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“La mia storia suona il rock”

Il libro vi trasporterà sulle ali delle note e delle parole in un tempo e in un mondo lontani e vicini al tempo stesso.

Se siete amanti del viaggio e della musica, dovete leggere “La mia storia suona il rock” di Luca Pollini, pubblicato da Tempesta Editore, che già dalla prefazione di Carlo Massarini, vi trasporterà sulle ali delle note e delle parole in un tempo e in un mondo lontani e vicini al tempo stesso, un mondo fatto di suoni, mode, ricordi dagli anni ’60 fino a oggi.

Il libro ripercorre più di mezzo secolo di musica, ma non con l’intento di creare un trattato della stessa, come un argomento a compartimento stagno, allontanata dal suo contesto storico, sociologico e culturale. La forza del libro sta nell’abilità dell’autore di intrecciare la musica alla storia, alle mode, alle generazioni e perciò mutevole come esse, per assimilazione o per contrapposizione. Passando dalla radio e dai giradischi, ripercorrendo i sottofondi delle manifestazioni e i concerti in palasport, ricordando le musicassette, anche quelle doppiate, per arrivare ai cd-rom e allo smartphone come moderno sistema di fruizione dell’ascolto, Pollini omaggia tutta la musica intesa come colonna sonora della propria vita e linguaggio universale che tutti possono comprendere.

Tuttavia, come già accennato, il libro non è uno sterile trattato con liste di nomi e date di artisti o dischi famosi, bensì è un intrufolarsi tra le pieghe della società e dei suoi cambiamenti che i libri di storia non riescono a riportare. Vedere la nascita del rock come una nuova consapevolezza giovanile, di una generazione che voleva essere protagonista della propria vita e non solo subalterna a quella precedente, un desiderio che pervadeva anche la moda, la letteratura, l’arte e la vita in generale, perché tutto è sempre interconnesso.

Le canzoni di protesta che esprimevano in poche note e parole l’ideologia e il senso di appartenenza a qualcosa che andasse oltre l’individualità, la musica che nel tempo diventa momento di aggregazione e un modo di comunicare diverso, che segue oppure anticipa la sperimentazione, che negli anni cambia per diventare meno rivoluzione e più industria, ne segue le logiche, i trend fino a diventare, ai giorni nostri, lo specchio di una società più veloce e frenetica, ma anche liquida e in alcuni casi intangibile come i file digitali oppure lo streaming.

Tutto questo, Luca Pollini ce lo racconta non come un osservatore esterno a tratti storico oppure sociologo, bensì come persona qualunque che, come noi, fa emergere dalle nebbie della memoria episodi legati alla musica, ricordi, eventi dando nuova vita alle emozioni e alle sensazioni che hanno suscitato quelle stesse note. Questa umanità narrativa contrapposta alla ricchezza del contenuto rende il libro un percorso da gustare a ogni passo con un amico che ci incanta con i suoi racconti. L’unico difetto? L’ultima pagina, perché finisce quando tu vorresti ancora continuare.

Articolo di Alma Marlia

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