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La Crus intervista

Nel 2024 vedrà la luce un nuovo album di inediti al quale farà seguito un attesissimo tour

Ebbene, lo ammetto: faccio parte di coloro i quali la notizia della reunion dei La Crus ha fatto fare un balzo sulla sedia, lasciandomi tanto incredula quanto felice. I La Crus, nati a Milano trent’anni or sono, si sono sempre distinti, nel fulgido panorama Alternative degli anni ‘90, per classe, innovazione ed eleganza, tratti distintivi che hanno permesso di ottenere enormi riconoscimenti da parte di pubblico e critica. La prima grande sorpresa di questo ritrovato sodalizio musicale si è avuta il 27 ottobre con la pubblicazione della nuova versione di “Io confesso”, iconico brano, vincitore morale del Festival di Sanremo 2011, impreziosita dal featuring di Carmen Consoli e dalla produzione di Matteo Cantaluppi. Il prossimo anno vedrà la luce un nuovo album di inediti al quale farà seguito un attesissimo tour che è stato anticipato il 25 novembre a Reggio Emilia, presso il Teatro Ariosto, in una serata condivisa con Paolo Benvegnù, all’interno della XVII edizione del Festival Il Rumore del Lutto. Abbiamo intervistato Cesare Malfatti, co fondatore della band, assieme a Mauro Ermanno Giovanardi e Alessandro Cremonesi.

Cosa vi ha spinto a riformare i La Crus?
Il disco, che uscirà il prossimo anno, parte da molto lontano, ovvero dal periodo Covid. Abbiamo iniziato a lavorare nel 2020, la riunione era stata fatta forse il giorno prima che chiudesse tutto, quindi già tre anni fa. Abbiamo lavorato all’inizio in quattro cioè io, Mauro Ermanno e Alex Cremonesi che è il terzo La Crus da sempre, assieme a un fonico, Marco Tagliola. Nonostante le difficoltà logistiche dovute al periodo di chiusure siamo arrivati ad avere tanto materiale ma ci siamo fermati, abbiamo lasciato tutto lì fino a sei, sette mesi fa quando, per volontà della Mescal, ovvero il nostro primo management, è ripartito il progetto, abbiamo trovato un nuovo produttore ovvero Matteo Cantaluppi, che ha preso i pezzi, ci ha lavorato e adesso stiamo ultimando il disco.

Avete alle spalle più di trent’anni di carriera e di attività. Secondo te in questi trent’anni è cambiato il modo di fare musica?
È cambiato tutto. In trent’anni è difficile riconfermarsi, è difficile non avere problemi tra musicisti, insomma è un mestiere difficile.  È cambiato tutto perché trenta anni fa si facevano i dischi e si facevano tanti concerti, adesso se ne fa di meno, si guadagna molto meno dalle vendite dei dischi, è arrivato Internet, sono arrivati i social, è veramente cambiato tutto.

Anche nella pratica? Ovvero non solo all’interno di un contesto ma come stesura dei brani, come lavorazione o come tecnica?
Quello non tanto, noi eravamo molto in anticipo sui tempi, non siamo mai stati un gruppo che suonava in sala prove, formato da chitarra, basso, batteria e cantante, siamo sempre stati un progetto in studio. Io avevo un piccolo studio a Milano e sono arrivati Alex, che è colui che si è sempre occupato maggiormente dei testi e Joe (Mauro Ermanno Giovanardi ndr) che era un cantante e lo è tuttora. Io sono entrato come persona che sapeva usare l’elettronica, sapeva usare il campionatore, erano i tempi dei primi dischi dei Portishead, Massive Attack, Alex e Joe hanno voluto sperimentare questa nuova tecnica compositiva che si faceva in studio, ed è quella che abbiamo ancora. Adesso si usa molto di più fare questo tipo di cosa, quindi da quel punto di vista non è cambiato molto.

È uscito da pochissimo il primo singolo “Io confesso” con il featuring di Carmen Consoli. Come è nata l’idea di lavorare con lei? So che c’erano già dei pregressi con Carmen sempre per “Io confesso” giusto?
“Io confesso” è stato un brano un po’ travagliato. È un brano di Joe e io ci ho lavorato pochissimo però assieme l’abbiamo portato a Sanremo nel 2011. Carmen è una cantante che conosciamo da tanto tempo e aveva già fatto un pezzo con noi perché, frequentando Catania, conosciamo molto bene l’ambiente, quindi è venuto abbastanza naturale. La strategia per questo nuovo disco è quella di uscire con due singoli in duetto. Il primo è stato “Io confesso” il prossimo uscirà a metà gennaio però ancora non lo sveliamo.

Infatti era una delle prossime domande, niente spoiler sul prossimo singolo dunque?
Non si può perché siamo ancora in lavorazione, quindi non sarebbe bello fare anticipazioni. A marzo usciremo con il singolo inedito e con il disco.

Avete già una data per l’uscita del disco?
È all’inizio di marzo ma la data non è ufficiale perché ci sono ancora quattro pezzi che devono essere mixati. Ci sono delle cose che stiamo definendo in questi ultimi giorni e la distribuzione, che sarà Warner, non avendo ancora il prodotto fisico finito, non può ufficializzare una data specifica.

Possiamo dire di quanti brani sarà composto?
Saranno otto brani inediti perché l’idea è di uscire in vinile e digitale, il cd lo valuteremo in un secondo momento, quindi otto brani potrebbe essere la giusta dimensione, anche se ne abbiamo tantissimi.

La produzione è di Cantaluppi, ha portato valore aggiunto all’interno del disco?
Certamente, ha dato molta potenza a quei brani che potevano essere i singoli. Quindi sì, sicuramente ha dato molto valore aggiunto.

Dopo l’uscita dell’album seguirà una tournée?
Sì, l’idea è di iniziare a suonare proprio con l’uscita del disco.

Il 25 novembre avete aperto le danze con un live a Reggio Emilia, come è stato?
È stato bello anche se è stato difficile perché purtroppo Joe si era ammalato di Covid due settimane prima. Ha avuto un’influenza molto forte quindi era un po’ debole di voce, abbiamo dovuto fare delle prove senza di lui, quindi è stato complicato prepararlo. Però alla fine è stato molto bello, molto forte, molto intenso. Abbiamo presentato tra l’altro tre brani inediti che saranno nel disco e abbiamo fatto tanti pezzi vecchi. Abbiamo suonato per la prima volta con due elementi diversi dal solito che sono Marco Carusino al basso e Chiara Castello alle tastiere e alla voce, mentre Leziero Rescigno è il batterista che ci accompagna da diversi anni. È stato bello, è stato forte, intenso, un bel concerto, tanta gente, tanti complimenti, tanta commozione. Un po’ come era stato l’ultimo concerto nel 2008 fatto agli Arcimboldi, una bellissima festa, anche se era l’ultimo concerto dei La Crus, con tanta gente molto commossa per questa cosa.

Articolo di Silvia Ravenda

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