22/12/2024

Vinicio Capossela, Mantova

22/12/2024

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22/12/2024

Quintorigo e John De Leo, Conversano (BA)

22/12/2024

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22/12/2024

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22/12/2024

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26/12/2024

Vinicio Capossela, Taneto di Gattatico (RE)

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Felicitazioni! CCCP Fedeli Alla Linea 1984 – 2024

Dal 12 ottobre 2023 all’11 febbraio 2024 la mostra inedita ai Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia

Senza dubbio è la reunion più attesa d’Italia. Chi mai lo avrebbe detto 40 anni fa. Eppure i CCCP – Fedeli alla Linea sono diventati non solo oggetto di culto, ma anche parte portante della storia (musicale) d’Italia. Aggiungiamo che, a oggi, la band originale non si era mai più riunita. Le canzoni hanno circolato; alcuni singoli componenti hanno avuto vicende alterne (note, notissime, e meno note); sono poi arrivate le cover, celebrate anche a Sanremo ma fino a ora i quattro CCCP (ma la storia sarebbe, in origine, a tre, ma è tutta un’altra questione, davvero ormai solo underground – e ne trovate traccia nel volume “Io e i CCCP. Da Carpi a Berlino. Una storia fotografica e orale” di Umberto Negri (il primo bassista della band…).

Poi, all’improvviso, succede quello che non ci si aspetta. D’altronde, ciò che deve accadere, accade.
Sia chiaro, non si tratterà di una vera reunion nel senso ortodosso del termine, e questo è stato ben evidenziato nella conferenza stampa del 13 giugno a Reggio Emilia. Però, come ha ricordato Giovanni Lindo Ferretti, voce e fondatore del gruppo, la cellula dormiente si è risvegliata. Galeotto fu un docu-film, “Kissing Gorbaciov”, prodotto sostenuto da una campagna di crowdfunding, un lungometraggio di SMK Factory scritto da Luigi d’Alife, Andrea Paco Mariani e Roberto Zinzi, per la regia di Andrea Paco Mariani e Luigi D’Alife.

Per spiegarla in breve: nel 1988 Melpignano è un piccolo borgo di duemila anime della campagna salentina. Il sindaco comunista Antonio Avantaggiato, insieme al suo giovane collaboratore Sergio Blasi, e con l’aiuto di Antonio Princigalli della locale sezione dell’Arci Nova Pugliese, organizzano una “Rassegna meridionale di musica rock” chiamata “Econcertologia”. L’ambizione li spinge a guardare più avanti e a cercare di realizzare qualcosa di completamente rivoluzionario: organizzare un festival musicale facendo esibire, per la prima volta in occidente, gruppi rock provenienti dai paesi dell’Unione sovietica, mentre la primavera successiva saranno le eccellenze del rock italiano, prime fra tutte CCCP – Fedeli alla Linea e Litfiba, a esibirsi in Unione Sovietica. Nasce così il progetto “Idi di Marzo”, che è parte dell’oggetto del racconto del film in questione.

A quel punto le immagini di Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Annarella Giudici e Danilo Fatur, di nuovo insieme, hanno cominciato a fare il giro del web. Poi è arrivata la ristampa del “Libretto Rozzo dei CCCP e C.S.I” (la nostra recensione), e due presentazioni a Roma e a Parma (la nostra recensione). Non va poi dimenticato che nell’estate del 2022 c’erano state strane avvisaglie, perché gli ex componenti delle due band, C.S.I. e CCCP avevano mostrato sui social di essere stati a Cerreto Alpi, il paese di Ferretti. Già da quel momento si era iniziato a sperare.

Ricordiamo che, sul fronte C.S.I. una reunion, pur se mutilata, c’era stata, quella dei post-C.S.I.: una serie di concerti, e un album con qualche inedito, ma senza Giovanni Lindo Ferretti alla voce (ma con la sua benedizione, così raccontano le cronache). Per i CCCP, invece, nulla. Poca roba semmai: un omaggio di Zamboni, con uno spettacolo che è diventato un album, nel 2017, per i 100 anni della Rivoluzione d’Ottobre, e poi qualche lavoro di revival. Niente di più. Negli anni sono arrivate delle ristampe; un cofanetto in vinile, rarissimo ormai, e con i prezzi degli album che, di anno in anno, sono volati alle stelle. Insomma, la cellula restava dormiente. Niente, nulla e nessuno sembravano in grado di risvegliarla.

All’improvviso, in maggio, la notizia: una mostra celebrerà i 40 anni dei CCCP. Era lecito sperare, dunque. Zamboni, a tutti gli effetti, è ancora attivo, fra libri e musica. Ferretti ha chiuso da non molto, dopo quasi un decennio, il progetto live “A cuor contento”. Senza dimenticare che, l’anno scorso, ha tenuto un concerto magico, senza amplificazione, in montagna, dalle sue parti. Fatur lavora con un gruppo che, ha dichiarato in conferenza stampa, ricorda un poco i CCCP. Annarella, invece, è lontana dalla musica, ma non ha scordato i CCCP. Ha creato una mostra, anni fa, con un bel catalogo (lo si trova ancora in commercio), ma ha sempre fatto sapere che, fuori dalla dimensione pubblica, non voleva saperne dei CCCP.

Il progetto però ha preso piede. Dal 12 ottobre 2023 all’11 febbraio 2024, dunque, la mostra “Felicitazioni” sarà ai Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia. I biglietti sono già in prevendita sul sito della Fondazione Palazzo Magnani (www.palazzomagnani.it), mentre sulle piattaforme online è già in prevendita il catalogo della mostra. Il tutto per celebrare i 40 anni dall’uscita del primo ep dei CCCP – Fedeli alla Linea, intitolato “Ortodossia”. Da quanto spiegato alla presentazione del progetto si tratterà di un racconto audio-visivo, su vari piani, del lungo viaggio di questa band, nata da una stretta di mano a Berlino fra Zamboni e Ferretti, e terminata con l’album capolavoro “Epica Etica Etnica Pathos” del 1990.

L’esposizione conterrà ambientazioni dell’epoca, materiali vari, video, racconto per immagini e oggetti che, a quanto spiegato, Annarella Giudici ha conservato in modo attento e certosino. Una mostra, pensata da Zamboni e Giudici, così ha confessato Ferretti, perché io e Fatur non ne sapevamo nulla, e siamo stati messi davanti al fatto compiuto. Un vero evento per Reggio Emilia, che celebrerà così questi ex giovani, figli della sua storia, e che hanno usato l’immaginario sovietico per fare spettacolo e creare arte, musica, teatro e cultura, con la C maiuscola. Non solo, Reggio Emilia, è stato ricordato, sarà parte attiva a tutti gli effetti di questo progetto, riconoscendo ai CCCP di far parte di una storia ormai collettiva, e popolare, della città.

Poi ci sarà l’evento nell’evento, e cioè il “Gran Galà Punkettone di parole e immagini”, il 21 ottobre al Teatro Valli (biglietti già in vendita). Di cosa si tratterà nel dettaglio, non è dato sapere. Non lo sappiamo neppure noi, hanno spiegato i quattro CCCP, sembrando del tutto onesti. Di sicuro non sarà un concerto, dato che a presentare la serata ci saranno due giornalisti. Non c’è, per citare un famoso brano, quel tale, che scrive sul giornale e sul web, e si diverte a bacchettare chiunque scriva dei Nostri, dato che si è auto proclamato biografo esperto ufficiale. Lui non è stato chiamato, no. Ci saranno invece Daria Bignardi e Andrea Scanzi. Già. Punk per punk, pure il programma sembra infatti rispettare questa tradizione. Concerto? Memoria collettiva? Racconto? Omaggio? Non è dato sapere. Io penso che si tratterà di una lunga chiacchierata, diricordi, con alcuni video e con alcuni ospiti speciali che canteranno le canzoni dei Nostri (scommetto su Vasco Brondi, fra questi).

Poi, alla fine, senza dubbio loro quattro qualcosa suoneranno, ma non sarà più di questo. Ferretti è stato chiaro: non ho più l’età per cantare “Emilia Paranoica”, neppure “Spara Yuri”. Sono il più vecchio di tutti, e questa reunion avrebbe fatto bene a tutti se io non ci fossi stato più. Ma la cellula ora si è risvegliata, e vedremo cosa fare, ma non di certo un tour, e neppure una serie di concerti. Quindi, stando a quanto detto, i CCCP rivivranno a teatro, in una mostra, in un catalogo e, nelle parole di Zamboni, in una nuova raccolta. Speriamo con brani live, che sarebbe comunque un dono inedito. Ma, alla fine, c’è da scommetterci, verrà riproposto quanto già edito.

Fin qua i fatti. Tuttavia, dato che alla presentazione Rock Nation c’era, i quattro (ma in realtà principalmente Ferretti e Zamboni) hanno parlato anche di molte cose.

La conferenza stampa è stata indetta il 13 giugno, il giorno dopo la morte del leader di Forza Italia e, inevitabilmente, si è partiti da lì. Perché la storia, hanno chiesto in molti, era finita maledicendo la Fininvest, parafrasando “Maciste contro tutti”, brano iconico di “Epica Etica Etnica Pathos”. Non ci avremmo mai pensato, le cose si mettono però in questa direzione. Era ovvio trovarci qua, in questo palazzo che era sede del Pci di Reggio, in questa sala, in questo tempo, in questa epoca. È insensata questa cosa. Siamo sempre stati processati per eccessi di contenuti, e continuiamo con questa tradizione. Ed eccedendo nei contenuti, attorno a questo tavolo dove si è decisa la storia di Reggio, è ovvio che arrivino domande di questo tenore. Noi non ci siamo sciolti, non lo abbiamo mai detto. Ci risvegliamo da cellule dormienti, in un mondo dove c’è ancora lo stesso nemico, l’Impero del Male. Ci siamo addormentati maledicendo la Fininvest, e ieri è successo quello che sappiamo. Sono cose che ti arrivano addosso, e con le quale devi fare i conti. Noi abbiamo sempre messo in musica il nostro tempo. Per questo abbiamo fatto sempre i conti con la storia, la nostra epoca e il nostro presente. Questo è quello che è accaduto, ma per quello che accadrà il 21 ottobre, dobbiamo attendere che accada. Stiamo anche noi aspettando. Non è detto che sia musica, vedremo cosa succederà, e lo trasformeremo in qualcosa ha spiegato Massimo Zamboni.


C’ho pensato tutto il pomeriggio, e questa notte. Sembra che Berlusconi sia morto per darci una mano. Non c’è dubbio che l’unico politico che ho sentito dire cose sensate sull’Ucraina, e difendere la pace, sia stato Berlusconi. Questo mi ha fatto sorridere, e cioè pensare che Berlusconi, con poche frasi, abbia fatto contente molte persone che l’hanno detestato. Se ritrovassi quel pezzetto, lo userei in un concerto dei CCCP ha commentato Ferretti. È difficile, perché i CCCP sono sempre stati connessi con il proprio tempo, ed onesti con se stessi; sovrastati dall’attualità e dall’accadere. Ci siamo abituati. Questa è la nostra ragion d’essere. Noi cantavamo “Spara Yuri”. Noi cantavamo “Emilia Paranoica”. Difficile che ci si trovi a Reggio Emilia, e non ci salti fuori un’Emilia Paranoica. Sta nell’ordine delle cose. Come la mettiamo giù? Questo è il problema del Valli, della serata del 21. È ovvio. Io non avrei mai voluto essere qua. Zamboni e la soubrette hanno pensato e lavorato molto. Io e Fatur abbiamo scoperto il tutto dopo. Tutto è stato sistemato perché accadesse. Se aspettate che io muoia, è già più facile. Senza Ferretti è più semplice, e ve la godete di più. Invece, tutto era stato pensato, ma mancava qualcosa. Una guerra è iniziata, e io oggi non scriverei più “Spara Yuri”… Non avrei più quella strafottenza. Fatur non si denuderebbe per le massaie.

Poi le cose succedono. Un gruppo di registi interviene per costruire un docu-film, una storia di fine degli anni’80. Quando c’era un barlume di cambiamento. Vorrei però ricordare che Berlusconi ha fatto dell’Europa un porto di mare, garantendo la pace e il benessere, insieme alla m… che ci ha regalato, per due decenni. Una pace augustea, come per l’Impero Romano. Può piacere o no, ma è così. La verità è complessa prosegue Ferretti che non tralascia un’altra riflessione. Il senatore Bonazzi di Reggio, era nostro fans, ed era convinto che i CCCP fossero una grazia caduta in questa città. Il legame con il Pci, e con questa città, è enorme. Non possiamo non tener conto del fatto che il giorno prima di questa presentazione, Berlusconi, il protagonista del trentennio che ci separa dal 1990, è morto. Ci ha lasciato qui da soli. Non c’è più neppure il nemico. Non solo ha organizzato la Destra, ma anche la Sinistra, diventando il nemico attorno al quale essere attivi.

Queste domande andrebbero fatte ad altri, ma sono propri della nostra storia questi aspetti, che stanno fra il palco e il mondo. Non eravamo nati per fare i musicisti. Ci siamo trovati a farlo perché c’erano le condizioni per farlo; come ci siamo trovati a fare questa mostra, perché si sono create le condizioni per farla. Ci hanno offerto il Chiostro di San Pietro. Non potevo dire di no, anche se stanco e vecchio. Questo luogo ha un di più nella mia vita e nella mia storia. Stessa cosa, come fai a non fare una serata al Valli? Ma anche solo per far ridere i vecchi parlamentari di Reggio. È difficile fare la mostra, e abbiamo molti collaboratori che ci conoscono bene. Da soli non riusciremmo a metterci in scena. Le cose, però, accadono così. Se hai bisogno di un fabbro, quello si presenta. Ciò che deve accadere, accade. E a noi sta di nuovo accadendo. Quando a Cerreto abbiamo fatto l’intervista per il film, noi non ci vedevamo da trent’anni. Ci siamo trovati bene, inspiegabilmente molto molto bene. Era successo qualcosa, ed era così. Quando ci siamo trovati tutti e quattro, la cellula si è risvegliata. Ma il mondo è cambiato, e i referenti non ci sono più.

Quelli che ci hanno svegliati, non ci sono più, e c’hanno lasciato nel guano. Che cosa dobbiamo fare? Allora la mostra comincia ad avere un senso. Sarà bello, come è stata bella la storia dei CCCP. A qualcuno non piacerà, a qualcuno starà proprio sui c… , perché è così. Comunque, è una storia legata a Reggio Emilia; è una vicenda che ha travalicato i confini politici sia di Destra che di Sinistra. Siamo stati una band icona. Poi ce ne siamo fatti una ragione. Siamo stati qualcosa di forte, nel panorama di questo paese. Ho scoperto che dei padri domenicani erano nostri fans. Non vogliamo fare la caricatura dei CCCP. Vorremo invecchiare bene, siamo vecchi, e io sono vecchio. Noi vogliamo aver la stessa dignità di quando eravamo giovani e strafottenti, non essendo però vecchi e strafottenti. No. Non vogliamo essere ridicoli. Vorremmo che la mostra sia una botta, qualcosa che sia degno di essere visto. Ci aiuta l’accadere delle cose, perché le persone di cui abbiamo bisogno arrivano spiega sempre Ferretti.

Siamo sempre stati abituati a vivere in mezzo agli opposti
– continua Zamboni – senza necessariamente pensare di doverli far convergere. Qui mi sento a casa. Su questo tavolo è passata la storia, ma questa è trascorsa anche attraverso noi. Noi siamo tutto questo. Quindi non abbiamo molti problemi rispetto all’iconoclastia. La mostra è la conseguenza rispetto a quello che noi siamo. Non sarà una mostra rock ’n roll, non ci saranno solo memorabilia. Metteremo in mostra un circuito di pensieri. Quanto meno un decennio. Quel decennio conteneva quello che c’era stato, e quello che è venuto dopo. La nostra intenzione è di mostrare tutto quello che c’era. Con la stessa perplessità con la quale ci muovevamo in quel mondo nel quale si viveva. Sarà solo più ordinato e cronologico in quelle stanze. Il secondo piano invece sarà più tumultuoso, e sarà lo specchio di una casa occupata. Quante ne abbiamo viste. Questa sarà la parte più forte, ed emozionale. Lasciamo che siano gli altri ad avere i problemi. È molto meglio che i problemi se li pongano gli altri, è una ricetta che ti fa vivere molto meglio.

Sul fronte di chi ha cantato le canzoni dei CCCP, adesso mi ci sono abituato – racconta Ferretti – ma non è stato facile all’inizio. Io stesso mi dicevo che le canzoni dei CCCP non erano cantabili al di fuori di quel contesto. Poi, piano piano, ho iniziato a cantarle ancora. Se le canta Massimo, allora le posso cantare anche io. Quando è uscita la versione della Nannini di “Amandoti”, è stato bello. Era una interpretazione onesta, l’ha fatta sua con anche un minimo di ri-arrangiamento. Lei poi si è anche scusata con me, non era fans dei CCCP, e non sapeva fosse un nostro brano. Anche il Vescovo di Reggio Emilia ha elogiato quella canzone. Fa che piacere. Ho visto poi la pubblicità di una macchina, e subito dici: cavolo, i figli se ne vanno proprio dove vogliono. Te ne fai una ragione. Noi abbiamo imparato a non porci problemi, questo si risolvono vivendoli. Le nostre canzoni le possono cantare chiunque. C’è chi lo fa bene, c’è chi lo fa peggio. Chi riesce a farla sua, allora la fa funzionare. Ho sentito la versione dei Maneskin, cantata a Sanremo. Non mi era dispiaciuta, e va ricordato che c’era Manuel Agnelli dietro a questa operazione. Le canzoni sono così. Quando c’eravamo, facendo promozione dei nostri dischi, dicevamo con Annarella “acquisiteli”. Una volta che in disco lo hai acquisito, è tuo, e ne fai quello che vuoi. Tutti hanno diritto a cantare le canzoni dei CCP, e i Maneskin, non mi erano dispiaciuti. E conclude Zamboni: abbiamo sentito anche i tifosi della Cremonese cantare “Amandoti”, in curva. Poi ci hanno detto che in un asilo cantavano “Amandoti”. I figli appunto vanno dove vogliono.

Poi si è parlato, ancora per un poco, della mostra. Forse, tuttavia, è meglio lasciare comunque un poco di mistero… Però una cosa è certa: la cellula si è risvegliata, e i CCCP stanno lavorando, e questa è cosa buona e giusta. Se ne sentiva la mancanza.

Articolo di Luca Cremonesi

Gran Galà Punkettone – Teatro Valli a Reggio Emilia, 21 ottobre 2023
Mostra – Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia, dal 12 ottobre 2023 all’11 febbraio 2024

Info https://www.palazzomagnani.it/biglietteria/

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