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22/12/2024

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22/12/2024

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Francesco Sgrò intervista

In arte Sgrò e basta, trentunenne cantautore intimista

Sgrò intervista

Abbiamo intervistato Francesco Sgrò, in arte Sgrò e basta, trentunenne cantautore intimista. Dopo “In Differita”, esce oggi 8 ottobre 2020 il video del suo secondo singolo, “Le Piante”.  Lo raggiungiamo al telefono, dove tra le altre cose ci spiega che “singolo” non sarebbe proprio la definizione esatta per i suoi pezzi.  Parlare con lui è stato molto piacevole, nonostante fosse febbricitante.

Allora Francesco, hai fatto uscire due singoli, “In Differita” e “Le Piante”, entrambi nel 2020, l’anno che possiamo considerare più disgraziato da molto tempo a questa parte.  Il primo singolo è uscito durante il lockdown, il secondo probabilmente alle porte di un nuovo lockdown. È un anno particolarmente nefasto soprattutto per chi vive di arte, di pubblico, di palco, di gente intorno. Tu come stai vivendo questo esordio che possiamo definire un po’ “viziato”? 

Hai ragione! A essere sincero non è proprio stato il periodo migliore…  Io peraltro sono uscito poco prima del lockdown, ma non è che è successo tutto quanto e io ho deciso usciamo ora!, era già preventivato da mesi….  In questi giorni sto accettando il fatto che tutto possa andare male.  La cosa mi da comunque molta grinta, non mi affossa assolutamente, ma devo essere realista: come fa un autore che fa la musica che faccio io a promuoverla, se non può suonare?  Ho fatto dei concerti prima che uscissero i pezzi ma poi nulla, era stato invitato a due festival ed entrambi sono stati annullati. Uno poi mi ha chiesto un video, sono stati carini, ma dai… suonare non è la stessa cosa…

Uscirai con un album ora? Continuerai nonostante tutto o aspetterai tempi più propizi?

Devo confrontarmi con gli altri ma la mia idea sarebbe quella di fare uscire l’album completo, che è pronto da un po’ di tempo, quando questa situazione sarà un pochino più calma, nel frattempo fare uscire dei singoli.  Ma poi, vedi, non si tratta di singoli, io ho fatto un album e non ho pensato a dei singoli.  Con tutto rispetto per chi fa i singoli, ci mancherebbe, ma la mia è la costruzione di un immaginario musicale…

Andiamo un po’ sui contenuti… hai fatto due pezzi che parlano di due storie d’amore in difficoltà. La prima, “In Differita”, parla di una relazione che non funziona più, due facce in doppia fila, dici, destinate ad essere portate via. Nella seconda, “Le Piante”, con i pianti che non fai annaffi le piante, che muoiono.  È la tua visione dell’amore o è un momento negativo che dura da un po’? O ha senso scrivere solo quando c’è sofferenza o dolore nelle relazioni?

Allora, hai toccato tante cose… intanto Il gioco, il love test, dove l’utente perde sempre, mi serviva per sdrammatizzare proprio quel momento di rottura che è la tematica di “In Differita”.  Per quanto riguarda invece il fatto di scrivere quando c’è una sofferenza… non so, dico che quando viene viene, quando uno ha voglia di prendere uno strumento si fa e basta, lo sai meglio di me, è come decidere di uscire a fare una passeggiata o andare al bar, una voglia nasce da un qualcosa, chissà dove, nasce da qualcosa che ti spinge a fare qualcosa ed è così…una mia amica diceva: se mangi pizza caghi pizza!  Mi faceva ridere perché in effetti aveva ragione, io in quel periodo mangiavo quel tipo di tematiche e non potevo che buttare fuori quelle tematiche.  Ho anche riflettuto tantissimo su questa cosa di esprimere la propria intimità, di essere così monotematico, ma alla fine ho detto: ragazzi, sono così e basta, questo è!

Proprio su questo ho due domande da farti: ti definivi un cantautore domestico al momento dell’uscita di “In Differita”, nel senso di cantante della propria intimità, dell’a-tu-per-tu, mi piace quando dici che quando ci si trova in più di due è conversazione, non più intimità. Hai un po’ questa ambivalenza: da un lato sei riservato, dall’altro ti metti a nudo nelle canzoni.  Riesci a viverla tranquillamente questa cosa?

Per niente…per niente… spessissimo mi domando: ma che cazzo gliene frega alla gente di quello che dico? La salvezza è l’ironia a cui mi aggrappo sempre, se non c’è ironia e autoironia è la fine, è la fine del progetto Sgrò…

Sono perfettamente d’accordo con te … tra l’altro, a proposito di ironia, cercando notizie su di te in internet ero capitato in una pagina tutta verde, che avevi dedicato alle piante, che raccontavi essere stato il tuo rifugio durante il lungo lockdown.  Ho anche compilato la cartolina per sapere a che fiore sarei stato associato, e sono in attesa del verdetto…  è stata tolta quella pagina?

No no, quella pagina è una rivista immaginaria di botanica, quando uscirà l’anteprima del video verrà riattivata. Prima c’era il lovetest (vedi sopra) e qui abbiamo la ricerca del proprio fiore.  Anche questa, detto tra noi, è una maniera per proporsi in una modalità non canonica, auto-ironica, originale…

Non ti senti propenso, interessato a lanciare lo sguardo anche alla società che ci circonda, al mondo e a tutte le problematiche che emergono?

Sono stato estremamente combattuto su queste tematiche perché io ogni giorno mi informo, la politica mi interessa da sempre, da quando ero adolescente.  Sono cresciuto con riferimenti musicali degli anni Settanta come Claudio Lolli.

Era l’altra domanda quella su che riferimenti musicali hai…

Beh, in questo disco soprattutto, parlando di italiani, Battiato e Battisti… ma tornando alla domanda di prima, comunque, il punto è che la mia dimensione intima è molto forte, anche se spero che mi porti anche altrove.  Credo comunque che per uscire di casa bisogna avere chiaro prima quale sia la propria casa, io mi sto spostando fuori casa, per un disco futuro, ma è stato necessario il passaggio precedente…

Tu vivi a Bologna, ma Lucca, la tua città, ha avuto un ruolo ha avuto nella tua formazione e nella tua avventura musicale?

Di sicuro! È stata lei a permettermi di andare via… se fossi stato meglio in una città migliore, con affinità emotiva, sarei rimasto lì… quindi la ringrazio per avermi portato a Bologna.

Ho letto che hai studiato pianoforte e chitarra.  Queste prime atmosfere sono abbastanza elettroniche, è il tuo stile caratterizzante quello che esprimi ora?  

Mi piacerebbe ritornare prima o poi a chitarra e voce. Tutti i brani sono stati mandati al produttore artistico con chitarra e voce o piano e voce, fine.  Poi li abbiamo costruiti dopo, ecco, poi sono stati messi dei vestiti.  Però secondo me ed è lì la grandezza di Battisti, di cui si parlava prima… al di là dei testi, che a volte fanno un po’ anche ridere, ma la grandezza enorme è che le sue cazzo di canzoni, chitarra e voce, stanno in piedi, non le smuovi, questa roba per me è ammirazione totale. Se penso a “L’aquila”, che è uno dei miei pezzi preferiti, mamma mia, chitarra e voce, spacca.

Quindi ti aspettiamo da vivo e ti sentiremo con chitarra e voce?

Certo, appena si potrà certamente…

Articolo di Marco Zanchetta

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