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Il libretto rozzo dei CCCP e CSI

Il libretto Rozzo dei CCCP e CSI

Finalmente la ristampa di questo libro raro e costoso

Da quanto tempo lo si attendeva. Era ormai, questo volume dei testi dei CCCP e CSI, libro raro e costoso sul mercato del collezionismo e, soprattutto, oggetto del desiderio per molti. Un po’ perché la prima edizione Giunti aveva un cd con tre rarità, ed è questo che faceva la differenza con tutto il resto; un poco perché tutto quello che esce marchiato CCCP e CSI serve a tenere vivo il mito e il ricordo di una delle esperienze musicali più importanti dopo la stagione dei cantautori classici italiani.

“Il libretto Rozzo dei CCCP e CSI”, scritto a quattro mani da Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni, contiene i testi delle canzoni, ma anche riflessioni e parti inedite che caratterizzavano già il volume originale. La cosa viene mantenuta e la struttura si ripresenta fedele anche in questa nuova edizione per i tipi di GOG. Tuttavia, pur se la fattura è decisamente migliore di quella della prima edizione, questa ristampa nasce in un contesto particolare.

All’epoca, infatti, CCCP e CSI erano ancora attivi, soprattutto i secondi ovviamente. Si stavano trasformando, le liti erano all’orizzonte, ma di fatto la presenza nel panorama musicale italico c’era. Ora, invece, gli elementi – e cioè i musicisti che fecero l’impresa – sono dispersi ai quattro venti e, soprattutto, Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni neppure – dicono le cronache – si parlano più. Nella reunion targata Post-Csi, come è noto, Ferretti ha suggerito il nome, Zamboni ha preso in mano le redini ma senza la storica voce, sostituita da Angela Baraldi. Quindi, sapere dell’uscita di questa ristampa – mi sia concessa una citazione dal mondo di Star Wars – ha creato un turbamento nell’animo dei fans. E questi avevano ragione…

Ferretti e Zamboni non solo hanno collaborato – forse a distanza? – per scrivere una nuova prefazione al volume; ma hanno anche presentato il libro insieme, sullo stesso palco, a Roma il 5 luglio scorso. Evento davvero unico e, al momento, raro, andato sold out in pochissimi secondi.

Ecco, dunque, i pregi di questo volume che in sostanza ripercorre la strada della prima edizione. I testi delle canzoni sono organizzate non in modo cronologico ma seguendo fili rossi e narrazioni che si trovano all’interno dei testi dei CCCP prima e CSI poi. Quattro sezioni, Dalla cronaca al mito, Anime fiammeggianti, Musica da ballo per giovani proletari ed Emilia mia, è la scelta fatta per raccogliere tutte le canzoni delle due band. Ogni sezione ha la sua parte di spiegazioni alla maniera dei “CCCP e CSI”. Fin qui si tratta del lavoro che di fatto è la riproposta, fedele alla linea, di quanto uscito all’epoca.

La prima novità, invece, è la carta rossa che divide le quattro sezioni e introduce i testi di spiegazioni. Poi si arriva alla sostanza, i testi introduttivi, e cioè il primo lavoro che vede uniti, dopo due decenni (la rottura avvenne nel 2002), Zamboni e Ferretti. Questi, a loro volta, sono introdotti da uno scritto di Renzo Bonazzi, sindaco di Reggio Emilia, del 1998. Poi si arriva alla tanto attesa sorpresa, e cioè la doppia prefazione di Zamboni e Ferretti.

Che i due abbiano lavorato separati è chiaro ed evidente. Soprattutto da quel Zamboni scritto nel testo di Ferretti. Messo così, infatti, sembra il rimando che solitamente, nel mondo accademico, si riserva agli studiosi che si citano per questione di cortesia. Freddo, davvero. Fa capire che la frattura è pesante. Forse insanabile. Zamboni, nel suo testo, parla del presente e di quanto il loro lavoro abbia saputo predire ciò che sarebbe accaduto; Ferretti, per contro, scrive di un passato che è troppo presente e che non passa. Chi ha ragione? Da fan… Nessuno dei due.

Se davvero sono solo canzonette, allora non si capisce perché si debba ergere questo muro indistruttibile e che tutto contribuisce a irrobustire e non certo ad abbattere. Se, invece, come appare chiaro dal testo di Ferretti, la questione è strutturale, e non solo di intrattenimento musicale, non si capisce perché non si possa fare anali, auto-analisi, mea culpa (se serve) e andare oltre. Non solo perché li si vorrebbe rivedere sul palco. No, non è una questione solo di musica, appunto. Questi artisti hanno avuto e, dunque, hanno delle responsabilità in quanto persone del mondo dell’arte impegnate nella società. La loro è stata l’ultima grande esperienza artistica dove le sette note hanno saputo interpretare la realtà, dare un senso a ciò che accadeva e fornire possibili direzioni. Non di certo solo una terapia, come piace ripetere a Ferretti, ma un guardare il mondo con occhi critici. Di questo avevamo bisogno e, oggi, abbiamo ancora necessità.

Ecco perché rileggere i testi delle canzoni, organizzati in queste quattro sezioni, aiuta e capire che questo libretto Rozzo non è una minestra riscaldata, ma un’opera a se che può essere utile per capire chi eravamo e chi siamo ora. A tratti.
Da avere sul comodino.

Articolo di Luca Cremonesi

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