Tornano in tour i CCCP, e cioè Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Annarella Giudici e Danilo Fatur. Dopo tre decenni di silenzio, la cellula dormiente, come lo stesso cantante ha definito la band, torna sui palchi d’Italia.
Era nell’aria. Sono schiavo delle mie parole – ha dichiarato il conferenza stampa venerdì 16 febbraio a Reggio Emilia Ferretti. Avevo detto mai in tour, e ora andiamo a suonare a Berlino, e in estate saremo in Italia. Ciò che deve accadere, accade. Cita se stesso, anche se nell’incarnazione C.S.I, nati dalle ceneri dei CCCP.
Le date del tour verranno comunicate più avanti, di sicuro dopo la tre giorni di Berlino, prevista il 24, 25 e 26 febbraio. A quel punto le tappe italiane saranno rilasciate. Ancora non è dato sapere se i concerti saranno nelle piazze, nei teatri o in luoghi iconici. Si vedrà. Questo accadere, che accade, e però ben diretto da un’organizzazione che gestisce al meglio un’operazione che meritava una giusta e corretta organizzazione, non di certo un’azione improvvisata e caotica.
Sul senso della conferenza stampa tutto è stato scritto. Di fatto serviva a lanciare il nuovo album live, “Altro che nuovo nuovo” (la nostra recensione), e annunciare il tour. Noi ci siamo stati a Reggio Emilia, e riteniamo che ci siano delle sfumature che vale la pena raccontare.
I concerti di Berlino avranno gli stessi musicisti del Gran Galà Punkettone, annunciano i CCCP. Implicitamente confermano la formazione anche per il tour italiano. Tre batterie dunque, per un effetto King Crimson che, chi c’era a Reggio Emilia, ha potuto gustarsi in anteprima. Così con i 4 CCCP ci saranno confermati ancora Ezio Bonicelli al violino, Simone Filippi alla chitarra, Luca Rossi al basso, Simone Beneventi e Gabriele Genta alle percussioni. E non mancheranno sorprese.
Così, per chi già l’ha sentita a Reggio Emilia, “Emilia Paranoica” eseguita così sarà una bella sorpresa, perché è semplicemente perfetta. Ferretti, poi, è stato chiaro: ho chiesto a Zamboni di cominciare con
Vecchi, bambini e donne piangono amare lacrime
D’un pianto caldo, antico, d’arcana melodia
I giovani guerrieri, i forti, i saggi, i folli
Si rasano, si ungono
I cani abbaiano, s’agitano i cavalli
… e dietro ci saranno tre batterie. Sono curioso anche io di vedere come saranno questi CCCP sul palco. Al netto della battuta, la notizia nella notizia, forse sfuggita ai più, è che il cantante del gruppo ha chiaramente annunciato che abbiamo un album che non è mai stato portato in tour, e credo che sia un lavoro molto significativo. Quindi, il concerto si aprirà con “Maciste contro tutti”, e l’ultimo lavoro dei CCCP verrà finalmente portato sui palchi dalla band. Era ora, dato che ormai lo hanno suonato più o meno tutti, arrivando anche a Sanremo con i Maneskin.
Si tratta del canto del cigno, e dell’araba fenice dei C.S.I., e cioè il doppio “Etica Epica Etnos Pathos”, album uscito nel 1990. Fu suonato live qualche anno fa a Firenze, ma non dai CCCP. Qualche traccia in gestazione, come “Maciste all’Inferno”, così era intitolata, comparve in “Live in Punkow” del 1996. Quindi, anche se Ferretti ha precisato che la scaletta sarà comunque ben dosata, l’ossatura del concerto sarà da “Etica Epica Etnos Pathos”, e cosa migliore non poteva accadere.
Album ricco, denso, fondativo, generativo, summa e catastrofe, “Etica Epica Etnos Pathos” è di certo una delle opere più importanti della musica italiana contemporanea. Contiene, per dire, “Maciste contro tutti”, “Amandoti”, e “Annarella”, l’ultima canzone dei CCCP.
E le buone notizie non finiscono qui. La band non ha escluso brani nuovi, scritti cioè di recente. Ciò che deve accadere, accade. Non so dei vostri buoni propositi perché non mi riguardano, si è sempre auto citato Ferretti. Siamo sereni con noi stessi. Ci siano poche persone, o ci siano folle, noi saremo in giro per l’Italia. Anche a costo di suonare solo per noi quattro. Non ci spaventa la cosa.
Non lo dicono per posa, e neppure per snobismo. C’è grande tranquillità e serenità, e traspare anche mentre si magia gnocco fritto, crostini con fagioli e cotechino, ed erbazzone, al termine della conferenza. Siamo sereni, quello che abbiamo detto non lo rinneghiamo. Sono le nostre parole, i nostri pensieri. I CCCP sono più importanti, ora, di noi quattro singoli. Il collettivo è più importante, e noi oggi siamo questi qua. Non saprei dire come ci saremo chiamati oggi. Noi siamo nati in quel contesto. Siamo montanari. Gente di Reggio Emilia, con una storia alle spalle. Con tutto questo bagaglio ci presentiamo sul palco. Siamo anche noi curiosi di vedere cosa accadrà.
L’impressione, al netto di tutte le polemiche e delle parole che vengono spese in questo periodo, è che da parte dei quattro CCCP ci sia grande serenità. Non c’è da dimostrare nulla. Tanto meno con questo ritorno. C’è solo un pubblico che può e deve essere accontentato, e che è già protagonista, come abbiamo scritto nel nostro articolo della mostra in corso a Reggio Emilia, ai Chiostri di San Pietro.
C’è una rinnovata voglia di stare insieme. Si percepisce. C’è molto stupore, per una storia che, fuori dai canoni della musica attuale, continua a esprimere senso. Per questo, come ha dichiarato Ferretti in chiusura: un tempo cantavamo CCCP fedeli alla linea, e la linea non c’è. Oggi lo possiamo dire. In fede, la linea c’è. Dopo 40 anni. Laconico Zamboni: siamo nati che il PCI era un partito; oggi è un computer.
Quindi, chi vuol esser lieto sia. Si goda questa buona musica. I quattro CCCP hanno ben chiaro che si tratta di quello. Nulla di più, oggi, e nulla di meno. Ciò che deve accadere, sta finalmente accadendo.
Articolo di Luca Cremonesi, foto di Roberto Fontana