Alan White è considerato uno dei migliori batteristi rock di tutti i tempi. Quarant’anni di carriera, oltre cinquanta dischi, la sua biografia è nota, con le molte collaborazioni musicali d’eccellenza, non solo alla batteria ma anche al piano.
Per molti Alan è cristallizzato nella memoria musicale come il batterista degli Yes dopo Bill Bruford, ai tamburi in “Owner of a Lonely Heart”. Nella sua carriera è molto noto, soprattutto ai Beatlesmaniacs, anche il (breve) periodo in cui ha collaborato in studio con due dei Fab Four: alla batteria nell’album “All things must pass” di George Harrison, e in “Instant Karma” e poi in “Imagine” di John Lennon. Abbiamo già letto e riletto interviste che Alan White ha rilasciato sulla sua partecipazione con John Lennon al Toronto Rock and Roll Revival Festival, esattamente 50 anni fa il 13 settembre 1969, ma sentirsi raccontare la storia di persona è stata una bella emozione (visto che faccio appunto – fieramente – parte del popolo di maniaci sopra citati).
Alan White era ospite della International BeatleWeek 2019, dove tra due chiacchiere e l’esecuzione dei suoi pezzi preferiti dei Beatles da parte di The Bluebeetles (tribute band brasiliana), ha ricordato quei momenti con grande lucidità e trasporto. L’intervista/concerto è stata poi seguita in serata dalla performance di Alan White & The Drastic No Show Band, con Mark McGann nei panni di John Lennon, in esatta replica della set list del live a Toronto (purtroppo con la pure esatta replica dei lamenti di Yoko Ono…), con la partecipazione di Alan alla batteria in “Blue Suede Shoes” (Carl Perkins cover), “Money (That’s What I Want)” (Barrett Strong cover), “Dizzy Miss Lizzy”, “Yer Blues”, “Cold Turkey” e “Give Peace a Chance”.
Ero un giovane batterista, ma mi stavo facendo un nome, gironzolavo per locali suonando il più possibile. Avevo la mia band e vivevamo tutti insieme nella stessa casa, era pratica comune all’epoca. Un giorno, stavo cucinando, suona il telefono, era John Lennon e mi chiese di suonare con la Yoko Ono band il Live Peace a Toronto, in Canada. Così, all’improvviso. Pensai a uno scherzo, e agganciai la cornetta. Ma John richiamò, e ripeté l’offerta.
Mi aveva visto suonare dal vivo la sera prima con la mia band in un locale londinese. Ovviamente accettai! Avevo solo 20 anni, mi parve manna dal cielo. La mattina dopo una macchina con autista venne a prendermi e mi portò all’aeroporto di Heathrow. Nella Vip lounge incontrai John, Yoko e gli altri musicisti reclutati: niente di meno che Eric Clapton e Klaus Voormann. Una volta sull’aereo, John ci dette la scaletta, che “provammo” rimanendo seduti: io battevo le bacchette sul sedile di fronte, gli altri suonavano le chitarre acustiche, e questa sono state tutte le prove che abbiamo avuto.
Atterrati a Toronto, siamo stati portati immediatamente al luogo del festival; stava suonando Little Richard, e nel backstage c’era un sacco di gente. Poi siamo saliti sul palco noi, mi hanno portato e montato una batteria mentre gli altri attaccavano le chitarre agli amplificatori e davano qualche strimpellata agli strumenti, ma senza fare alcun sound check, e quello che ne è uscito può essere ascoltato nel “Live Peace in Toronto” album.
Devo dire che John era piuttosto nervoso, erano tre anni che non si esibiva dal vivo, e inoltre stava decidendo di abbandonare i Beatles, e quindi di sciogliere quella che è stata la più grande band di tutti i tempi. Ai Beatles non importavano i soldi, non ci pensavano, erano artisti, creativi. Non sono mai stato pagato per le sessioni in studio, se ne saranno dimenticati…! Ma le royalties per l’album registrato a Toronto non sono state male, ha venduto davvero molto più di quello che potevamo immaginarci!”.
Articolo e foto di Francesca Cecconi