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Ernesto Assante “Verso le stelle”

Il grande critico musicale e giornalista ha creato questo volume come se fosse una playlist e, allo stesso tempo, il catalogo di una mostra

Ernesto Assante ci saluta con questa prima pubblicazione postuma, e cioè “Verso le stelle” (Gedi edizioni), uscito il 19 aprile in edicola. Un’edizione alla portata di tutti e tutte, perché si tratta di un libro divulgativo, nel senso nobile del termine. Il grande critico musicale e giornalista, scomparso alcuni mesi fa, ha creato questo volume come se fosse una playlist e, allo stesso tempo, il catalogo di una mostra. Questa la vera novità che caratterizza il volume. Non solo una playlist ragionata, ma anche la guida per muoversi fra 150 canzoni che, scrive Assante, possono, in qualche caso devono, far parte della vostra esistenza. Alcune sono canzoni che curano l’anima, altre stimolano il cervello, altre ancora colpiscono dritte il cuore, e qualcuna, infine, fa muovere le gambe.

Un grande catalogo per una mostra di canzoni, questo è il messaggio che Assante ci lascia. Un’ottima idea alla quale, confesso, ad oggi, non avevo mai pensato. In questi ultimi anni sono state realizzate mostre di gruppi, come quella dei CCCP a Modena, o quella dei Pink Floyd a Roma; sono uscite pubblicazioni dedicate a singole canzoni, oppure a generi musicali o a singoli artisti, ma la prospettiva messa in campo da Assante non è ancora stata affrontata. Sarà possibile mettere in mostra le canzoni per capire quali sono le storie, le vicende, i fatti, che le hanno ispirate? Un lavoro che Assante non realizza nel volume in questione, ma che di certo è contenuto nei possibili sviluppi di questo bel libro. Il taglio della pubblicazione resta alla superficie; solo di alcuni testi si narrano, velocemente, retroscena, più o meno noti, senza però scendere in profondità. Ne guadagna la lettura, ed è un bene, dato che ci sono testi di critica che, per eccesso di mania di completezza, risultano di difficile lettura. Questo, però, non era lo stile di Assante, e lo ha dimostrato anche nell’ultimo libro edito, e cioè la sua monografia dedicata a Lucio Battisti.

Così, in queste 377 pagine, ci si muove fra tante canzoni straniere, per la maggior parte inglesi e statunitensi; poche italiane, mentre altre esperienze musicali (Brasile e Francia, oltre al Belgio e Spagna, solo per dirne alcune) non vengono prese in considerazione. Assante, però, è chiaro nell’introduzione: la pretesa non è quella di essere esaustivo. Oppure, nel caso le si conosca, per riscoprirle, con qualche aneddoto, particolarità e dietro alle quinte. O semplicemente, come in alcuni casi, sono la descrizione dell’emozione che hanno suscitato nell’autore.

Allo stesso tempo emerge chiaro quello che Assante pensava. Il Rock è la musica dell’essenzialità. Pochi accordi, ben costruiti, con un giro che funziona. Ecco il segreto dei segreti, ed è un piacere leggerlo su brani iconici come “Back In Black” degli AC/DC, o “Smells Like Teen Spirt” dei Nirvana. Allo stesso tempo non mancano canzoni complesse, che Assante ama tanto quanto quelli essenziali. Il volume, infatti, si apre con “Heroes” di Bowie, testo la cui storia ha già fatto scrivere pagine e pagine di saggi. Anche su Dylan Assante non scherza, e ogni brano descritto viene analizzato come si compete a un Premio Nobel per la Letteratura. Fra quelli prese in esame ci sono anche “A Hard Rain’s A-Gonna Fall”, “George Jackson”, “Master of War”.

Sul fronte della musica italiana, le scelte non sono molte. Dal Guccini di “Vedi Cara”, ad “Azzurro” di Celentano, passando per “Lontano, Lontano” e l’immancabile Battisti con “Vento nel vento”. Le altre a voi scoprirle, con alcune perle. Vedrete.

Il campionario poi è vasto, e si toccano vari generi, da “Biko” di Gabriel, a “Bohemian Rhapsody” dei Queen; da “Starway To Heave” dei Led Zeppelin a “Lucky Man” degli Emerson, Lake & Palmer; da “Voodoo Chile” di Hendrix a “Start Me Up” dei Rolling Stones. In questo libro c’è dentro comunque gran parte della musica che conta, insomma. Non fate l’errore di fermarvi a riflettere su quello che manca. Non sarebbe corretto, anche perché c’è una bella premessa al volume, scritta appunto dallo stesso Assante, che dichiara tutti gli intenti del libro. Ma sia il museo, che prova a costruire un percorso dell’arte e la conserva per la memoria futura, sia una mostra, che offre il punto di vista di un “curatore” e illumina una particolare zona dell’arte stessa, vi danno la possibilità di vedere in maniera diversa cose che avete già visto o che conoscete, o di scoprire opere che non erano arrivate alla vostra attenzione fino a quel momento. È esattamente lo scopo di questo libro.

Per chiudere, vale la pena, più che concentrarsi su quello che non c’è, di valutare quello che c’è. Dato che si tratta di un catalogo, sul modello, si diceva, delle mostre d’arte, che hanno sempre un curatore che sceglie i quadri che mettono così in luce la sua particolare visione delle cose, così il libro di Assante propone alcune canzoni del tutto inattese. “È la pioggia che va” dei Rokes; oppure “Strage Game” di Mick Jagger, o “Make No Mistakes” di Keith Richards, sono davvero belle sorprese. Come d’altronde altre che, però, vi lascio scoprire. Il volume lo trovate in edicola, e la prima stampa è andata a ruba. Un buon segno, per la musica e per la critica musicale di qualità.

Articolo di Luca Cremonesi

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