22/12/2024

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22/12/2024

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22/12/2024

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22/12/2024

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OSKA intervista

Un sound tra Indie-Pop e Modern Folk, che oscilla tra acustico ed elettronico

Dopo l’EP di debutto “Honeymoon Phase”, con il quale ha vinto gli XA music Export Award al Vienna Festival, la cantautrice austriaca OSKA (nome d’arte di Maria Burger) torna con il suo primo album “My World, My Love, Paris”, fuori il 25 febbraio 2022 per Nettwerk Records. Con un sound tra Indie-Pop e Modern Folk, “My World, My Love, Paris” crea un’atmosfera particolare, che oscilla tra acustico ed elettronico, difficile da definire e per questo decisamente interessante (qui la nostra recensione). Abbiamo rivolto qualche domanda a OSKA per conoscere la sua storia e la sua musica attraverso il suo sguardo.

Leggendo la tua biografia, sembra che la tua famiglia abbia avuto un ruolo fondamentale nell’avvicinarti alla musica; è così?

Il mio amore per la musica è cominciato proprio con la mia famiglia. Specialmente con mia madre. È stato davvero speciale crescere con una madre che ci parlava di canzoni e artisti, che cantava e suonava la chitarra molto bene. Eseguire canzoni mi sembrava così naturale che pensavo che ogni famiglia del pianeta cantasse costantemente insieme. Più avanti sono stata influenzata anche da tutta la musica che ascoltavano i miei quattro fratelli più grandi. Il maggiore mi ha regalato un disco di Kate Nash per Natale, mia sorella ascoltava in continuazione Regina Spector e mio fratello aveva appeso sulle pareti della sua stanza i poster dei Linkin Park e dei papa Roach. Nel frattempo mia madre metteva Joan Baez e la musica irlandese ogni giorno prima che andassimo a scuola.

Dopo il tuo EP di debutto “Honeymoon Phase”, “My World, My Love, Paris” è il tuo nuovo album: ti andrebbe di raccontarci come è nato? Come sei cambiata da allora?

La maggior parte delle canzoni sono state scritte nel 2020. Alcune sono state scritte in dirittura d’arrivo, mentre altre hanno già qualche anno.  Per esempio ho scritto “Hallucinating” circa tre anni fa. Ho capito dopo aver scritto il brano che volevo che fosse l’ultimo del mio primo album, perché finisce con la domanda: Would you hallucinate a little longer with me? \ Vuoi allucinarti ancora un po’ insieme a me?

Il brano di apertura del disco è stato l’ultimo ad essere completato, quindi è probabilmente il pezzo più vicino a me come persona e come cantautrice. Si interroga sul valore di una canzone in un mondo in cui la musica non è pagata abbastanza. 

Volevo pubblicare un album prima ancora di aver finito di scrivere la mia prima canzone, più di dieci anni fa. Allora ero affascinata dalle canzoni e sono felice di essere ancora innamorata delle canzoni e della musica come lo ero allora. Probabilmente è qualcosa che non cambierà mai, ma noto molti cambiamenti da quando ho finito il disco. Credo che sia assolutamente normale e importante evolversi costantemente come persona e anche come musicista.

Mi rendo conto che è come chiedere a una madre quale sia il suo figlio preferito, ma se dovessi scegliere un brano che più di tutti gli altri ti rappresenta quale sarebbe? Perché?

Probabilmente sarebbero “My World, My Love, Paris” e “Misunderstood”. Entrambe le canzoni mettono in primo piano il testo, specialmente la prima. Adoro anche gli arrangiamenti degli archi in queste due canzoni. In generale penso che gli archi siano la ciliegina sulla torta di questo album!

Il tuo sound è molto particolare, è un mix di così tanti elementi che finisce per creare un linguaggio espressivo unico. Come lo definiresti?

Ti ringrazio. Anche per me non è facile dargli una definizione, ma direi che è una musica molto organica e attenta ai dettagli.

OSKA interview

Reading your bio, it seems like your family has played a key role in bringing you closer to music, doesn’t it?

My love for music began with my family. Especially with my mom. It was so special growing up with a mom who would talk to us about songs and artists and sing and play guitar very beautifully. Performing songs felt so natural to me that I thought every family on the planet was constantly singing together. Later I was also influenced by all the different music my four older siblings were listening to. My oldest brother got me a Kate Nash CD for Christmas, my sister was always listening to Regina Spektor and my brother Michael had Linkin Park and Papa Roach posters on his walls. Meanwhile my mom put on Joan Baez and Irish music every day before we went to school. 

After your debut EP “Honeymoon Phase”, “My World, My Love, Paris” is your new album: would you like to tell us how it was born? How have you changed since then?

Most of the songs for the album have been in 2020. Some songs were written very close to the finish line while other songs are already a few years old. For example I wrote “Hallucinating“ about three years ago. I knew after I wrote the song that I wanted it to be the last song of my first album because it ends with the question “Would you hallucinate a little longer with me?“. 

The opener of the album was the last song to finish, so it’s probably the closest to me as a person and songwriter. It deals with the question what a song is worth in a world where music isn’t paid for enough. 

I wanted to release an album before I’ve even fully finished writing my first song over ten years ago. I was captivated by songs then and I’m happy that I’m still as much in love with songs and music as I was then. That probably something that will never change. But I do notice a lot of change since I finished the album. I guess that it’s very normal and important to constantly evolve as a person and also a musician. 

I know it’s like asking a mother what her favorite son is, but if you had to choose the song that most represents you, what would it be? Why?

It would probably be “My World, My Love, Paris” and “Misunderstood”. Both of the songs are very lyric orientated, especially the first one. I also love the string arrangements for those two songs. In general I think the strings are the star of this album 🙂 

Your sound is very original, it is a mix of many elements that end up creating a unique expressive language. How would you define it?

Thank you 🙂 It’s also a bit hard for me to define it. But I’d say my music is very organic and detail orientated. 

Articolo di Valentina Comelli, foto di Hanna Fasching

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