioni con le cose da fare in città, da vedere e da non perdere, così come la foto dell’ultimo cantante che era stato da lui.

Esperienze musicali nuove che nascevano nei modi più inaspettati, come si legge nell’intervista di Bruno Casini ad Antonio Aiazzi sugli inizi dei Litfiba: dove provavano, come si erano messi insieme, come era nato il primo album, Desaparecido, con l’inizio del disco che in realtà derivava da un errore di registrazione e con il ricordo di alcuni aneddoti e fatti curiosi. E ancora con l’esperienza dell’Eneide di Giancarlo Cauteruccio, dove la colonna sonora incorporava la voce recitante di Piero Pelù e Il nome Liftiba scelto al primo storico concerto tenutosi alla Rokkoteca Brigthon di Firenze.

Bruno Casini fa ben trasparire come la città in quel momento particolare non fosse solo musica, ma un vero e proprio laboratorio culturale, con nuovi modi di concepire l’aggregazione e lo spettacolo: Ghigo Renzulli, fondatore dei Litfiba, che partorisce l’idea di una cantina non solo sala prove, ma luogo aperto a tutti, e che ricorda i primi concerti fra cui quello al Casablanca con la Mephistofesta, dove Piero Pelù esce da una bara vera. Una Firenze piena di festival, mostre, musica, teatro, design, ma anche moda, esperienze culturali che si sviluppavano dalle storie di vita dei protagonisti.

In “The Fools on the hill” Massimo Bertolaccini spiega la nascita di Videomusic, una televisione realizzata nella seconda metà degli anni ’80 da un gruppo che definisce di matti; la prima televisione musicale in Europa dopo l’esperienza americana di Mtv, uno straordinario e coerente pianeta musicale, con la partecipazione in diretta di personaggi come De Gregori, Jovanotti, Lucio Dalla, una televisione che mandava in onda eventi come il Freddie Mercury Tribute.

Innegabile come la forza della musica italiana in quel periodo fu dovuta proprio allo spazio che la stessa trovò all’interno del palinsesto di Videomusic; egualmente molti gruppi stranieri, nel momento del loro massimo successo, furono identificabili grazie a Videomusic, un’esperienza che purtroppo si chiuse il 30 aprile 2001, dopo aver creato il videocllip made in Italy (la nostra intervista a Clive Griffiths).

Il panorama culturale della Firenze degli anni ’80 era una sorta di panorama parallelo a quello architettonico, come ben spiega Pier Vittorio Tondelli nel paragrafo “Un bacione a Firenze”, descrivendo le emozioni che Firenze provoca rispetto a altre città, con la sequenza dei ponti, le chiese, i campanili, i profili degli alberi, i cipressi, i cedri del Libano, i pini che verso San Miniato contornano una città dove architettura, natura e storia si penetrano ritmicamente.

La veicolazione delle emozioni in campo musicale era affidata a due emittenti radiofoniche, nate all’incirca in quegli anni: Controradio e Radio Cento Fiori. Della prima parla Sara Patrizia Maggi, storica voce di Controradio dal 1977 e oggi uno degli editori dell’emittente, che spiega come tutti quelli che passavano da Firenze lasciavano la loro testimonianza tramite Controradio, considerata una stazione rock di informazione senza sistematizzazione, veicolo di una fuga forsennata verso un millennio totalmente diverso. Della seconda parla Benedetto Ferrara, ricordando come l’esperienza nasceva da un gruppo di ragazzi (fra cui anche Leonardo Domenici che venti anni dopo diverrà sindaco di Firenze) decisi a cambiare la comunicazione politica usando una casa del popolo abbandonata in una zona signorile di Firenze e mettendo il proprio marchio su una serie di concerti fra cui quello di Patti Smith e poi sull’ondata punk e new wave, mandando in onda per la prima volta in Italia i Depeche Mode. Una radio che a dispetto dell’enorme fermento iniziale, della sequela di personaggi di alto livello che ospiterà e della sperimentazione continua, diverrà poi sempre più commerciale, con un cambiamento di rotta che avverrà in parallelo al cambiamento politico dei partecipanti all’esperienza, prima Lotta Continua, poi socialisti, una radio che, dopo essersi affievolita nell’impeto del rinnovamento, chiuderà ufficialmente nel 1990.

Il libro di Bruno Casini apre anche ad argomenti poco indagati, come l’uso teatrale del rock e l’identificazione politica di questo tipo di musica, aspetti ben spiegati da Paolo Landi e da Giancarlo Cardini; un rock fenomeno di massa, ma non di avvicinamento alle masse, che conserva il fenomeno tipico della musica classica dell’uso del vestiario per distinguersi, dove le tute gialle dei Devo non sono altro che il frac dei professori d’orchestra.

Nell’intervista di Silvia Gigli si parla degli anni ‘80 come di un decennio favoloso, ma che è nato e morto senza lasciare traccia e si parla di Firenze come di una città che prima di assorbe e poi ti espelle; una città che all’epoca era totalmente diversa da quella di oggi, allora un laboratorio, un luogo per lo sviluppo delle idee senza competizioni, una sorta di Bauhaus musicale, anche con le negatività della droga che hanno condotto molti dei protagonisti a farsi bruciare o a vivere fuori del tempo.

Nel complesso il libro di Bruno Casini, che è stato forte protagonista oltre che attento osservatore di quel periodo storico, consente al lettore più giovane, ma anche a quello che all’epoca era meno attento ai fenomeni culturali, di vedere sotto una luce diversa la Firenze di quel periodo e il contributo che la città ha dato in tutti i settori della cultura degli anni ‘80, in modo trasversale, comprendente, generativo.

Un libro da leggere e rileggere, per capire meglio i collegamenti incrociati fra le varie forme d’arte, con la speranza, come scrive Sandro Pestelli a proposito della moda auspicando che la Galleria del Costume di Firenze si occupi finalmente degli anni ’80, che questo periodo culturale non sia più qualcosa da ricordare, indagare e rimpiangere, ma un momento da rivalutare e da celebrare come fermento generativo di quelle che saranno le esperienze successive in tutti i campi artistici, primo fra tutti quello della musica.

Articolo di Sergio Bedessi

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