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Tom Beaujour e Richard Bienstock “Nothing but a Good Time”

Un libro che ci porta tra i protagonisti della convulsa scena hard rock americana degli anni ’80 e ‘90

Inutile cercare un solo filo conduttore. Come in una mostra di quadri di autori diversi, facenti parte di una specifica corrente artistica, si può ricostruire la motivazione generale, si possono evidenziare gli elementi di comunanza, il contesto storico ma sono i dettagli, le differenze, le piccole o grandi storie e gli aneddoti che rendono ciascuna opera interessante e unica.

“Nothing but a Good Time”, scritto da Tom Beaujour e Richard Bienstock con un’appassionata prefazione di Corey Taylor, edito per la casa editrice Il Castello, è un libro che racconta le molte storie e aneddoti del movimento Hair Metal degli anni ’80 e ’90 attraverso le esperienze di coloro che lo hanno vissuto in prima persona. L’autore Tom Beaujour e il coautore Richard Bienstock ci conducono in un viaggio attraverso il tempo, rivivendo i momenti salienti di questo fenomeno culturale che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica rock.

Il libro è pieno di interviste esclusive (oltre 200) e di racconti di alcuni dei personaggi più rappresentativi del genere, tra cui membri delle band come Poison, Guns N’ Roses, Bon Jovi, Skid Row e Mötley Crüe. Beaujour e Bienstock sanno come far emergere la personalità e il carattere di ciascun artista, portando alla luce non solo le loro storie di successo, ma anche le sfide e le difficoltà che hanno dovuto affrontare lungo la strada. Non solo musicisti ma anche fotografi, attori, grafici, giornalisti, designer, agenti, produttori, proprietari di locali ci offrono i loro ricordi senza filtro e contribuiscono a rendere vivi e graffianti i racconti di notti di musica ed eccessi.

“Nothing but a Good Time” non cerca di spiegare o interpretare il fenomeno del Hair Metal (o Glam Metal se preferite) ma di creare un racconto di voci, quasi tutte fuori dal coro, di una stagione musicale eccessiva e colorata. Il Glam Metal, appunto: capelli cotonati, vestiti di scena e gel incendiario sugli stivali. Tante storie che s’intrecciano: chi ce l’ha fatta e chi no, partendo dai locali sul Sunset Strip di Los Angeles dove gli artisti si esibivano in club notturni come il Whisky a Go Go, il Roxy e il Troubadour. Oppure a New York City, Chicago, San Francisco e Boston.

In Canada, le città di Toronto e Vancouver furono importanti centri dell’Hair Metal, mentre nel Regno Unito la scena si concentrò principalmente a Londra. Tra le band più importanti di cui si parla ci sono: Poison, Guns N’ Roses, Bon Jovi, Skid Row, Mötley Crüe, Whitesnake, Van Halen, Def Leppard, Warrant, Cinderella, Ratt e Twisted Sister. Queste band hanno rappresentato il cuore del movimento Hair Metal, con la loro musica melodica, i loro testi sfrontati e la loro immagine provocante e glamour. Alcune hanno avuto un successo particolarmente grande rispetto alle altre. Ad esempio, Bon Jovi è stata una delle band di maggior successo degli anni ’80 e ’90, con hit come “Livin’ on a Prayer” e “It’s My Life”. I Guns N’ Roses hanno avuto un enorme impatto sulla scena rock con il loro album di debutto “Appetite for Destruction”, mentre i Mötley Crüe hanno venduto oltre 100 milioni di dischi in tutto il mondo. Anche i Def Leppard hanno avuto un grande successo con l’album “Hysteria”, mentre i Poison hanno raggiunto la vetta delle classifiche con il loro album “Open Up and Say… Ahh!”.

Tra le band descritte in “Nothing but a Good Time”, alcune hanno iniziato la loro attività prima delle altre. Ad esempio, i Twisted Sister e i Van Halen sono stati fondati nei primi anni ’70, mentre i Whitesnake hanno iniziato la loro attività nel 1978. Tuttavia, il successo commerciale di queste band è arrivato in un secondo momento, negli anni ’80. I Def Leppard sono stati tra i primi ad avere un grande successo globale. Il loro album “Pyromania”, uscito nel 1983, ha venduto oltre 10 milioni di copie solo negli Stati Uniti. Tuttavia, va detto che molte delle band del movimento Hair Metal sono emerse contemporaneamente alla fine degli anni ’70 e all’inizio degli anni ’80, e il successo di ciascuna band è stato determinato da molti fattori diversi.

Ci sono molte curiosità interessanti nel libro, come i dietro le quinte delle produzioni di dischi, i tour e gli episodi controversi che hanno scosso la scena musicale. Tuttavia, ciò che rende questo libro così speciale è la passione e l’amore che i suoi autori nutrono per la musica. La loro narrazione è carica di energia e di entusiasmo, e ci trasporta in un’epoca in cui la musica rock era al suo apice.

“Nothing but a Good Time” è un libro che combina con successo la passione per la musica con una prospettiva più ampia sulla cultura e sulla società dell’epoca.  Il libro, infatti, non si limita a descrivere la musica e le band del movimento Hair Metal, ma allarga la prospettiva ad altri media e aspetti della cultura pop. Ad esempio, Beaujour e Bienstock parlano dell’influenza della televisione e della moda sulle band e sul pubblico, e di come la cultura popolare abbia contribuito a plasmare l’immagine del genere.

Ci sono riflessioni intriganti sui cambiamenti sociali che stavano avvenendo durante quegli anni, e su come la musica rock abbia reagito a questi cambiamenti. Ad esempio, il libro esplora il ruolo della musica come mezzo di espressione e di protesta contro l’establishment, e come il movimento Hair Metal abbia cercato di ribellarsi alla cultura dominante attraverso la sua musica e la sua immagine.

Per prima cosa, la più evidente, abbracciando un’immagine più glamour e sofisticata, con musicisti che curavano particolarmente il loro aspetto fisico e vestivano con abiti appariscenti e luccicanti. Il look e l’immagine erano molto diversi dalla moda predominante dell’epoca, proveniente dalla cultura rock ‘n’ roll degli anni ’70. Gli artisti indossavano abiti e trucco elaborati, capelli lunghi, spesso arricciati e cotonati. Questo stile era in netto contrasto con la moda punk, che aveva un look più “sporco” e “alternativo”, e con la moda pop, che tendeva ad essere più sobria e minimalista. In particolare, era forte la contrapposizione con la cultura punk che, negli anni ’70, aveva cercato di rifiutare la cultura mainstream attraverso un’attitudine anti-establishment e anti-autorità. Il Glamour Metal abbracciava un approccio più positivo e ottimista alla vita, che celebrava l’eccesso, la libertà sessuale e la fiducia in sé stessi.

E poi c’era la musica: i brani dell’Hair Metal erano caratterizzati da riff di chitarra pesanti, soli di chitarra virtuosi e testi che parlavano spesso di sesso, droghe e rock and roll. Questo era in contrasto con la musica pop dell’epoca, caratterizzata da artisti come Madonna e Michael Jackson che tendevano a proporre testi più leggeri e melodie orecchiabili, e con la musica punk, che era più politicizzata e impegnata.  Mentre gli artisti pop enfatizzavano l’immagine e la coreografia, l’Hair Metal si concentrava sulla virtuosità musicale e sulla capacità di suonare strumenti come la chitarra e la batteria. C’era poi l’atteggiamento degli artisti stessi che erano spesso visti come “ribelli”, con una forte attitudine rock and roll e una reputazione di eccessi e trasgressioni.

In sintesi, il Glamour Metal si opponeva alla cultura dominante degli anni ’80 attraverso la sua immagine glamour, il suo approccio positivo alla vita e la sua enfasi sulla virtuosità musicale. Tutto questo ha avuto un impatto significativo sulla cultura popolare dell’epoca, influenzando molti altri generi musicali e diventando un simbolo della cultura degli anni ’80. Gli autori ci offrono poi, senza ragionamenti sofisticati o scontati, la cruda realtà della natura effimera del successo musicale e sulle difficoltà che le band devono affrontare per rimanere rilevanti nel tempo. Le vicende di band come Poison, Guns N’ Roses, Bon Jovi, Skid Row e Mötley Crüe mostrano come il successo può essere fugace e come i musicisti debbano essere capaci di evolversi e di adattarsi ai cambiamenti della cultura e della società.

Non c’è dubbio che questo libro farà rivivere ai fan del genere i momenti d’oro dell’era Hair Metal. Ma anche per coloro che non conoscono molto la scena, questo libro offre un’ottima introduzione alla cultura rock degli anni ’80 e ’90, e un’occasione per scoprirne alcuni dei personaggi più iconici. D’altra parte, “Nothing but a Good Time” non è solo un libro per nostalgici del passato, ma anche una testimonianza della forza e dell’importanza della musica rock come fenomeno culturale. Rock che ha il potere di connettere le persone e di influenzare la cultura in modi profondi e significativi, e questo libro ci ricorda di quanto sia importante il ruolo della musica nella nostra vita.

Consiglio vivamente questo libro a tutti coloro che amano la musica rock e vogliono conoscere meglio la storia di questo movimento iconico: è ben scritto e facile da leggere, grazie allo stile narrativo coinvolgente di Beaujour e Bienstock. La loro passione per la musica è evidente in ogni pagina, e il loro entusiasmo contagia il lettore, facendolo sentire parte della scena musicale degli anni ’80 e ’90.

Articolo di Mario Molinari

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