Conduttore radiofonico, produttore discografico, giornalista e scrittore, in altre parole Renato Marengo. Classe ’43, anche se non li dimostra, Marengo, con la collaborazione di Tempesta Editore e la prefazione del musicologo Renzo Cresti, ha pubblicato “Napule’s Power”, un libro o meglio un racconto su uno dei movimenti musicali più importanti d’Italia, che partiva da Napoli per raccogliere poi suggestioni e sonorità di tutto il Sud per portarle all’attenzione dell’intero mondo culturale.
Il libro non è un monologo con l’intento di spiegare un fenomeno culturale riducendolo a semplice fatto storico, bensì è un’opera a più voci che coinvolgono il lettore in una scena musicale viva attraverso racconti, esami e ricordi che richiamano quanto accaduto a Napoli a partire dagli anni Settanta. Una città che in quel periodo stava cambiando, con artisti che conoscevano bene le proprie radici ma contemporanemente guardavano al futuro e al panorama musicale internazionale che a sua volta ricambiava l’attenzione.
I musicisti avevano origini e formazioni diverse: alcuni allevati dalla musica ascoltata in strada che alle canzoni popolari accostava gli echi ancora presenti del Rock‘n’Roll e Jazz americani, altri musicalmente cresciuti all’interno del conservatorio di San Pietro a Maiella, ma tutti uniti dalla voglia di trasmettere bellezza ed emozioni a chi avesse voluto ascoltarli.
Con l’espressione “Napule’s Power” si racchiude il passaporto musicale di una città da sempre stata crocevia di civiltà e di incontro di stimoli diversi divenuti parte integrante della sua cultura e riproposti, con nuovi colori, attraverso gli artisti che sono arrivati al successo a partire dagli anni Settanta e Ottanta per diventare nel tempo punti di riferimento di intere generazioni di musicisti e ascoltatori.
Così, mentre scorriamo le pagine, respiriamo l’energia e la creatività di musicisti come Edoardo Bennato, Tullio De Piscopo, Teresa De Sio, Enzo Avitabile, Eugenio Bennato, NCCP, Napoli Centrale, Peppe Servillo e Avion Travel, Concetta Barra, Pino Daniele e molti altri che hanno contribuito a far uscire la musica napoletana dai suoi confini geografici e sociali per renderla protagonista del panorama artistico internazionale abbracciandone gli stimoli ma imponendogli anche la propria identità culturale.
Tuttavia, non dobbiamo pensare che “Napule’s Power” sia solo un viaggio nel passato attraverso le voci di chi lo ha visto e vissuto, perché offre anche vari spunti di riflessione sul presente della musica e del suo futuro in relazione alle nuove tecnologie più fluide e veloci che permettono una diffusione culturale più ampia e immediata rispetto a prima: un’onda non da contrastare, ma da calvacare evitando di cedere, però, la standardizzazione e l’omologazione per mantenere vive le proprie peculiarità.
Un altro aspetto che amiamo di questo libro è la scelta di far parlare molti dei protagonisti di questa rivoluzione musicale senza alcun filtro, raccogliendo aneddoti, ricordi, interviste, descrizioni e racconti mantenuti il più possibile nella loro espressione originale così come un libro di natura polifonica dovrebbe fare. Marengo parla e fa parlare, mentre “Napule’s Power” con il suo stile apparentemente discontinuo, in realtà apre al lettore la varietà di ciò che ha fatto nascere e rendere importante un movimento artistico che di questa stessa varietà ha fatto proprio la sua ricchezza e il suo segno distintivo.
Le voci che raccontano si allontanano, si avvicinano, a volte si intrecciano fino anche a sovrapporsi e a dare dello stesso evento più punti di vista, rendendo così il libro più vivo e reale, quasi un confronto di un gruppo di amici che, ognuno a suo modo, ti racconta la sua versione della storia, piuttosto che un manuale didattico a una sola voce che, per quanto esperta, priverebbe il lettore di quella sensazione di coralità che è caratteristica del movimento stesso.
Articolo di Alma Marlia