Arrivo al Santomato Live, il noto locale di Pistoia dove suonerà Kee Marcello, nel tardo pomeriggio del 10 ottobre 2019, in tempo per un aperitivo mentre aspetto l’ex chitarrista degli Europe. La serata è di quelle interessanti, in scaletta una manciata di successi, qualche brano nuovo e un paio di cover a sorpresa, coadiuvato da una band di turnisti italiani tutti di ottimo livello. Personaggio gentile e simpatico, appena finito il soundcheck lo raggiungo nella saletta adibita a camerino, mi fa cenno di sedere e mi offre un bicchiere di Chianti insieme a salumi e formaggi dal tagliere al centro della tavola allestita per il gruppo.
Sembra che l’Italia sia una seconda casa per te, suoni da noi molto spesso.
Sì, mi piace molto la gente, il cibo, il vino… e i vostri musicisti. Ho trovato ottimi musicisti nel vostro paese.
Trovi che i fan italiani siano rimasti legati più di altri al fenomeno Europe?
Sì, è proprio così. Negli anni Ottanta e Novanta gli Europe erano veramente molto famosi e amati in Italia, e siamo grati per questo. Ci chiamavano per nome come si fa con gli amici, eravamo come in un enorme club di amici!
Parlaci delle tue scelte musicali, il rock è sicuramente il tuo territorio, ma quali altri generi ami ascoltare e suonare?
Mi piace il Jazz, ho iniziato a suonare con il Jazz, con il mio primo gruppo suonavamo Fusion.
Chitarristicamente parlando, quali sono le tue scelte attuali di setup? Sei un tipo vintage o hai adottato soluzioni digitali?
Sono decisamente vintage! Al momento uso un testa-cassa DV Mark (Mark Bass) che è un marchio italiano, conosco molte marche italiane, come Cicognani e Brunetti, e ovviamente la Soldano, anche se in realtà sono statunitensi di origine italiana. Come pedali uso un delay, un whawha, uno strano pedale che si chiama Freqout che mi occorre per simulare feedback senza per forza avvicinare la chitarra all’amplificatore, usando setup diversi sarebbe impossibile avere ogni sera lo stesso risultato, e ovviamente il chorus che uso per gli assoli, nello stile di Steve Lukather e Neal Schon.
Durante il soundcheck ti ho sentito suonare “Cause we ended as lovers” nella versione di Jeff Beck tratta da “Blow by blow”, complimenti, è un album che considero eccelso.
Oh sì! Non l’avevamo mai provata prima, io adoro Jeff Beck e sono d’accordo con te, “Blow by blow” è un album che rasenta la perfezione. Lo conosco a memoria, posso suonarne, persino cantarne, ogni frase!
Articolo di Claudio Rogai, foto di Letizia Mugri