Venticinque anni di MEI, il Meeting etichette Indipendenti che si svolge a Faenza, di cui Rock Nation è stato media-partner nella passata edizione, hanno sfornato, è proprio il caso di dire, numerosi artisti di assoluto rilievo nel nostro belpaese. Centinaia e centinaia di dischi, concerti, eventi, conferenze stampa, interviste, incontri, chiacchiere, strette di mano più o meno importanti, e un libro, Polaris edizioni, che ne celebra i protagonisti e li ricorda in un modo molto originale, abbinandoli a piatti della nostra tradizione culinaria.
Che siamo un popolo votato al cibo è evidente, se sei italiano e ci nasci, lo sai e basta. Lo capisci già dopo pochi mesi di vita: il cibo qui da noi è una cosa davvero seria, specie se hai la fortuna di avere madri, nonne e zie che ti allevano ognuna con la ricetta segreta del proprio sugo o della pasta tirata a mano. O del mitico dolce della domenica.
Anche Francesca Amodio ce lo ricorda piacevolmente e cosi fanno i 25 protagonisti del suo libro, ciascuno dopo una deliziosa paginetta introduttiva, che l’autrice ci propone con l’artista di turno abbinato a un piatto tipico che glielo ricorda, per le sue analogie a questa o quella pietanza, a questa o quell’altra ricetta. Ecco quindi che Paolo Benvegnù è un brasato al Pinot nero, Fulminacci una pizza alla marinara, “un piatto sincero che non mente”, esattamente come la sua musica, i La Crus una crema alla catalana, Petra Magoni un branzino all’acqua pazza e così via.
Per contro, ognuno dei 25 protagonisti ci regala a sua volta un episodio di vita musicale-culinaria, o degli aneddoti conditi di ricordi e di struggente sincerità, ricordando luoghi, paesi, persone e personaggi sparsi nel tempo dei venticinque anni trascorsi, spalmati lungo i kilometri della penisola più famosa del mondo a bordo di van che li conducevano da un posto all’altro durante i loro tour o le loro sessioni di registrazione.
Il tutto è annaffiato qua e là da riflessioni e considerazioni sul difficilissimo e ancora presente periodo di quarantena e lockdown, con la costante attenzione degli artisti ad aspetti significativi che li hanno accompagnati in tutti questi mesi.
In evidenza, all’inizio, la bella prefazione di Omar Pedrini (qui la nostra intervista) che elogia Francesca per il lavoro svolto, il MEI e la buona tavola, a partire dalle piadine. Curioso ma molto interessante, il libro si chiude con una sezione denominata “Itinerario gastromusicale” vera e propria guida ai luoghi che si incontrano nei racconti, con tanto di indirizzi, recapiti telefonici, descrizione del locale ed elenco delle specialità della casa.
Francesca si è dimostrata una scrittrice brillante, fuori dal coro, così come gli artisti che ha selezionato per la stesura del libro e, una storia dopo l’altra, si è assolutamente conquistata il titolo di “Sommelier musicale”, riuscendo nell’impresa di abbinare due delle nostre culture più importanti e famose: il cibo e la musica.
Intervista a Francesca Amodio
Un libro con uno stile ricco e vivace, hai fatto interviste dove i musicisti raccontano il loro rapporto tra musica e cibo; già l’aggettivo gastromusicale è tutto un programma! Com’è nata l’idea di questo lavoro?
Quest’anno il MEI ha fatto le nozze d’argento, un traguardo che era assolutamente da festeggiare. Io scrivo per il MEI ormai da parecchi anni, e ho ricevuto in un pomeriggio uggioso una telefonata di Giordano Sangiorgi che mi diceva che aveva pensato a me per scrivere un libro sul compleanno del MEI. Il focus è stato subito pienamente condiviso, ovvero ci sembrava pleonastico fare una storiografia analitica del MEI tipo in quell’anno ha suonato tizio, ha cantato caio… tutto questo c’è già in rete, inutile fare un’esposizione dell’archivio; meglio dare la parola a chi la storia del MEI l’ha fatta, più diversi outsider.
Il “la” è stato questo, e il legame con il cibo ci è venuto spontaneo, trovandoci a Faenza, impossibile non parlare di osterie e buon mangiare, ed è anche impossibile slegare la tematica del tour e del viaggio alla gastronomia. Il musicista suona bene quando mangia bene; da qui è partito il discorso sociologico e antropologico, che cosa vuole dire condividere il cibo.
Si può dire che il mantra “Sesso, droga & Rock’n’Roll” in Italia sia diventato “Cibo, vino & Rock’n’Roll”?
Assolutamente!
La prefazione è di Omar Pedrini, e non a caso. Lui è conosciuto anche per il suo coinvolgimento nel mondo dell’enogastronomia, e ha presentato con te il libro sul palco a Faenza. Che dice Omar dell’argomento?
Ti svelo un aneddoto in esclusiva: Omar doveva essere uno dei 25 musicista intervistati, poi è uscito fuori che avrebbe avuto più senso che lui raccontasse il MEI non di oggi, ma degli anni Novanta, quando lui c’era. Il MEI nasce nel 1995 e lui era presente con i Timoria, quindi solo lui poteva raccontarmi quegli anni, un periodo davvero felice per la musica rock italiana e cantata in italiano.
Nonostante sia un libro nato festeggiare un compleanno, trovo che sia un volume curatissimo, con immagini stupende e significative. Vorrei mettere l’accento sulla tua scrittura, ricca e vivace. Ma cos’è per te la musica, il MEI, e la musica al MEI, come giornalista e appassionata?
Io sono una sentimentale, per me la musica è catarsi e un processo di identificazione molto forte. Io sto soffrendo moltissimo l’assenza della musica dal vivo, che secondo me più è la forma più vera di questa arte. Tanto di cappello a chi si sta mobilitando per fare concerti in streaming, ma essere a un concerto dal vero è un’esperienza insostituibile, è un’esperienza umana, sensoriale, liberatoria.
Se mi chiedi a quale genere mi sento più vicina, io non trovo risposta, io provo attrazione per la scrittura musicale, la capacità di sintesi, do molta importanza alle parole e alla composizione anche musicale. Lo stato attuale della musica mi intristisce dal punto di vista emozionale e politica, sono delusa e amareggiata da come sono trattati i lavoratori dello spettacolo, come fossero appartenenti a famiglie di serie B.
25 storie narrate da 25 artisti o band; ogni storia ha però una tua introduzione, che si può proprio dire “gustosa”; paragoni l’artista a una particolare ricetta, e sono tutte ricette piuttosto complessa! Tu sei una gran gourmet, devi ammetterlo!
L’altra iperbole di questo libro è che raramente ho scritto di vino ma spesso di ricette, ma io non cucino, sono una cuoca negata, ma sono una gran mangiatrice e viaggiatrice. Nei viaggi che ho fatto, lontani e vicini, ho sempre trovato che il menù di un luogo sia la sua carta di identità. Nelle introduzioni ho cercato dunque anche di far conoscere la storia di un piatto. Mi è piaciuto paragonare il musicista e la sua arte a una ricetta ma anche alla consistenza del cibo e alla sua provenienza e tradizione.
Oltre a raccontare storie gli artisti raccontano anche del loro ristorante del cuore, non necessariamente della propria terra, ma spesso legato ai loro tour. Tu nei hai fatto, in fondo al libro, un itinerario gastronomico che si può seguire per scoprire locali genuini. Mi ha colpito che nessuno dei 25 artisti intervistati menziona locali famosi e blasonati, piuttosto osterie del vicoletto. Quindi un itinerario particolare…
Noi non abbiamo messo nessun paletto agli artisti, è venuto naturale che parlassero di luoghi casalinghi, come se andassero a mangiare nella sala da pranzo di casa. Quando un musicista va in tour è un po’ ostaggio di una dicotomia: il tour è la massima aspirazione, ovvero portare in giro le tue canzoni, ma al tempo stesso è un allontanamento da casa e dalle proprie sicurezze. La cucina è un trait d’union, permette loro di ricercare la famiglia quando non c’è, e la tavola è famiglia. Nessuno è legato a un tramezzino, ma a ricordi della propria tradizione, ai pranzi della domenica. La convivialità è calma, serenità, e il musicista lo ricerca durante le tournée.
È stato difficile scegliere solo 25 storie e 25 artisti tra le centinaia che hanno partecipato al MEI in tutti questi anni? Ci sarà un volume 2?
È stato difficilissimo e facilissimo al tempo stesso. Difficilissimo per quello ha che detto tu, la scelta vastissima; facilissimo perché avevo chiaro il focus, e volevo voci fuori dal coro. Non ho avuto paletti di alcun tipo, a parte scegliere artisti che non sono schiavi delle logiche del mercato; volevo persone nelle quali mi potevo riconoscere, io sono una che ascolta quello che le piace, non dipendo dai numeri delle visualizzazioni.
Molti di questi 25 artisti nei loro racconti hanno sentito il bisogno di parlare della pandemia e del momento che stiamo vivendo; avete deciso di non tagliare queste parti…
No, assolutamente. Non tutti l’hanno fatto, ma il libro è figlio della quarantena. Pensa che molti degli appuntamenti che avevo preso poco prima dell’inizio del lockdown, sono poi avvenuti solo via messaggistica e telefonate. Fotografa un momento particolare anche nella storia della musica. Ci sono artisti che ne hanno parlato, hanno fatto concerti da casa, campagne, e chi si è ritirato in se stesso, riappropriandosi del tempo.
Recensione di Alessio Pagnini, intervista di Francesca Cecconi
Francesca Amodio – Romana, classe 1991, è una scrittrice musicale freelance. Dopo la laurea in Lettere Moderne, la specializzazione in Editoria e Scrittura ed un master in Giornalismo e Comunicazione, scrive per L’Unità, Il Tiburno, Rockit, Qube Music, Just Kids Magazine, Oca Nera Rock, Il Quorum, Popcorn Tv, Musica Intorno, Funweek e La Nostra Tv. È stata addetta stampa della galleria d’arte “Margutta9” di Roma, del festival musicale “Nessun Dorma” di Guidonia, giurata del festival cinematografico di Palombara Sabina, del Tour Music Fest, del contest “Just Push Play” di Metropolitan Magazine e del Premio Incanto. Ha co-condotto alcune puntate della trasmissione “Indieland” di Simone Mercurio su Radio Città Futura. Ha presentato il secondo disco solista di Appino (The Zen Circus) presso La Feltrinelli –Appia di Roma. Attualmente collabora con OAPlus, cura una rubrica di recensioni di dischi per il M.E.I. – Meeting Etichette Indipendenti e scrive live report di concerti per Musica Dal Palco. Fa parte della giuria del Premio Tenco. È insegnante di lettere, educatrice e tutor didattico specializzato in B.E.S. e D.S.A. Per la casa editrice Polaris ha scritto “L’Osteria del Palco – Storie gastromusicali di musicisti on the road”.