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Paolo Benvegnù intervista

Una chiacchierata sul valore dei contest, dei talent, della musica live in Italia

Paolo Benvegnù

Abbiamo avuto la piacevole occasione di intervistare Paolo Benvegnù in occasione della preparazione della finalissima del Rock Contest 2020 – il 21 dicembre ore 21:00 – uno dei contest musicali più longevi e prestigiosi d’Italia, dal quale sono usciti parecchi artisti di spessore. Quest’anno si svolge in modalità digitale, la “Computer Age Edition”, e Paolo ne sarà ospite speciale, co-conduttore  e presidente della giuria di qualità. Una chiacchierata sul valore dei contest, dei talent, della musica live in Italia ma anche di questa edizione del Rock Contest.

Far parte di una giuria di un contest musicale, e in questo caso presiederla, può essere sicuramente un’opportunità di far crescere, anche se indirettamente, una piccola parte della scena musicale nostrana, ma può anche essere in qualche modo stressante visto che dopotutto si tiene in mano il futuro di un artista che sicuramente è limitato alla durata di un particolare evento ma che può comunque influenzare il suo cammino in un modo o nell’altro. Tu con che spirito ti appresti a partecipare a una cosa del genere?

Devo dire che il mio Desiderio, in questo contesto, è essere una Giusta Madre. Da tutto ciò che hai brillantemente esposto nella domanda ci sono passato per diversi anni, a cominciare dal 1995 quando con gli Scisma sono stato finalista  proprio al Rockcontest. Come una Giusta Madre perciò ho valutato con passione ed attenzione e profondità ogni aspetto dei progetti finalisti. E sono rimasto stupito dalla qualità delle proposte, dallo Sguardo ampio delle rispettive poetiche, dalla Passione e dal Desiderio esposto da questi meravigliosi, giovani artisti.

Il Rock Contest è una manifestazione storica che dà l’opportunità a giovani band di proporsi attraverso delle selezioni per poi sottoporsi al verdetto del palco. Pensi che i talent show che oramai da anni imperversano e influenzano anche la musica popolare in Italia, siano in competizione con classico music contest o che ne possano diminuire il valore?

A mio parere, le pagliacciate televisive sicuramente diminuiscono i valori dell’Espressione musicale, letteraria, poetica , culturale perché il fine è fare successo. Anche stupidamente per una sola stagione. Al successo io preferisco chi fa succedere. Lo dico spesso. Questo manca in ogni dove. Manifestazione come il Rock Contest sono tuttora rivoluzionarie proprio perché non si piegano alla dittatura della facile seduzione.

Come sta evolvendo secondo te l’approccio delle band alla musica dal vivo e alla partecipazione ai contest musicali? Qual è il loro investimento progettuale rispetto alla registrazione della loro musica, processo oggi più facile e accessibile di quando arrivavano i primo demo negli anni Ottanta?

Ho l’impressione che l’investimento emozionale sia non così dissimile da ciò che accadeva ad esempio per gli esseri umani della mia generazione. In generale, trovo i giovani musicisti molto più preparati tecnicamente, anche nella registrazione delle loro creazioni. In più noto con piacere una felice e ricchissima fantasia compositiva e grande capacità nel rendere credibili i rispettivi propri mondi. Non era così, a mio parere dieci anni fa.

Qualche tua nota sulle band finalisti di quest’anno: secondo te fotografano e rappresentano la tradizione e/o l’avanguardia della musica giovane italiana?

Per ovvi motivi non posso dilungarmi in profondità sui singoli artisti in questione. Penso però che in questa finale siamo di fronte a progetti personalissimi, in alcuni casi poeticamente già maturi, sicuramente non così legati alla tradizione, così come non così derivativi da dei modelli specifici. Tutti meravigliosamente in grado di essere convincenti dal vivo. E sì, se di avanguardia dobbiamo parlare, nella maggior parte dei progetti il fine è l’Espressione. Che è il vero Carburante delle Avanguardie.

Articolo di Francesca Cecconi

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