C’era tanta attesa per questa Graphic Novel scritta da Giovanni Lindo Ferretti e disegnata da Michele Petrucci, uscita per Saldapress il 15 novembre. La storia è legata a Tancredi, “Tanno”, il cavallo prediletto dall’ex cantante dei C.S.I., storia che, qua e là, l’autore aveva raccontato in libri, interviste, conferenze e lavori da solista. Non solo, in questa pagine c’è anche in gioco il suo amore per i cavalli, anche questo reso noto, in diverse occasioni, dal cantore di Cerreto Alpi.
Michele Petrucci, uno dei disegnatori più importanti di questa nuova fase dotta del fumetto italiano, ha dato corpo e immagini a un racconto che è una confessione intima, la testimonianza cioè di una vita lontana dai riflettori. Che Ferretti abbia tagliato i ponti con un mondo dello showbiz che lo voleva, citando una sua nota canzone, megafono e amplificatore di contenuti dettati dal mercato e da un sistema spettacolo che, all’epoca, stava nascendo, è cosa nota. Che la sua passione per la montagna e la vita familiare lo abbiano portato a scelte, idee e letture del mondo che, in questi anni, hanno fatto discutere, è cosa altrettanto nota, trita, e sulla bocca di tutti. Questo “Tanno”, per chi ha voglia di leggere senza alcun paraocchi, fa finalmente chiarezza su alcuni spiragli di un’esistenza che è tutto fuorché banale e riducibile a schemi.
Ferretti se ne va dal mondo dello spettacolo e torna in un paese che, credo volutamente, viene qui rappresentato come vuoto, e cioè un mondo isolato che si allontana, per contrappasso, da una dimensione pubblica caotica, rumorosa e sempre più piena di gente. Le tavole di Petrucci restituiscono bene il silenzio che Ferretti ha ricercato e che è stato necessario per trovare un equilibrio fatto di natura, affetti e di rapporti con gli animali, in particolare modo i cavalli. La chiave di volta è tutta qua, e cioè in quel silenzio che domina tutte le tavole di questa graphic novel, che diventa così anche lo spin off del Ferretti post C.S.I. Soprattutto questo libro aiuta a capire anche quel grande mistero musicale che sono i PGR, progetto rimasto carsico e poco approfondito. Eppure, nel primo lavoro di quell’esperienza, si parlava propio del cavallo. Questi animali, poi, sono al centro di un progetto solista che ha visto Ferretti girare per alcune città offrendo uno spettacolo che era il racconto del suo modo di vedere questi nobili quadrupedi.
Il fumetto, poi, si avvicina molto alle atmosfere di “Amandoti”, testo intimo, come ha spiegato lo stesso Ferretti in “Óra. Difendi, conserva, prega” (la nostra recensione), perché qui, con queste tavole, si entra nella casa, negli affetti e nell’intimità di un personaggio che ha sempre fatto sapere poco o nulla del suo privato. In queste pagine se priva, e lo rende pubblico, mostrando ancora più la sua fragilità di uomo che vive immerso nelle sue contraddizioni. Significative sono anche le pagine di ritorno dalla Mongolia, e la tavola che racconta il passaggio nell’impero Russo ormai decadente. Per chi vuol capire, quella è una chiave di volta decisiva per leggere tutto quello che è venuto dopo.
Il rapporto con Tanno, dunque, è il racconto di un abbandono e della ricerca di una dimensione esistenziale nuova che, con la scomparsa dell’amato cavallo, chiamerà e imporrà di fare i conti con se stesso, con la vita e con quanto questa stava riservando all’uomo, più che all’artista. Petrucci, in queste tavole, dimostra tanto tatto quanto maestria nel lasciare dominanti i sentimenti che emergono, senza cioè sperimentare soluzioni grafiche che avrebbero distratto il lettore. Tutta la scelta stilista messa in campo sposa, dalla prima all’ultima pagina, questa intimità che Ferretti ha deciso di mettere a nudo, in modo del tutto inatteso, in un mezzo – il fumetto – che non era certo fra le modalità d’espressione che più si pensavano vicine al cantore reggiano.
Un’opera da leggere in silenzio, ascoltando parole e tavole, con colonna sonora “Bella gente d’Appennino, di madri e di famiglie”, per poi riprendere in mano “Bella gente d’Appennino”. In questo modo, dunque il quadro sarà completo, e ben chiaro. A questo punto, chi persevera in giudizi grossolani, è e sarà sempre in cattiva fede, perché quest’opera fa chiarezza nella vita intima e giù dal palco di un artista che è e resta una delle più belle teste pensanti che ci sono ancora in circolazione.
Articolo di Luca Cremonesi