“Music Paranoia – Misteri, leggende e cospirazioni dal mondo delle sette note” , editore Il Castello, scritto da Episch Porzioni, pseudonimo di uno degli speaker di Radio Popolare Network, è un libro zeppo di aneddoti su artisti musicali e non solo, dove il filo conduttore è più quello di voler dimostrare come vi sia una propensione endemica dell’essere umano a credere alle fake news, alle cospirazioni, al complotto universale ordito da chissà chi, piuttosto che in un’indagine oggettiva e approfondita sui tanti fatti misteriosi connessi al mondo musicale. Sicuramente un libro interessante, più per le curiosità, spesso sconosciute ai più, che per un’analisi rigorosa degli scenari che fanno da sottofondo ai molti misteri collegati agli artisti della musica, noti e meno noti.
Il libro è diviso in quattro parti, ognuna contenente molti capitoli, a loro volta dedicati a una persona, che non sempre però è un artista del mondo musicale, come per esempio L. Ron Hubbard, fondatore di Scientology, che con la musica aveva a che fare solamente perché fra le tante cose a un certo punto scriverà musica e testi dell’album “Mission Earth”. Alla fine di ogni capitolo si consiglia sempre un pezzo musicale, una sorta di colonna sonora collegata con quanto il capitolo illustra, il tutto per cinquecento pagine e oltre cinquanta casi esplorati sotto vari aspetti, con alcune deduzioni sociologiche effettivamente interessanti, che però in alcuni casi risultano semplicistiche, come quella che il potere non ama mai essere messo in discussione, oppure che si continui a credere agli Illuminati di Baviera e al loro attuale potere occulto nella politica internazionale perché questa cosa fa comodo al più grande oppositore dell’Illuminismo, la Chiesa Cattolica.
Insomma un libro che più che cercare di spiegare i misteri, le leggende e le cospirazioni collegate al mondo della musica moderna, vuole mostrare quanto siano diffuse le teorie del complotto e quanto le persone siano disposte a crederci grazie anche alla veicolazione via internet; in particolare il prologo della parte due, che non ha niente a che vedere con la musica, è tutto su questo tenore. Il filo conduttore individuabile nel libro appare essere non tanto quello della musica, quanto quello che le teorie complottiste e i misteri irrisolti, fra cui quelli connessi al mondo musicale, siano in realtà stimolati da una determinata parte politica per poter meglio manipolare le masse.
Al di là del fatto che le persone abbiano una certa propensione a voler credere quello che loro fa comodo, quanto sostenuto dall’autore, anche con riferimento a sondaggi la correttezza dei quali suscita forti dubbi (dodici milioni di abitanti USA crederebbero che il governo sia formato da rettiliani), è ben lungi dall’essere provato. Non convince che l’autore, per smontare le teorie complottiste, facilitate nella loro diffusione, come giustamente dice, dalla viralità di internet, e addebitarle a determinate parti politiche, usi esso stesso una miriade di siti internet come fonte, oltre ad alcuni libri di dubbia scientificità, come “Against the Fascist Creep” di Alexander Reid Ross (AK Press, 2017, editore-cooperativa specializzato in libri di anarchici).
Nel libro si trovano anche alcune affermazioni su una specifica parte politica italiana che lasciano trasparire un certo livore ideologico che si sarebbe dovuto lasciar da parte in un’opera di questo tipo, che promette di parlare di musica e misteri e non di politica. Comunque le storie citate sono tante, si passa da Stevie Wonder che non sarebbe cieco, ma ci vedrebbe benissimo, a Britney Spears che sarebbe in realtà un’agente della CIA incaricata di distrarre le masse per consentire a George W. Bush di combinare malefatte di tutti i tipi. Si va da Jovanotti, che apparterrebbe al gruppo Bilderberg e che partecipò realmente a uno dei Google Campus insieme ad altri quattrocento personalità del mondo politico, economico, scientifico, artistico, a Chris Cornell cantante dei Soundgarden, ucciso da una setta di pedofili che lui stava cercando di smascherare.
L’autore del libro cerca di spiegare in modo abbastanza approfondito ogni caso come, per esempio, quello dei Judas Priest, il gruppo musicale accusato di aver indotto al suicidio un ragazzo con un messaggio subliminale nascosto nella musica; per l’accusa all’interno di un pezzo sarebbero stato inseriti, con la tecnica del backmasking, vari messaggi, come “try suicide” e “let’s be dead”. In realtà il ragazzo era morto per aver giocato alla roulette russa dopo sei ore di alcol e droga insieme a un suo coetaneo ma il gruppo riuscì a provare la propria innocenza solo facendo ascoltare al contrario un pezzo di Frank Sinatra dimostrando che se si vuole è possibile rinvenire in ogni musica qualcosa di vagamente intellegibile come induzione al suicidio. Il credere a una storia di questo tipo era stato possibile grazie alle presupposte connessioni fra Heavy Metal e satanismo, dovute a un clima sociale particolare, nel quale il documentario “Devil Worship: Exponsing Satan’s Underground” (1988) aveva fatto la sua parte.
Insomma l’autore riesce a dimostrare, in questo come negli altri casi, come spesso le falsità possano divenire verità grazie a un clima che predispone le persone a credere, ed è sicuramente questo l’aspetto chiave del libro, anche se spesso sterzato in chiave politica, anziché mantenuto sul filone dell’indagine storica. Il termine paranoia, contenuto nel titolo, ricorre a pagina 358 dove si dice che “uno dei primi sintomi della paranoia è vedere tutte le tessere combaciare per confermare le proprie teorie”; in realtà avrebbe calzato meglio allo stesso titolo del libro la definizione classica, che è la tendenza a non fidarsi dell’altro, percepito come intenzionato negativamente, la tendenza a essere ingiustificatamente sospettosi e guardinghi. In questo modo l’autore avrebbe meglio giustificato tutta quell’opera di smontaggio delle varie teorie del complotto, connesse più o meno al mondo musicale, che va a compiere. Da notare che il libro contiene un capitolo su Nerone, che poco c’entra davvero con la musica, ma sicuramente c’entra con la paranoia.
In definitiva il libro è interessante perché mette insieme molte storie particolari e misteriose inerenti musicisti e cantanti, che hanno portato a pregiudizi e a credenze tanto illogiche quanto assurde, rileggendole alla luce della manipolazione oggi tanto più possibile con i social media; in questo senso, anche se non riferito alla musica, illuminante è il prologo della parte tre, dove l’autore fa ben comprendere l’enorme ruolo di Facebook e di altri social media nel distorcere la realtà dei fatti e in questo modo manipolare le masse, non solo su argomenti inerenti il mondo musicale.
Articolo di Sergio Bedessi