Black Snake Moan è un one-man-band psych blues. Dietro al progetto del suo caleidoscopio sonoro, che affonda le proprie radici nelle atmosfere blues e rock psichedelico, c’è Marco Contestabile, cantante, chitarrista e compositore. One-man-band si diceva, ma atipico, con connotazioni artistiche di riferimento numerose e distanti tra loro , un intreccio tra sonorità e spiritualità.
Nato sotto il segno del reverbero, Black Snake Moan accompagna l’ascoltatore in un viaggio interiore, scandito da echi ancestrali, intensi ed evocativi, evocando la terra degli Etruschi e le pianure degli Indiani d’America, passando per registri sonori West Coast, George Harrison, il Jangle Pop. Black Snake Moan si esibisce live destreggiandosi contemporaneamente con batteria, chitarra e voce e tastiere. Lo incontriamo in occasione dell’uscita del nuovo lavoro, il 7 pollici contenente “Revelation” e “Vision”, dopo essersi goduti il precedente “Phantasmagoria” (la nostra recensione).
Marco, dovevamo incontrarci live per il tour promo di “Phantasgamoria”, ma il lock down ha bloccato tutto. Da dove sei ripartito artisticamente?
All’uscita dell’album ho fatto due sole date in Italia, poi sono partito in tour per Europa e US, alla conclusione di questi erano prevista appunto una serie di date nel nostro paese, ma la pandemia ha fermato tutto. Mi sono chiuso in casa, come tutti, soffrendo immensamente la situazione, ma cercando di reagire e di intraprendere un nuovo percorso creativo. Mi sono creato un piccolo studio di home recording e ho iniziato a scrivere tanto, sperimentando stili diversi e uscendo dalla mia comfort zone, ho provato nuove tinte, nuove sfumature, nuovi strumenti.
Ho iniziato a registrare da solo, senza il mio produttore che fin qui mi aveva affiancato, ho fatto prima le pre-produzioni, ho scritto subito per più strumenti, mentre in passato ero focalizzato sulle chitarre. Ho cercato una struttura più piena, stimolante, che poi mi ha portato a coinvolgere un altro musicista, Gabriele Riva, polistrumentista, capace di comprendere l’anima e la struttura delle mie composizioni. Sono infine riuscito nell’intento di canalizzare energie positive in funzione di questo nuovo percorso.
Ho scritto molti brani, ho scelto di pubblicare intanto questi due singoli con una selezione precisa, lasciandone molti altri in attesa di future uscite. Ma questi due brani che stanno su 7 pollici per me sono come un album compiuto, sono complementari, yin e yang, giorno e notte.
Dalla psichedelica a questo nuovo lavoro è arrivato un nuovo flusso di stimoli musicali …
Sì, da un personale stile psichedelico compromesso da influenze orientali, non solo musicali ma anche spirituali, sono andato verso ambiti portatori di leggerezza, verso frontiere americane West Coast, uscendo dalla mia sfera più oscura, più mistica, dalla mia introversione. Ho compiuto una strada diversa anche nella scelta della copertina, è la prima volta che pubblico una mia foto. “Revelation” e “Vision” rappresentano davvero il mio presente, e anche l’artwork lo documenta. Certo, il substrato psichedelico resta, diventa soltanto più folk, più aperto, espansivo. Nel prossimo 7 pollici previsto per l’autunno, ci saranno ancora nuove sonorità, harrisoniane, garage, sunshine rock.
Riuscirai a restituire la complessità di questa nuova musica dal vivo?
Sì, certo, mi accompagnerà Gabriele Ripa, alle tastiere e occasionalmente un terzo componente alla seconda chitarra, che presto scelerò; avrò delle nuove strutture in accordo con le tastiere, e gli arrangiamenti saranno più armonici ma anche più sinfonici. Pur essendo in perenne evoluzione sonora, ho ben chiaro cosa voglio valorizzare, un tappeto sonoro ma minimale. Non voglio presentarmi come una standard psych-rock band, ho raggiunto una maturità nel padroneggiare gli strumenti, più strumenti e possibilità, voglio mettermi in gioco, sperimentare. Vi aspetto!
Articolo di Francesca Cecconi