11/01/2025

Kenny Lane, Ravenna

11/01/2025

The Winstons, Firenze

11/01/2025

Arianna Pasini, Bologna

12/01/2025

TesseracT, Bologna

12/01/2025

Folcast, Torino

12/01/2025

Kenny Lane, Milano

13/01/2025

TesseracT, Roma

15/01/2025

James Bay, Milano

15/01/2025

James Bay, Milano

16/01/2025

Atlante, Torino

16/01/2025

Popforzombie, Torino

16/01/2025

Luca Romagnoli, Milano

Agenda

Scopri tutti

Death SS intervista

In arrivo a Firenze l’11 gennaio un concerto speciale, unico e irripetibile della band. Ce ne parla Steve Sylvester

Mentre fervono gli ultimi preparativi per il concerto dei Death SS a Firenze l’11 gennaio, evento speciale, unico e irripetibile, raggiungiamo Steve Sylvester al telefono per alcuni dettagli e una piccola anticipazione del nuovo album, in uscita in primavera.

Steve vorrei tu ci parlassi del nuovo album che sta per uscire – abbiamo sentito già alcuni singoli – e del libretto che li accompagna, con anticipazioni che spiegano l’intero concetto.
Il disco nuovo si chiama “The Entity”, uscirà credo intorno a fine aprile, con 12 canzoni concatenate fra di loro, a dipanare una story fantasy che ho pensato già da tanti anni e che ha diversi riferimenti letterari, partendo da un libro del 1800 di James Hogg, omonimo di un mio caro amico di Firenze, che penso anche tu conosca. Il libro in questione gira intorno alla confessione di un peccatore giustificato. Si è partiti da questa storia per poter poi concatenarne altre, come quella per esempio di Stevenson, dello strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, che un po’ continua questa storia, la evolve in un’altra epoca, e aggiungendoci anche elementi presi dall’antologia crowleiana, tipo l’invocazione di un certo tipo di entità, che è sempre esistita e che deve cercare di far uscire fuori dall’uomo la sua caratteristica trasgressiva, che appunto nel caso di Hogg e di Stevenson era quella malvagia, e che compì delitti e crimini di ogni tipo, fino poi a scoprire l’arte. Quindi parlo anche del pittore Walter Sickert, che è stato anche considerato uno dei possibili personaggi che avrebbero potuto incarnare la figura del serial killer Jack the Ripper, che si muoveva tra l’altro, io ho notato, nello stesso periodo in cui Stevenson ambienta la sua vicenda del signor Hyde. Qua c’è dunque una continuazione e una trasnegazione di possessione di questa identità da Hyde a Ripper, e che poi continua, non si ferma lì nel tempo e incontra personaggi non solo reali, ma anche di fantasia; poi metto sempre dentro qualcosa di fumetti erotici, che come sai io amo, qui ci sarà il personaggio di Cimiteria, che io ricollego a Mary Reilly, che è stata la governante del dottor Jekyll. È tutta una strana storia di questa entità che possiede in vari livelli, in vari modi, determinati personaggi.

Questo è molto sommariamente il concept; l’abbiamo suddiviso in 12 brani, 12 canzoni concatenate fra di loro, in cui il testo è una serie di parti letterarie, pubblicate nei booklet inseriti dentro ogni forma di uscita singola fisica del disco. Abbiamo pensato di fare uscire il book diviso in quattro uscite separate, legate una con l’altra, e poi alla fine sarà l’album intero che chiuderà tutto il concept. Useremo la tiratura limitata per le copie fisiche, visto che l’andamento del mercato, purtroppo, è questo, e ci saranno sia cd che vinili, chiaramente per quelli come me, ovvero collezionisti che ancora amano questo genere di cose. L’album musicalmente è stato prodotto da Tom Dalgety, che è un produttore di fama mondiale, attualmente uno dei top producer internazionali, complice anche del successo di alcuni grossissimi nomi come Rammstein e Ghost. Non solo ha prodotto, ma anche ha dato la sua impronta, ha fatto un grosso lavoro dietro la console di questo disco. Io sono molto personalmente molto soddisfatto.

Come hai lavorato con Tom Dalgety? Come si è svolto questo rapporto?
Più che altro a distanza, lui ha il suo studio a Londra, io gli ho inviato tutti i brani, lui li ha ascoltati, ha dato poi i suoi pareri, il suo benestare, e una volta che tutto era sistemato di comune accordo, lui ha provveduto di fare il missaggio. Poi il tutto è stato passato in un altro suo studio, in Germania, per il mastering, e alla fine è venuto fuori il prodotto finito che ha soddisfatto tutti.

Ma è stato registrato in Italia, con la stessa band che ti accompagnerà sul palco?
Assolutamente, è stato registrato qui in Italia, nella Lucchesia, e suonato dall’attuale line-up dei Death SS, quella che mi segue da qualche anno, e che hanno lavorato duramente per la buona riuscita del disco.

Quanto tempo ci è voluto per comporlo?
Io in genere lavoro in due fasi, da solo e con l’aiuto di collaboratori esterni provvedo a concretizzare le mie idee, quindi a buttare giù in questo caso il concept, l’idea, le basi musicali di tema. Poi dopo nel lavoro con la band, ognuno suona la sua parte in studio, assembliamo il tutto, e infine pensiamo alla fase finale, che è quella della finalizzazione del lavoro. Quindi è un processo abbastanza lungo, faccio con calma, mi richiede minimo un anno di lavoro.

Parti dai testi, parti dalla musica o dipende?
Dipende, parto da un’idea, da un’intuizione, può essere anche un ritornello che canticchio, che mi viene in mente. In genere lavoro su testi e musica contemporaneamente, l’importante è che abbia una buona idea che mi convince e che poi registro e butto giù, e dopo di che sviluppo, e i giusti musicisti riescono poi dopo a tradurre con lo strumento questa mia idea.

Come lavori con i tuoi collaboratori? Durante le prove, durante la composizione, durante le registrazioni, sei un capo severo?
Sono assolutamente pignolo e perfezionista, lo sono sempre stato, però non sono severo. Parto da un’idea già ben definita e cerco di spiegarla ai musicisti in ogni minimo dettaglio, poi chiaramente ognuno può mettere la sua personalità in quello che suona.

In arrivo un concerto speciale a Firenze!
Sì, concerto a Firenze l’11 di gennaio. Ti dico che non suoneremo dal vivo pezzi del nuovo disco, non ancora, fino a dopo l’uscita dell’album. Però il concerto che faremo al Viper Theater sarà una sorta di second leg, cioè di ripetizione di quello che è stato il concerto che abbiamo fatto il 15 settembre 2024 al Live Club di Trezzo sull’Adda, e sarà destinato particolarmente a tutti coloro che non ci hanno potuto vedere in quell’occasione, sarà come una pièce teatrale particolare che si ripeterà, un secondo atto, ad appannaggio ad uso e consumo di tutti quelli che vorranno o rivederla o che non l’hanno mai vista.

Quindi è in due set, la prima parte con l’attuale formazione fate una specie di best of, e nella seconda parte invece farai salire la formazione del 1988 per rifare tutto il disco “In Death of Steve Sylvester”, giusto?
Con più o meno la stessa line-up, certo. E questa è, diciamo, un po’ la ripetizione del concerto al Live Club. Però a Firenze c’è l’after show, una festa organizzata dal locale. Sarà tutta una cosa in evoluzione, con DJ set e poi tante altre cose, tra cui un’idea non ti posso anticipare. Sarà una sorpresa per te, per chi verrà, e anche per me, perché io appunto non so molto, ma so che stanno provando quasi tutti musicisti che hanno transitato nella band negli anni, perciò ci sarà della musica dal vivo, e questo è l’importante.

Cosa fantastica per Firenze, che da molto tempo è andata un po’ fuori dal giro del Metal, anche se da un paio d’anni abbiamo, proprio al Viper, il Firenze Metal…
Anche noi, pur essendo un gruppo più o meno fiorentino, è tanti anni che non suoniamo più in città, quasi una decina d’anni, credo tristemente.

Steve, tu ovviamente leggi molto. Leggi per trovare ispirazioni per comporre musica o leggi senza uno scopo e solo dopo ti arriva l’ispirazione per la musica?
Un po’ tutte e due le cose. Io sono della vecchia scuola, quindi sono ancora legato molto ai libri, ai fumetti, ai dischi in vinile, a tutte le varie cose che si collezionano, che si toccano, che si annusano e che si guardano, le cose che si ascoltano, eccetera. Per cui a volte può capitare che durante una lettura, la visione di un film o l’ascolto di qualcosa, mi venga una determinata ispirazione. A volte le ispirazioni vengono nei modi più strani, non sono mai una cosa che puoi preventivare. Quando arriva cerco di fissarla, magari registrandola al telefonino o con quello che ho in mano in quel momento, e poi dopo con calma la sviluppo e vedo di farne qualche cosa di artistico – se ne vale la pena.

Il cuore del progetto è la musica, però il progetto artistico è più ampio e si allarga soprattutto per la tua visione. Quindi lo show, i video, hanno un imprinting ben particolare, curatissimi, e hanno sempre una connessione, una parte descrittiva, anche divertente se vogliamo, di quello che è la musica.
Esatto, lavoro molto sul visuale, quindi anche sulle copertine dei dischi, io sono un po’ alla vecchia, lo ritengo importante. Mentre suono ho già una proiezione di dove voglio andare con la mia visione artistica allargata. Quando penso a un nuovo progetto, mi viene un’idea e la vedo sempre tutto intorno, nel senso sia la parte musicale che anche quella che potrebbe essere la sua iconografia, la vedo nella mia fantasia, c’è sempre anche un’immagine collegata a un suono, quasi mi viene in maniera automatica. Ti dicevo, essendo non solo musicista da tanto ma anche collezionista di dischi, di libri, di fumetti, pupazzetti, action figure, insomma nerd a tutti i livelli, mi viene spontaneo ormai, dopo tanto tempo, avere una visione sempre completa. Casa mia è un museo tra dischi, fumetti, libri, mostrilli vari di tutti i tipi, la casa di Dylan Dog mi fa un baffo, insomma, per farti un’idea. Questo aiuta molto a inserirmi nell’ambiente artistico a tutto tondo. È una cosa che mi diverte in prima persona, io faccio le cose per la mia soddisfazione personale, perché penso di avere a volte qualche cosa da dire di interessante. Se poi piacciono anche a qualcun altro, per me è un valore aggiunto. Se poi invece non piacciono, pazienza. Non mi sono mai posto dei fini commerciali in tutto questo. Lavoro soprattutto perché ho un’idea di cui sono convinto. Se poi questa idea può piacere e convincere altre persone mi dà molto piacere. Visto che sei collezionista di vinili anche tu, ci si intende.

Quali sono i vinili ai quali tieni di più nella vita, che porteresti con te sull’isola deserta?
È difficile rispondere, perché poi a volte questa cosa ti cambia. Non è detto che quelli che erano i miei vinili principali una volta possano essere quelli di oggi. Però partendo dalla base affettiva, sicuramente potrebbe essere il primo vinile che ho acquistato da bambinetto e che quindi, essendo il primo, è un po’ come la numero uno di Paperon dei Paperoni, te lo ricordi meglio. “Sweet Fanny Adams” degli Sweet, un album del 1974, quando l’ho ascoltato mi ha cambiato la vita. È difficile non citarti “Sacrifice” dei Black Widow, che poi ho conosciuto negli anni, almeno alcuni di loro, l’album mi ha aperto una strada anche sul Rock progressivo di un certo tipo.

E di musica contemporanea cosa ti piace?
Ascolto di tutto, non mi chiudo a riccio ad ascoltare solo il passato, ascolto anche musica contemporanea, però non ti saprei fare dei nomi particolari, sinceramente. Innanzitutto perché alcune cose di ora le ascolto, dico la verità, abbastanza distrattamente. Mentre se devo scegliere un sottofondo musicale, anche nel lavoro, difficilmente ascolto solo il Metal ma musica di tutti i tipi. Oddio, non certo la Trap e simili che mi fanno veramente male. Non è musica quella. Preferisco ascoltare piuttosto il Pop anni Ottanta, che è sempre distensivo, la New Wave, senza dargli un’etichetta né di età né di genere, soltanto quella che in qualche modo mi distrae, mi rilassa. Per cui, per rispondere alla tua domanda, è difficile, se non posso fare dei nomi in particolare.

E a proposito di età e di genere, come lo vedi il tuo pubblico di ora e come si è evoluto nel tempo?
Innanzitutto sono molto contento che ci sia proprio un pubblico eterogeneo per età, vedo anche fan molto giovani anche sotto il palco, e mi fa piacere che mi conoscano, conoscano i Death SS e seguano la nostra musica. Però ho notato anche che c’è sempre anche, specialmente in Italia, uno zoccolo duro di persone che non sono proprio giovanissime, che chiaramente ascoltano i Death SS da molto tempo, alcuni addirittura sono ora accompagnati dai figli, ed è un passaggio generazionale che è molto bello, molto piacevole. Con alcune di queste persone poi sono diventato personalmente amico nel tempo, cerco di parlare un po’ con tutti. E mi allo stesso tempo fa piacere che ci siano anche delle nuove leve che hanno ascoltato per la prima volta i Death SS solo in tempi più recenti e stanno scoprendo ora la storia della band.

Nella prima parte, quindi nel primo set del concerto a Firenze, farete un Best Of: per la scaletta andreete a pescare in tutta la discografia?
Sì, per quanto sia possibile, avendo un repertorio molto vasto, certo difficile poterlo rappresentare tutto; si cercano sempre di fare quelle canzoni che sono considerate rinunciabili dal vivo, anche se devo fare per forza delle selezioni.  Mentre nella seconda parte si tratta proprio dell’esecuzione integrale, con la band originale dell’epoca, dell’album “In Death of SS”, che non sarà più ripetuta dopo l’11 gennaio, e spero che sia una cosa divertente, che piaccia. Noi ci siamo divertiti molto a rincontrarci dopo 35 anni con questa formazione, tutti noi, tranne Andy Fois, il secondo chitarrista, che ora purtroppo non suona più e che è stato degnamente rimpiazzato da Andy Panigata, collaboratore da una vita, chitarrista di Bulldozer, che interpreta la parte dello zombie della seconda parte del concerto, quella a due chitarre. Poi per il resto ci siamo ritrovati da vecchi amici dopo tanti anni e è stata una cosa molto piacevole per tutti noi. Quando siamo entrati per la prima volta in sala prove ad attaccare i jack, sembrava che il tempo non fosse passato, veramente, siamo rimasti tutti i ragazzacci di una volta. Vedrete, vedrete …

Articolo di Francesca Cecconi

© Riproduzione vietata

Iscriviti alla newsletter

Condividi il post!