Ci sono musicisti per i quali suonare è l’unica priorità. Doug Aldrich non ha fatto altro che registrare dischi ed essere in tour negli ultimi 20 anni, da quando Ronnie James Dio lo scelse facendolo conoscere al mondo nel 2002. La pandemia lo ha costretto a rimandare l’uscita di “Holy Ground”, il nuovo disco dei Dead Daisies (qui la nostra recensione), il primo con Glenn Hughes alla voce e al basso e di tutta l’attività live, ma non ha frenato la sua determinazione e dedizione che lo hanno guidato fino a oggi.
Come è stato ritrovarsi in studio a scrivere e registrare un nuovo album con Glenn Hughes?
Tutte le volte che una band subisce un cambio di formazione non puoi aspettarti che tutto rimanga uguale al passato… specialmente se cambi il cantante! Devi essere preparato a vedere cambiare il sound della band. Io ho subito visto le potenzialità e ho abbracciato tutta l’energia positiva del cambiamento. Questa band ha sempre avuto nel suo DNA una componente di “liquidità”, in cui i membri sono entrati e usciti nel corso degli anni. È successo anche ai Deep Purple ma questo non ha impedito loro di diventare la band iconica che conosciamo. Io sono poi dell’idea che se devi e vuoi fare un cambiamento, fallo importante. Ed è ciò che è successo con l’arrivo di Glenn. Io in particolare quando ho saputo che il management lo stava contattando ero felicissimo perché avevo già suonato con lui in passato, ma non aveva mai avuto la possibilità di scrivere canzoni insieme.
E come era l’atteggiamento di Glenn quando vi siete incontrati? Quali erano le sue aspettative?
Io non mi sarei mai aspettato che Glenn potesse essere tra i nomi interessati a entrare nei Dead Daisies. Avendo già suonato insieme in passato, ho alzato il telefono e l’ho chiamato proprio per comunicargli quanto fossi contento di questa notizia e lui per prima cosa mi ha detto che era finalmente arrivato il momento di scrivere insieme nuove grandi canzoni! Le dinamiche sono ovviamente cambiate così come il modo di scrivere insieme e il suono generale, ma questo fa parte naturale del cambiamento e dell’evoluzione in una band.
Avete fin da subito iniziato a scambiarvi idee? Come avete affrontato le prove e registrazioni durante questo periodo?
Per prima cosa devo dire che abbiamo composto e registrato il disco prima dell’arrivo della pandemia. Abbiamo iniziato la pre-produzione nell’agosto del 2019 sia incontrandoci tutti insieme che scambiandoci idee via internet, così da arrivare preparati a novembre quando ci siamo incontrati nel sud della Francia, vicino Marsiglia, per provare e continuare a scrivere e registrare tutto a dicembre. Il disco è stato poi mixato in febbraio e quindi era pronto per essere pubblicato proprio quando la pandemia ha iniziato a investire tutto il mondo costringendoci a rivedere tutti i piani.
Quindi la pandemia non ha influenzato la musica e i testi del disco che appare infatti molto intenso e “positivo”…
Glenn è una persona molto positiva e spirituale, i suoi testi poi sono sempre aperti a diverse interpretazioni: non raccontano storie, ma stati d’animo che permettono agli ascoltatori di interpretarli come vogliono. Pensa alla canzone “Come Alive”: con quello che accaduto a tutti noi negli ultimi dieci mesi, quel testo ha acquisito tutta un altro valore. Nessuno poteva immaginarlo, ma in questo disco chi lo ascolterà avrà modo di dare la sua personalissima interpretazione ai testi.
Com’è scrivere e comporre insieme ad una vera e propria leggenda del Rock? Tu ormai hai un curriculum davvero impressionante avendo collaborato con Ronnie James Dio, David Coverdale e ora Glenn Hughes…
Sono tutti leggende… prima che potessi guidare io sapevo chi fosse David Coverdale… sono stato molto fortunato per aver avuto l’opportunità di lavorare con loro, che fanno tra l’altro parte della “famiglia Deep Purple”, si conoscevano ed erano amici. Ronnie mi ha dato la prima vera opportunità scegliendomi per facendomi esordire su “Killing The Dragon”; David è mio “fratello”, siamo diventati amici, scrivere con lui è stato molto naturale….
…Sei stato in grado di riportare l’essenza blues nella band…
Io ho sempre amato il sound dei primi album dei Whitesnake… adoro John Sykes e quello che ha fatto in “1987”, così come Bernie Marsden e Mel Galley; quando sono entrato nella band io desideravo ricucire quello strappo e trovare un sound che contenesse sia la componente blues degli anni ’70 che quella più hard rock e commerciale degli anni ’80… e David mi ha insegnato così tanto da come comporre a capire quando hai tra le mani un grande riff o un ritornello vincente… e per tornare alla tua domanda di partenza, quando mi siedo davanti a loro, per me sono persone, amici e musicisti con cui scriverò nuove canzoni. Glenn ha una grande personalità e ha idee molto chiare su come dovrebbe suonare una canzone, ma non mi sono mai sentito intimidito dal suo passato, anzi, quando abbiamo iniziato a suonare e comporre insieme, eravamo due musicisti pronti a tirare fuori la miglior musica possibile l’uno dall’altro.
Credo che tu abbia una qualità unica e sempre più rara: quella di saper entrare in sintonia con chi lavori, e questa, sommata alle tue indubbie qualità di chitarrista, faccia la differenza.
Io faccio sempre del mio meglio… e diciamolo: sono stato dannatamente fortunato! E non vedo l’ora di suonare dal vivo con Glenn. Anche per lui sarà la prima volta che si ritrova sul palco con due chitarristi. Saremo un quartetto, proprio come un’altra band che amo molto… i Thin Lizzy! Il suono del basso di Glenn è “feroce” (“Ferocious” in inglese e rende ancora più l’idea) e sarà un qualcosa di assolutamente nuovo ed eccitante per tutti!
I Dead Daisies negli ultimi hanno si sono costruiti un seguito grazie al duro lavoro e alla qualità delle canzoni; Con Glenn avete già parlato di quali tenere nel set e se lui è disposto cantare canzoni del vecchio repertorio?
Abbiamo fatto recentemente un incontro dove abbiamo provato tutto il disco dalla prima e ultima canzone e abbiamo scelto alcune canzoni dei dischi precedenti. Glenn è cosciente di questo, e le vecchie canzoni suoneranno fresche e rinnovate come è giusto che sia quando vengono cantante da un altro cantante. Ricordatevi che John (Corabi) ha scelto di sua spontanea volontà di dedicarsi alla carriera solista, e io, come gli altri, sono assolutamente felice per lui, ma, una volta che apri il tuo cuore e alla tua mente al cambiamento, non puoi che trarne giovamento! È sempre stato così per i Dead Daisies e lo sarà anche questa volta!
Non resta che vedervi dal vivo!
Appena sarà possibile noi saremo on the road; la musica è troppo importante per la salute non solo mentale di ciascuno di noi!
Articolo di Jacopo Meille