“Viaggio senza vento” non è solo uno degli album rock più importanti degli anni ’90, ma anche un graphic novel che, nel corso del 2025, dovrebbe uscire finalmente sul mercato. Nel mentre, i tre autori, e cioè Omar Pedrini, Andrea Guglielmino e Andrea Manfrini, hanno anticipato il volume con uno spillato, presentato a Lucca Comics nel novembre 2024, che è il preambolo alla vicenda di Joe, il protagonista dell’album pubblicato il 12 ottobre 1993.
Nel mondo dei comics è prassi far uscire un numero zero, destinato poi a diventare oggetto di culto, che apre le danze e anticipa il volume, o la serie a fumetti, che ne farà seguito. Un pilota, per usare un linguaggio televisivo, che permette di comprendere quale sia la direzione che verrà presa dagli autori. In questo caso, le edizioni Senza Vento, piccola casa editrice legata al mondo Timoria, hanno realizzato un volume spillato, numerato, dunque una tiratura limitata (che si aggira sulle 200 copie), dove si racconta l’inizio della storia, e si anticipano i temi del racconto a fumetti che narrerà le vicende del personaggio protagonista di un’opera musicale che ha fatto epoca.
In apertura del volumetto, edito dunque in formato Marvel, ci sono tre testi: di Pedrini, orchestratore e autore di quell’opera, a seguire quello di Andrea Guglielmino, autore dei testi, e infine quello di Andrea Manfrini, disegnatore del volume. Su quest’ultimo, mi voglio soffermare, in attesa del prodotto finale, per valutare il lavoro di Guglielmino, senza scordare che di Pedrini sappiamo già molto.
L’opera nasce non come fumetto seriale, ma come comics, o meglio, come graphic novel, e cioè un romanzo a fumetti. Il disegno è dunque indispensabile per entrare nel vivo di quest’opera. Due cose colpiscono il lettore di fumetti che, date le premesse, può essere contento di quest’opera. In primis, la scelta del grande formato, che paga sempre, anche perché i disegni sono un ottimo banco nero che riporta i lettori attenti ai fumetti che si pubblicavano negli anni ’90.
In particolar modo, ed è il secondo pregio di quest’opera, il rimando a un mondo, quello del compianto Ade Capone e della sua creazione editoriale, la Liberty Edizioni. Una casa editrice totalmente indipendente, che pubblicò con grande coraggio, fra gli altri, il primo fumetto dedicato agli 883 (merce rara, e oggi, in pieno revival, dimenticata da tutti). Ecco, quel tratto carico e ricco di nero, con sfumature e retinature, ma sempre ben definito, mai caotico, e pervaso da tanto realismo, con pochi spigoli e senza rimandi alla cultura imperante del made in Japan, è lo stile e il marchio di fabbrica che si è deciso di adottare per quest’opera.
Come dichiara Pedrini nell’introduzione, si è trattato di mettere in immagini una storia figlia di una stagione, quella degli anni ’90, dove la generazione X era destinata a essere senza vento, e cioè alla ricerca di qualcosa che forse non c’era. Un viaggio senza vento, che nel fumetto viene rappresentato come una barca quasi alla deriva, dove il navigante comincia a disperarsi. La narrazione poi si sposta a raccontare eventi e sentimenti che, nell’opera discografica dei Timoria, erano e restano un’esigenza di senso figlia della piccola parte metropolitana, con un profumo provinciale capace però di superarne i confini. Il disco trattava di questi temi, e lo faceva in modo incisivo, diretto, con brani diventati generazionali, da “Senza vento” appunto, a “Freedom”, “Joe”, Lasciami di Donw” e “La Fuga”, solo per citarne alcuni. Il fumetto seguirà lo sviluppo della storia che viene raccontata nelle 21 canzoni del disco. Da questo punto di vista sarà un’opera filologica.
Il tratto di Manfrini è fondamentale perché aiuta a immergersi in un’atmosfera, quella del disagio e della noia anni ’90, che sono comunque difficili da rendere visivamente. In parole povere, si tratta di raccontare con un fumetto il mondo della musica, senza diventare il ‘bugiardino’ dell’una o dell’altra arte. Dal tratto si capisce che sarà un graphic dal sapore anni ’90, e questa è un’ottima scelta, dato che quest’opera finirà nelle mani di persone che hanno ben presente e chiara questa estetica, fissata nei loro occhi e nelle loro orecchie. Le premesse, dunque, per un buon lavoro ci sono tutte, e queste poche pagine sono davvero un buon inizio.
Articolo di Luca Cremonesi