Il Principe si racconta, e lo fa con una pubblicazione che è un bell’oggetto, nel suo insieme. Allegato al libro ci sono due cd, uno con le sue interpretazioni di brani di Battisti, l’altro avremo modo di trattarlo più avanti. Stiamo parlando del volume scritto da Maurizio Vandelli, il leader dell’Equipe 84. In poche parole, l’essenza stessa del beat italiano. “Emozioni Garantite”, libro uscito per Azzurra Music, è di fatto una lunga intervista che Massimo Cotto, giornalista di razza, ha realizzato con il musicista. Figlio di alcune conversazioni genuine, non ritoccate, e lasciate nella sua forma dialogica, il libro perde in rigore, ma ne guadagna in leggibilità. Una bella scelta, capace di condensare il carattere emiliano dell’artista, il suo modo d’essere, e quello che tutti gli riconoscono: l’ironia. Un libro che meritava anche di più, in termini di pagine, perché la vita di Vandelli deve essere stata davvero bella, come lui stesso più volte tende a ribadire.
Invece si tratta di un volume dalla lettura veloce, che ha il pregio di aprire uno squarcio sull’esistenza di un grande artista italiano. Non solo per quanto realizzato, ma anche per quello che ha fatto per gli altri. Una vicenda su tutte: aver portato Lucio Battisti alla Ricordi. Nel libro il fatto viene spiegato bene, con molti dettagli, chiarendo un equivoco che in molti hanno alimentato, mal interpretando, negli anni passati, le parole dello stesso Vandelli. Non ho scoperto Battisti, semplicemente – si fa per dire – rivendico il fatto di averlo portato io in Ricordi. Non è una questione di poco conto, perché questa indicazione ha avvicinato Battisti a Mogol. In tempi nei quali questo binomio è sotto scacco, le parole di Vandelli sono preziose. In sintesi, per l’autore, i due si completavano. Una diade che ha funzionato bene fino al massimo possibile. Poi i due si sono dovuti separare. Qui la storia finisce, e anche il racconto di Vandelli. Nessuna parola sul Battisti post-Mogol. Materia delicata, lo sappiamo tutti. Speravo, data la sua autorità, che potesse dirne qualcosa.
In generale, però, sulla vicenda Battisti, il volume si sofferma molto, come sull’incontro con i Beatles. Simpatico davvero il passaggio nel quale Vandelli racconta una gaffe fatta con uno dei Fab Four. Il tutto a discapito, però, della storia, di sicuro più interessante, dell’Equipe 84. Una band che ha cambiato davvero il destino della canzone e della musica italiana.
Altro tema centrale del volume è il funzionamento del mondo musicale di quegli anni. Un tempo la musica non era blindata come oggi. Non c’erano major e non c’erano strutture ben definite. Erano semplicemente anni pionieristici, su tutti i fronti, anche su quello dello showbiz. Vandelli, da questo punto di vista, fa bene a ricordare che, per quanto prodotto, suonato e messo in circolo, la band e i suoi componenti avrebbero meritato di più. Si tratta di denaro, e Vandelli fa capire che quel mondo era giovane, sotto tutti i punti di vista. Non però sul fronte del riconoscimento economico. Qui la storia è vecchia come il Mondo: sfruttati e sfruttatori insomma. Anche il nascente universo musicale italiano era attraversato, già all’epoca, da persone capaci di spremere all’osso una generazione che ha saputo fare la differenza, aprendo la strada a sonorità che avrebbero creato il mondo dei cantautori della Golden Age e, a seguire, del rock all’italiana. Così, fra aneddoti divertenti, fra i quali quelli con Zucchero, amico fraterno del Nostro, e avventure amorose importanti, come quella con la modella che diventerà poi compagna di Brian Jones e, a seguire, di Keith Richards, Vandelli si racconta, rendendo pubblica una piccola parte della sua vita.
Un libro che resta una bella conversazione, a voce alta, poi sbobinata e messa su volumetto incastrato fra due cd. Uno, bello davvero, è una sintesi della musica di Battisti reinterpretato da Vandelli. Il secondo, ahimè, è un cd karaoke. Personalmente, e paleso un mio limite, il karaoke andrebbe messo fuori legge. Sarà che sono cresciuto con la trasmissione di Fiorello, una Corrida dove però, democraticamente, ognuno poteva cantare senza arte ne parte. Una situazione infernale, terribile. Quando compare la parola karaoke, rivedo e risento orribili versioni di “Albachiara”, “29 Settembre”, “Volare”, “Azzurro” e così via… Sarà che ho negli occhi e nelle orecchie villeggianti della Romagna, con passeggino al seguito, cono gelato in mano e, appunto, karaoke sullo sfondo. Questo secondo cd, insomma, poteva essere tranquillamente supplito da una bella compilation dell’Equipe 84. Cosa che però penso risultasse molto costosa, per la casa editrice del volume.
In conclusione, ve ne consiglio comunque lettura e acquisto. In primis perché Azzurra Music produce cose di grande qualità, poi perché Vandelli è un gigante, e di parole ne usa poche: ama la musica, cantare e restare in giro. Non si sente sulle spalle, lo dichiara nel libro, i suoi quasi 80 anni. Quindi, prima di trovare un’altra sua confessione, ci vorranno altri 80 anni. Tutti da dedicare, come questi, alla musica, sempre con i risultati che ha saputo realizzare. Emozioni garantite, come recita il titolo, che fanno però capire come anche un gigante come Massimo Cotto non sia riuscito a strappare di più al Principe Vandelli. Questo conferma che si tratta di un osso duro, per davvero. Facciamo tesoro di queste sue parole, in attesa, magari, di un bel volume nel quale Vandelli racconti, nel dettaglio, tutta la sua lunga e affascinate carriera.
Articolo di Luca Cremonesi