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Joe Barbieri intervista

Musicista coinvolgente con una presenza elegante e accogliente sul palco

Joe Barbieri foto_GiuliaBreschi

Joe Barbieri è un cantautore e produttore napoletano con una grande capacità interpretativa che unisce la forza della passione per la musica con la delicatezza delle melodie e delle parole. Assistere a una delle sue esibizioni (qui la nostra recensione) è un’esperienza che coinvolge totalmente grazie alla sua voglia di dialogare con gli spettatori e renderli compagni di quel viaggio che noi chiamiamo concerto. Un artista così non passa mai inosservato.

Cos’è per te la composizione della musica? Quando scrivi hai già in mente il messaggio che vuoi trasmettere oppure si svela passo dopo passo?

Il processo si muove molto in profondità, ad un livello di coscienza solo in piccola parte consapevole. Sostanzialmente, a distanza di tanti anni dal momento in cui ho iniziato a scrivere canzoni, ho imparato che devo semplicemente assecondare questo processo e nella maggior parte dei casi non ho la percezione di che cosa si sta muovendo e sta premendo per venire fuori. Poi, ad un certo punto, lo capisco e lo assecondo, vado nella sua direzione: faccio in modo di seguire la composizione quando è ancora un germoglio fino a che non ha una forma compiuta. Io considero la composizione un’esigenza espressiva, un modo per tirar fuori cose che, altrimenti, rimarrebbero non dette.

“Tratto da una storia vera” è il tuo nuovo progetto: di chi è la storia di cui parli?

La storia di cui parlo sarebbe la mia, ma da quando l’album è uscito, ormai da qualche mese, ha incontrato la vita delle persone, che ho a mia volta incontrato dopo che hanno ascoltato il disco. Ho scoperto che questi brani sono anche la loro vita e che la storia che racconto è anche quella di chi li sente propri. Come diceva Massimo Troisi ne “Il postino”, la poesia non è di chi la scrive, ma di chi la usa, ed è lo stesso per le mie canzoni: si crea una comunità emotiva, ci si identifica nelle parole, nel modo di usarle, di scrivere una melodia ed è come riconoscersi a vicenda. In un mercato musicale moderno, dove tutto sembra essere stato omologato, il bello dell’universalità della musica sta nel fatto che ognuno può riconoscersi trovando il proprio guscio in ciò che sente veramente rappresentativo delle sue esperienze, dei suoi pensieri e delle sue emozioni.

Con la capienza totale delle sale da concerto e dei teatri, la musica sta ripartendo e i tour degli artisti aumentano, ma ancora tutto non è tornato come prima, ancora ci dobbiamo tutti attenere a regole che ci permettano di fruirne in pieno. Cosa rappresenta un tour dopo il blocco della pandemia e soprattutto con questi cambiamenti?

Da artista, ammetto che ci vuole molta pazienza, ma anche come fruitore di musica devo dire la stessa cosa, perché quando penso se partecipare oppure no ad una serata, faccio molte più valutazioni rispetto a prima. Inoltre c’è da dire che, dopo un anno e mezzo di pandemia, le finanze di molte famiglie sono ancora molto provate, quindi anche se c’è la riapertura totale delle sale, questo non corrisponde necessariamente al ritorno immediato alla situazione precedente: ci vuole un po’ di pazienza. Sia come artista che come spettatore, mi auguro che dalla primavera in poi si torni davvero alla normalità.

Il tuo rapporto con il pubblico è molto bello perché spesso cerchi di coinvolgerlo nella serata annullando così la distanza del palco. Quanto è importante per un artista il rapporto con chi ha davanti?

Credo che sia fondamentale interagire con il pubblico, anche se non sempre i risultati sono gli stessi, perché le alchimie le fanno le persone e la varietà di caratteri che puoi incontrare è enorme. Un artista che è sul palco, soprattutto se è da solo, se incontra nel pubblico la sua stessa disponibilità e voglia di dialogare, allora si crea una magia.

Articolo di Alma Marlia, foto di Giulia Breschi

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