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SLIFT intervista

La band fonde l’intensità furiosa del Metal e l’eroismo della chitarra psichedelica con l’epicità del Post-Rock

Il trio psych rock francese SLIFT torna in italia con l’“Ilion Tour”, per promuovere il loro nuovo massiccio album. Tre attesissime date prodotte da Virus Concerti: giovedì 19 dicembre al Monk di Roma, venerdì 20 dicembre al Locomotiv Club di Bologna e sabato 21 dicembre al Circolo Magnolia di Segrate (MI).
Gli SLIFT sono composti dai fratelli Jean e Remí Fossat e Canek Flores. Dopo che la band si è costituita nel 2016, hanno realizzato nel giro di pochissimo il loro ep di debutto “Space Is the Key” (2017), che ha fuso la pesantezza dello Stoner Rock con le qualità euforiche del Garage Rock. Da lì, le cose si sono evolute per diventare solo più particolari: il trio ha sperimentato con tempi più veloci e bonghi nel full-length dell’anno successivo, “La Planeté Inexploreé”, e nel 2019, la loro sessione “KEXP” registrata al festival Trans Musicales a Rennes è diventata un fenomeno virale, accumulando più di 1,4 milioni di visualizzazioni su YouTube. “Ummon” del 2020 ha rappresentato la svolta degli SLIFT verso i confini celestiali e schiaccianti Del Psych-Metal, ma niente nel loro catalogo già stimabile ci ha preparato a “Ilion”, un disco dal suono enorme e densamente melodico.
Un piccolo assaggio di cosa aspettarci sui palchi italiani nell’intervista con Jean.

Il vostro ultimo album “Ilion” è stato descritto come “un’opera rock monumentale”. Voi come lo descrivereste?
È un album importante per noi, perché abbiamo deciso di esplorare nuove idee e di spingerle al massimo. Non ci siamo posti limiti in termini di composizione, lunghezza delle canzoni… Credo che avessimo bisogno di fare questo disco per non ripeterci e per continuare a evolvere il nostro sound.

Come consuetudine, avete mescolato diversi generi musicali, ma lo avete fatto in modo diverso. Ci dite tutto sulla genesi di questo lavoro?
Ascoltiamo molti generi musicali diversi. L’idea era proprio quella di cercare di portare il nostro suono altrove, scoprire nuove sensazioni sonore e dare spazio a emozioni che non avevamo ancora espresso nella nostra musica. Credo che in questo disco si senta il nostro amore per la musica pesante. Amiamo la sensazione fisica del suono. È molto importante per noi, fa parte del nostro modo di suonare. Siamo grandi fan della musica da film, o anche della musica classica, e ci piace creare passaggi molto cinematografici nei nostri pezzi. Anche l’improvvisazione è sempre centrale. Facciamo molte jam. Sono un grande fan di Miles Davis, soprattutto del periodo elettrico. Ecco, ci sono un sacco di cose diverse, e ciò che tiene tutto insieme è la narrazione del disco, quando costruiamo il disco pensiamo all’ordine delle canzoni, alle parti diverse, al ritmo del disco… Per “Ilion” è stato un processo piuttosto lungo, tra la nostra sala prove e le performance dal vivo per testare le canzoni.

Ora un po’ di storia del gruppo e le eventuali difficoltà che avete dovuto superare per dare spazio alla vostra musica originale in Francia e poi all’estero.
Tutti e tre abbiamo lavorato sulla tecnica pura quando abbiamo iniziato a fare musica. Non ci considero dei maniaci della tecnica, ma non ci sentiamo limitati da essa, e questo è ciò che conta davvero. La tecnica al servizio della tecnica è inutile. L’idea è quella di trasmettere emozioni e di non essere limitati nel farlo. Se sentite qualcosa nella vostra testa, ma non riuscite a riprodurlo perché non avete la tecnica per farlo, dovete lavorare! Ma lo ripeto, la tecnica non equivale alle emozioni. Si possono trasmettere molte emozioni con pochissima tecnica, o almeno con una tecnica completamente autodidatta e molto personale, questo è il bello della musica e dell’arte!

Come e dove componete il nuovo materiale?
Io porto le idee generali, gli scheletri delle canzoni, e poi le suoniamo spesso. Appena possibile, testiamo le canzoni in concerto. E così via.

Quanto sono importanti per voi i testi delle vostre canzoni?
Molto importanti perché a volte possono influenzare la musica. A volte è il contrario. Comunque mi piace sempre di più scrivere testi. Quando abbiamo iniziato non consideravo i testi importanti, ma da allora ho cambiato idea! Ma ritengo che sia qualcosa di molto personale e che ognuno possa sentire quello che vuole nei testi o nella musica. Per questo non mi piace parlare troppo dei miei testi, preferisco che la gente si faccia un’idea propria. A volte sono rimasto deluso quando, durante un’intervista con una band che mi piace, il cantante spiega il testo di questa canzone che amo, e mi rendo conto che ha un significato completamente diverso di cui non ero a conoscenza! È interessante saperlo, ma a volte il messaggio e l’emozione non hanno bisogno di spiegazioni per essere recepiti.

Quanto è importante la dimensione live per voi?
È il nostro terreno di gioco preferito. È qui che quello che facciamo assume il suo pieno significato!

E finalmente tornate dal vivo in Italia con tre spettacoli, che ci faranno scatenare! Cosa possiamo aspettarci nella scaletta?
Suoneremo “Ilion”, “Ummon”… e testeremo anche nuove idee! Non abbiamo avuto l’occasione di venire spesso in Italia, quindi è piuttosto eccitante e non vediamo l’ora!

SLIFT interview

You latest album “Ilion” has been described as “a monumental rock opera”. How YOU feel about it? How would YOU describe it?
It’s an important album for us, because we decided to explore new ideas and push them to the maximum. We didn’t set any limits for ourselves in terms of composition, length of songs… I think we needed to make this record, so as not to repeat ourselves and to continue to evolve our sound.

As usual, you blended different rock genres, but you always do it in a different way. Can you tell us everything about the genesis of this work?
We listen to a lot of different kinds of music. The idea was really to try to take our sound elsewhere, discover new playing sensations, and give pride of place to emotions that we had not yet expressed in our music. I think you can hear our love for heavy music on this record. We love the physical sensation of sound. It’s very important for us, it’s entirely part of our way of playing. We are a big fan of film music, or classical music too, and we like to create very cinematic passages in our pieces. Improvisation is always central too. We jam a lot. I’m a big fan of Miles Davis, especially the electric period. So there you have it, a lot of different things, and what holds it all together is the narrative of the record, when we build the record we think about the order of the songs, the different parts, the pace of the record… For “Ilion” was quite a long process, between our rehearsal room and the live performance to test the songs.

Now a little bit of history of the band, and the eventual difficulties you had to overcome to make space for your original music in France, and afterwards abroad.
All three of us worked on pure technique when we started making music. I don’t consider us technical freaks, but we don’t feel limited by it, and that’s what really counts. Technicality in the service of technicality is useless. The idea is to convey emotions, and not to be limited in doing so. If you hear something in your head, but you can’t reproduce it because you don’t have the technique to do it, you have to work! But I say it again, technicality does not equal emotions. You can convey a lot of emotion with very little technique, or at least a completely self-taught and very personal technique, that’s the beauty of music and art!

How and where do you compose new material?
I bring the overall ideas, the skeletons of the songs, and then we jam them a lot. As soon as possible, we test the songs in concert. And so on.

How important are the lyrics of your songs for you?
This is important because it can sometimes influence the music. Sometimes it’s the other way around. Anyway I like writing lyrics more and more. When we started I didn’t consider the lyrics to be important, I’ve since changed my mind! But I consider that it is something quite personal, and that everyone can hear what they want to hear in the lyrics or the music. That’s why I don’t like talking about my lyrics too much, I really prefer that people make up their own minds. Sometimes I’ve been disappointed when during an interview with a band I like, the singer explains the lyrics of this song I love, and I realize that it’s completely different meaning that I was not aware of ! It’s interesting to know, but sometimes the message and the emotion don’t need an explanation to get across.

And how important is the live dimension?
It’s our favorite playground. This is where what we do takes on its full meaning!

And finally back live in Italy with three shows, you are going to rock the venues down! What can we expect in the set list?
We are going to play “Ilion”, “Ummon”… and also test new ideas! We haven’t had the chance to come to Italy often, so it’s pretty exiting and we can’t wait !

Articolo di Francesca Cecconi

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