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Roberto Oliva “Morning Glory”

Un’analisi approfondita di centouno pezzi musicali che hanno tracciato la storia del Britpop

“Morning Glory” di Roberto Oliva, edito da Arcana e uscito nell’aprile 2023 con il sottotitolo “Il Britpop in 101 canzoni” è un libro che traccia, tramite una serie di analisi dettagliate e riferite ognuna a un singolo pezzo musicale, l’evoluzione, in un periodo che per l’autore va dal 1985 al 2000, di quel movimento musicale tipicamente inglese etichettato come “Britpop”, ma spesso denominato anche “Cool Britannia”.

Ed è l’assonanza di quest’ultimo appellativo con il famoso inno inglese “Rule Britannia” che vuole significare un’importante caratteristica di questo movimento musicale: il collegamento con l’espressione attualizzata di una serie di valori nazionali, con tutte le contraddizioni di quel periodo storico. In effetti il libro mostra come in molti pezzi musicali vi sia un forte collegamento con la realtà inglese di quel periodo, una realtà condizionata da profonde differenze sociali, affogata dall’incertezza sul futuro collettivo e singolo, incertezza spesso sopportata a livello personale a suon di alcol e droga.

L’autore fa percepire chiaramente al lettore come questa situazione venga trasfusa nei pezzi musicali del Britpop, e come il comportamento di molti gruppi, primi fra tutti gli Oasis e i Blur, risenta di quel particolare momento; il Britpop non come rinascita positiva del Rock dopo un periodo di decadenza, quello del Synthpop, ma come proposta musicale di protesta, quasi un vero e proprio movimento. Certamente l’eterogeneità delle band non facilita l’analisi musicale e storica, ma l’autore Roberto Oliva riesce, in modo abbastanza abile, a rendere fluida la lettura dei singoli paragrafi, anche se sarebbe stato utile inserire, in testa ai vari capitoli, ognuno dei quali rappresenta un periodo storico determinato, un paragrafo di collegamento, una sorta di filo conduttore.

L’analisi dei centouno pezzi è suddivisa in cinque periodi corrispondenti a cinque capitoli; all’interno di ogni capitolo ogni paragrafo è relativo a un pezzo di un determinato gruppo. All’inizio di ogni paragrafo si cita l’album o la raccolta da cui è tratto il pezzo, viene riportata poi una frase significativa dello stesso pezzo, l’autore delle parole, la line up del gruppo, gli anni di attività del gruppo stesso e infine una curiosità sul pezzo musicale; a seguire un’analisi testuale, i riferimenti contestuali, il significato, i collegamenti alle esperienze e ai problemi personali del gruppo o del singolo artista nel momento della scrittura del pezzo. Questo il metro di presentazione di ogni pezzo, cosa che rende il libro estremamente dettagliato.

Nel libro si trova un capitolo finale, il sesto, dal titolo “Everybody’s on the run: i solisti” che racconta delle performance da solista di alcuni componenti dei vari gruppi, così come delle uscite definitive dal relativo gruppo di appartenenza. In particolare si parla di alcuni componenti dei gruppi musicali Oasis, Pulp, Suede, Verve, Blur, Beady Eye, questo ultimo gruppo collegato agli Oasis dai due fratelli Gallagher, Noel e Liam, il primo fuoriuscito dagli Oasis determinandone la cessazione, il secondo fuoriuscito dai Beady Eye dopo essersi associato a quest’ultimo gruppo. Il libro termina con capitoletto aggiuntivo, denominato “Bonus track”, sul minore dei fratelli Gallagher, Liam, e il suo pezzo “C’mon You Know”: un inno al contatto umano dopo la solitudine determinata dalle restrizioni dovute alla pandemia.

L’autore mostra come nei testi del Britpop traspaiano spesso le storie di vita di questi gruppi, così come i loro ideali, rivelando al lettore anche molti particolari interessanti. A proposito di “Bitter Sweet Symphony” dei Verve, un classico dei Britpop mantenutosi tale per tutti gli anni Novanta grazie a quell’incedere molto particolare dei violini, e al testo che fornisce una rappresentazione quasi cinica della vita in una società ormai de-umanizzata ma con l’indicazione di una via di salvezza, l’autore spiega che l’elemento sonoro così particolare è in realtà il campionamento di una versione orchestrale di “The Last Time” dei Rolling Stones (1965). Questo costringerà i Verve a dover dividere per molti anni tanto la paternità del pezzo con Jagger quanto le royalties con il manager dei Rolling Stones.

Con riferimento agli Oasis, spesso citati nel libro, viene ricordata la scoperta da parte dei componenti del gruppo, che facevano largo uso di droghe, della crystal meth, la metanfetamina in cristalli. Il 29 settembre 1994, al Whisky-A-Go-Go, uno dei primi concerti in U.S.A., i membri della band trovano nel camerino la crystal meth e scambiandola per cocaina ne assumono in gran quantità; di conseguenza saliranno sul palco in stato confusionale, determinando così la loro peggiore esibizione, con Liam Gallagher che in alcuni momenti si apparterà dietro il palco per assumere ancora droga e in altri rimarrà in assoluto silenzio anziché cantare. Sarà proprio questo evento che determinerà l’uscita del fratello Noel dal gruppo; la storia si ritroverà poi nel pezzo “Talk Tonight”, che Noel Gallagher scriverà dopo essere stato rimesso in sesto da una misteriosa donna di San Francisco, una storia che narra di chi ha inseguito per una vita il successo e se lo vede scappare improvvisamente.

Roberto Oliva approfondisce altri aspetti spesso non conosciuti, come il quasi plagio contenuto in “Waking Up” degli Elastica, che alla fine li vede soccombenti di fronte agli Stranglers che rivendicano la paternità del pezzo, troppo simile alla loro “No More Heroes”, ma anche l’individuazione del tema della diseguaglianza sociale dovuta a motivi personali e non a motivi economici, che si trova in “Mis-shape” dei Pulp. L’autore evidenzia come al di là dell’apparente minor impegno delle parti musicali, che sono profondamente diverse dal Rock anni ‘70/’80, in alcuni casi i testi del Britpop risultano essere veri e propri attacchi al potere, come nella canzone “Cocaine Socialism” dei Pulp, con evidentissimi riferimenti ai politici dell’epoca.

Certo sarebbe stato gradito un filo conduttore, sicuramente non facile da tracciare considerato che i confini del Britpop sono abbastanza incerti ed è difficile distinguere, anche nella musica dello stesso gruppo, cosa è Britpop e cosa non lo è. In questo senso il periodo storico ipotizzato dall’autore come alveo del Britpop è poco condivisibile e andrebbe probabilmente ristretto fra il 1992 e il 2000. Invece le analisi del libro iniziano con il pezzo “Nowhere Fast” dei The Smiths e proseguono con altri pezzi dello stesso gruppo, pezzi che descrivono quella realtà sociale tipica del Britpop, ma che non possono definirsi tali per la parte musicale, essendo solamente una contrapposizione con lo stile musicale allora imperante, il Synthpop, grazie al recupero del sound del vecchio Rock anni ’70. Al di là di questo il libro è davvero ben scritto, interessante e accattivante, piacevole, e vanno fatti i complimenti all’autore che, se pur molto giovane, ha una conoscenza musicale sconfinata su questo determinato e da molti non ben conosciuto periodo musicale. Da leggere.

Articolo di Sergio Bedessi

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