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Pelosi e Raimondi “La luce e lo spazio – Un’intervista a Franco Battiato”

Fedele trascrizione e trasposizione a fumetti di una conversazione del 2014 con il cantautore siciliano

Il pregio di questo graphic novel è quello di avermi permesso, finalmente, di capire a fondo l’album “Il vuoto” di Franco Battiato, il penultimo lavoro scritto con il filosofo Manlio Sgalambro. “La Luce e lo spazio – Un’intervista a Franco Battiato” (Feltrinelli Comics), di Francesco Pelosi (testi) e Chiara Raimondi (disegni), uscito il 12 settembre 2023, è la fedele trascrizione e trasposizione a fumetti di una conversazione che Pelosi ha realizzato nel 2014 con il cantautore siciliano, nella sua abitazione a Milo. Oltre a Battiato, l’autore conduce, in parallelo, un’intervista al maestro, vicino di casa e amico dell’autore de “La cura”, Juri Camisasca. Insomma, capite che questo fumetto è materiale che scotta. Non resterete delusi, per certi versi, perché c’è di che essere soddisfatti.

Una questione però deve essere chiara: in queste pagine non si parla di musica. Forse è giusto così, una volta che si era riusciti a giungere al cospetto dell’ultimo Battiato. Ecco un altro tema che vorrei fosse chiaro: sono sempre stato convinto che il cantautore siciliano un poco ci giocasse con il mito dell’essere un mistico. Lo dico a ragion veduta. Sono un lettore di Sgalambro (non credo di essere in grande compagnia), e ho assistito a un incontro pubblico, a Modena, al Festival della Filosofia, fra i due. Devo dire che mi sono divertito molto, perché Battiato e Sgalambro hanno letteralmente fatto uscire di testa un signor filosofo accademico, e cioè Remo Bodei. A quel punto mi è stato chiaro che i due amavano molto giocare a essere mistici, pensatori trascendenti, con aura di essere fuori dal tempo. Nel libro in questione, invece, l’approccio è diverso. Inoltre, ascoltati “Il vuoto” e “Apriti sesamo” con rinnovata attenzione, credo si possa affermare che, in questi due lavori terminali, i due abbiano scherzato davvero poco. Anzi, hanno fatto davvero sul serio.

L’intervista, infatti, è davvero onesta sul tema della spiritualità, come “Il vuoto” è un album dove il tema della comprensione dell’oltre, è una vera testimonianza della ricerca interiore del cantautore. Nel 2014 Battiato aveva sicuramente già una certa consapevolezza di quanto lo attendeva. “Apriti sesamo”, ultimo lavoro di inediti uscito nel 2012, è l’atto finale che completa il dittico con “Il vuoto”, e che si incastra in questo perfettamente graphic novel. Allo stesso tempo Manlio Sgalambro era appena morto. La magia si era spezzata, dopo anni di collaborazione. Ma i due avevano lasciato una bella traccia, seria e concreta, di un percorso onesto di esperienza di pensiero che, questo volume, contribuisce, per coinvolgimento dell’autore, a comprendere.

Pelosi ha incontrato Battiato e con lui ha dialogato sulla percezione della vita, sul senso della nostra esistenza, e della spiritualità che ci anima. Il disegno di Raimondi accompagna e sorregge questa dimensione della narrazione, ed è un tratto lieve che aiuta a percepire il clima di serietà di questo lavoro. Come spiega Pelosi, c’è stata tanta magia in quell’incontro, che si era creata nell’arco temporale che Battiato gli aveva concesso. Raimondi utilizza colori chiari, caldi, dando di fatto quella sensazione che è tipica dell’estasi che si crea leggendo il Paradiso dantesco: calore e luce, come dimensione della bellezza e della bontà. Alla fine, quello che emerge da questa conversazione, e che ciò che conta davvero, per la vita di ognuno e ognuna di noi, è di saper vivere il presente. Questa dimensione fa la differenza, sia per Battiato che, come sempre, mescola le carte, sia per Camisasca, che appare molto più rilassato nel conversare di questi temi.

Battiato, come dicevo, sul fronte della spiritualità, mi ha sempre lasciato un poco perplesso (c’è una bella intervista su YouTube dei due, in Rai – consiglio la visione, per capire). Non nego che esista questo aspetto nella sua poliedrica personalità artistica, ma non so quanto questa fosse una posa, o una vera scelta di vita. Il graphic novel aiuta, in questo caso, a comprendere meglio, perché Pelosi prende posizione, ed è molto chiaro: Battiato era ormai tutto proiettato solo ed esclusivamente sulla dimensione spirituale. L’intervista verteva su questo, non si è mai parlato di musica, se non occasionalmente, e non si è trattato dei suoi lavori, se non di striscio (solo “Il vuoto” appunto), e non si è toccato il tema del rapporto con Sgalambro, filosofo pessimista, erede – così le definì Massimo Cacciari – di Empedocle, maestro greco del pensiero che, però, per farla finita con la vita, si gettò nell’Etna. Quindi, che tutto sia solo una questione di spiritualità, mi ha sempre lasciato un poco perplesso, come non ho dubbi, però, a sostenere che di certo Battiato, in quegli anni, avesse capito cosa lo aspettava, e che cercasse, come fece Terzani, una via di senso per accettare l’inevitabile.

Il volume, come dicevo in apertura, mi ha permesso di ascoltare e capire meglio “Il Vuoto” e, pur se non citato, “Apriti sesamo”, che sono senza dubbio gli album della fine, ma di una fine esistenza consapevole, non certo di un’elevazione spirituale. Tuttavia, non ci resta che prendere atto delle parole di Battiato in questa intervista, e dei disegni che mostrano chiaramente il cantautore come un monaco – santone, e accentuano la dimensione dell’elevazione spirituale che ha colpito al cuore Pelosi. Di certo c’è che lui, con davanti Battiato, ha visto e vissuto un’esperienza. Fortunato, davvero. Per questo motivo è un martire: unico a esserne testimone. Ci dobbiamo fidare, come delle testimonianze dei martiri d’altronde. L’intervista, si racconta nel finale, è stata approvata – e ritoccata un poco – dallo stesso Battiato. Quindi è da ritenersi autentica.

Ma una domanda sorge ugualmente spontanea: sarà davvero solo questione di elevazione spirituale? O Battiato, da grande giocherellone quale era, amava far credere di cercare, o di aver trovato, un centro di gravità permanente? Non lo so, ci sarebbe da indagare, bene e a fondo, il rapporto stretto con Sgalambro, con il suo pensiero pessimista, e quegli strani giorni che i due anno vissuto, per anni, a stretto contatto. Un legame che ha forse un’unica equivalenza, quella fra Battisti e Panella.

Credo, alla fine di tutto, chiuso il volume di Pelosi e Raimondi, che ciò di cui tratta Battiato, sia una questione di grande consapevolezza raggiunta, in definitiva, grazie al pensiero, alla sua attività e, non ultimo, a un rinnovato rapporto con la natura che ci circonda. Pelosi, in questa intervista, la pensa in modo diverso. Battiato, non lo sapremo mai, può aver giocato sia con lui, che con me, suo semplice ascoltatore, per essere, ora, sereno, in mondi lontanissimi. Sia da me lettore e ascoltatore, che di Pelosi, martire di questa testimonianza.
Una lettura stimolante, come avrete chiaramente intuito.

Articolo di Luca Cremonesi

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