Blindur, pseudonimo di Massimo De Vita, cantautore, polistrumentista e producer napoletano, è ispirato da musica folk, rock alternativo, cantautorato e post rock. Si è esibito in Italia, Belgio, Islanda, Francia, Germania, Irlanda e USA, prendendo parte ad importanti festival internazionali del livello del SXSW di Austin e del People Festival di Berlino. Ha all’attivo tre ep e tre album, oltre a collaborazioni (Damien Rice, J Mascis, Jonathan Wilson, Gyda Valtirsdottir, Johnny Rayge, Barzin e Birgir Birgisson) e aperture di concerti di Niccolò Fabi, Cristina Donà, Tre allegri ragazzi morti, Cristiano Godano, Iosonouncane, Dente, Bandabardò, Sick Tamburo, Calcutta, Zen Circus. Tra i protagonisti, e autore, della colonna sonora di “Vinilici – perché il vinile ama la musica”, ha portato nelle carceri italiane musica, teatro e improvvisazione con lo spettacolo/laboratorio “gli ultimi saranno” a cui ha collaborato.
Incontro Blindur nel backstage (downstage, per la verità) del Germi di Milano, dove si sta curando il raffreddore con preparati di diverso tipo, per dare il massimo poi sul palco.
Domanda di rito, come è nata l’idea di questo album? L’idea di aggiungere l’elemento interattivo/ludico nasce da una tua particolare passione per il gioco da tavolo, giochi di ruolo ecc, o è solo un espediente narrativo?
A me piacciono i giochi da tavola, sicuramente sono un appassionato di questo tipo di cose, non di giochi di ruolo, sono anche abbastanza scarso nell’argomento, però i giochi da tavola anche più tradizionali mi riportano a una certa felicità, alla mia infanzia, a ricordi lontani. Però l’idea di questo gioco specifico è nata da una cosa tra di noi. All’epoca del tour del disco precedente abbiamo iniziato a mettere in fila tutti gli imprevisti che ci capitavano, e quindi per non impazzire ci siamo detti: “va bene; siamo in un gioco! Tutti questi imprevisti sono tutte sfide.” Di fatto anche il nostro gruppo privato su social si chiamava “Il Gioco”. E questo gioco ci ha accompagnato per tre anni… mi è sembrato proprio giusto, essendo un lavoro corale, dare forma a questa cosa. E questo è l’antefatto storico.
La motivazione invece più filosofica, è che l’idea di un gioco basato sull’aleatorio, sui dadi, e non sull’abilità, è un po’ una provocazione, anzi, una terapia travestita da provocazione per la grande mania di controllo di quest’epoca, nella quale si ha un po’ paura di consegnarsi al flusso degli eventi, e cercare di reagire a quello che succede piuttosto che opporsi al percorso delle cose che capitano. Con questo non voglio dire che sono un fatalista, perché anche il lancio di dadi è una volontà: è una scelta, quella di lanciare dei dadi. Su questi due fili, tra il serio e il faceto, è nata l’idea di questo gioco da tavolo di cui ho inventato il regolamento ma che poi è stato realizzato da due artisti super bravi (Vincenzo Del Vecchio e Sigiu Bellettini ndr) che sono poi quelli che hanno creato tutta la grafica del disco.
Lo spettacolo di “Exit” è stato concepito per essere fruito facilmente da spettatori stranieri che non conoscono l’italiano?
Blindur ha un lungo percorso di concerti all’estero e abbiamo sempre cantato in italiano, e non ho mai riscontrato particolari impedimenti al riguardo, anche perché io mi sono detto, se i Sigur Rós, che è una delle mie band preferite della vita, cantano in lingue inventate quando non cantano in islandese, non vedo perché io non posso cantare in italiano. La cosa che mi sono sempre preoccupato di curare è l’aspetto estetico del suono, perché c’è un appeal diverso nell’estetica sonora tra un certo tipo di musica indipendente alternativa straniera e quella italiana. E sono abbastanza convinto che provando a incrociare l’estetica straniera, che poi è quella che coincide con il mio gusto, questa cosa crea una maggiore semplicità di fruizione. Poi, sai, io mi gioco sempre l’elemento simpatia; quando sono all’estero dico “Sì, voi applaudite perché non sapete cosa sto dicendo” quindi questo è un po’ il mio lasciapassare.
Ho letto che poi spesso emigrati italiani vengono a sentire i vostri concerti.
Un po’ quello, e poi di solito il pubblico straniero, questa sembra un po’ un luogo comune, è molto più attento, al punto che se una cosa lo prende, lo interessa, gli viene voglia di andarsi a leggere i testi, o magari te li viene a chiedere dopo il concerto: “Quella canzone mi ha fatto pensare a questo, ma dice questo nel testo?” Mi è anche capitato che a volte ci prendessero; vuol dire che se la musica riesce ad evocare e inscenare dei paesaggi emotivi lo fa anche a prescindere dal passaggio più razionale della lingua.
Sei stato e sei un frequentatore di locali e palchi di ogni tipo. C’è un luogo in cui vorresti suonare, o un evento al quale sogni costruttivamente di partecipare?
Ovviamente mi piacciono i palchi molto grandi, su cui ci si diverte; ad esempio, il Primo Maggio di Taranto è stato super esplosivo. Però io mi sento a mio agio anche su palchi molto piccoli perché mi piace il contatto con il pubblico; quindi, quando so che ci sono anche poche persone davanti a me, posso interagire con loro, possono dirmi delle cose e io rilanciare, e mi fa venire anzi voglia di fare cose diverse (come è poi successo durante la serata NdR). Se devo dirti le prossime cose che mi piacerebbe fare, abbiamo ovviamente in programma delle date per quest’inverno, ci sarà un tour con cui porteremo in giro questo disco, e mi piacerebbe recuperare il tour americano che abbiamo perso causa pandemia, e soprattutto voglio tornare a suonare in Europa dove manchiamo ormai da 3 anni – abbiamo fatto di tutto per non fermarci, ma è stato impossibile andare all’estero a suonare. Mi piacerebbe riallacciare quella cosa, soprattutto perché con i ragazzi della band non ci sono mai andato. L’ho sempre fatto o da solo o in duo con Carla (Carla Grimaldi, violino della band di Blindur). Questa volta tornarci con la band, con la consapevolezza di poter fare un po’ di Rock and Roll in più, sarebbe molto, molto figo.
Puoi anticiparci le tue prossime … mosse, parlando di giochi …?
Le prossime sono proprio queste: dopo il MEI – Meeting Degli Indipendenti – a Faenza sul palco di Voci Per la Libertà in versione acustica, a Tutto Molto Bello (Bologna) dove tra l’altro io e il bassista dei Blindur saremo nella squadra di calcetto di Tempesta Dischi e… ne succederanno delle belle! Dopo quello, da novembre a fine gennaio saremo in tour in Italia, portando questo disco, e non escludiamo che durante queste date, durante il percorso si accoderanno amici, capiteranno ospitate, staremo a vedere … e la prossima primavera proveremo a partire per l’Europa. Detto questo, in mezzo potrebbero succedere mille cose, io per esempio ho un po’ questa fantasia di fare: io ho una passione smodata per gli ep, mi piacciono moltissimo, mi sembra proprio la giusta misura che non è né troppo né troppo poco e sono sempre molto incuriosito dal fare cose con altri… visto che questo è il primo disco con dei “feat” nel quale abbiamo suonato noi, la stessa band che suona anche dal vivo, rispetto ai due precedenti, la cosa mi ha preso bene, mi ha interessato, mi ha incuriosito, quindi chissà che non ci inventiamo qualcosa…
Articolo di Nicola Rovetta
Foto di Ilaria Magliocchetti Lombi
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