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Superdownhome intervista

In pochi anni si sono guadagnati lo status di band quasi leggendaria, hanno rappresentato l’Italia all’International Blues Challenge di Memphis

Superdownhome ph_ FrancoBruna

I Superdownhome sono un power duo di Rural Blues contaminato da Rock’n’Roll,  Folk, Country, Punk, formato nel 2016 da Beppe Facchetti (grancassa, rullante, sock cymbal e crash) e Henry Sauda (voce, cigar box, diddley bow); in pochi anni si sono guadagnati lo status di band quasi leggendaria, hanno  rappresentato l’Italia all’International Blues Challenge di Memphis nel 2020 e un seguito fedelissimo. Li abbiamo incontrati – digitalmente ahimè – sull’ora di pranzo, con qualche calice di rosso sulle nostre scrivanie.

Beppe e Henry, parlateci dei vostri inizi e del vostro cammino fino ad ora

Henry: Questo duo nasce casualmente, ci conosciamo da tempo vivendo nella stessa città ma non avevamo mai collaborato insieme ad alcun progetto. Una sera alla fine di un concerto di Beppe con Matteo Mantovani al quale avevo partecipato come ospite, gli chiesero se conosceva un duo acustico per un festival e lui rispose che ne aveva uno con me. La presi come una battuta! Poi dopo qualche settimana lo ricontattai chiedendogli se era solo uno scherzo o se parlava seriamente e voleva suonare con me. Ecco, da qui sono nati i Superdownhome.

All’inizio l’idea era di riproporre cover blues con solo chitarra e batteria aggiungendo un tocco Irish, e dunque siamo partiti suonando io una Dobro e Beppe qualche percussione, incluso il bodhran che è appunto uno strumento tradizionale irlandese. Dopo i primi tentativi però è sorta prima l’esigenza, stimolata bisogna dirlo da Beppe, di cominciare a proporre del materiale originale e di farlo attraverso un tipo di Blues che partisse dalle nostre esperienze abbastanza diverse e convergesse in uno stile che si rifacesse principalmente al Rural Blues e all’uso di strumenti della tradizione come cigar box, diddley bow, e al tempo stesse si avvalesse anche di quel minimo di tecnologia moderna che ci permettesse di rendere questo suono il più possibile potente e fruibile. La ricerca quindi della giusta strumentazione è stata un punto chiave per entrambi per arrivare al suono dei Superdownhome.

Siete un gruppo rural blues, con influenze country, rock, anche punk, Beppe ha agli inizi avuto una certa influenza su Henry e sul progetto, ma Beppe da chi si è fatto influenzare a sua volta?

Beppe: Beh io, rispetto ad Henry, ho forse ascoltato più cose differenti fra loro, lui però si è concentrato ed è andato più in profondità in quello a cui ha riservato la propria attenzione, questo perché ha gusti più mirati rispetto a me che ho invece sempre cercato di ascoltare a 360° restando magari più in superfice; questa differenza di approccio ha probabilmente aiutato a far funzionare la nostra collaborazione sin dagli inizi. Come musicista attraverso gli anni ho toccato vari generi in relazione anche al tipo di musica che mi appassionava di più in quel dato momento della mia vita.

Bisogna dire che non sono mai stato un vorace ascoltatore di Blues; ad un certo punto, circa metà anni Novanta, ho scoperto alcune band come Jon Spencer Blues Explosion e poi dopo gente come White Stripes, Black Keys, questo modo di attingere dal Blues e unirlo ad altre forme di Rock, a una diversa attitudine che pescava appunto dal Punk o dal Garage Rock.  Questo mi ha affascinato e mi ha fatto capire che alla fine cercare di proporre il suono del Blues in una veste diversa avrebbe aiutato proprio il genere a uscire dalla nicchia per soli appassionati nella quale spesso viene relegato e questo è quello che io e Henry stiamo appunto facendo con i Superdownhome. A livello di suono e di approccio, Seasick Steve è un altro artista che ammiriamo, dagli inizi degli anni ’90 ha recuperato le tradizioni abbinandole a un suono personale anche a livello di strumentazione, un musicista con un immagine molto tradizionale ma assolutamente figlio del suo tempo.

Il nome Superdownhome da dove proviene?

Beppe: il nome lo avevo io in mente da tempo, messo da una parte in attesa di essere utilizzato; quando abbiamo formato la band e ci venne chiesto il nome io ho subito proposto Superdownhome dove “downhome” sta a indicare il Blues, la tradizione. e “super” a indicare che si tratta di una versione, potenziata, migliorata, almeno secondo il nostro punto di vista.

Dunque, facendo un piccolo resoconto, avete pubblicato 4 dischi in 4 anni, includendo fra l’altro collaborazioni prestigiose con gente come Popa Chubby, Charlie Musselwhite e nel vostro ultimo album Nine Below Zero … siete degli autori molto prolifici, come si svolge il vostro processo creativo?

Henry: intanto diciamo che dietro ai nostri dischi c’è molto lavoro e non solo da parte nostra ma anche da parte della nostra agenzia, la Slang Music, del nostro manager Giancarlo Trenti e di tutti i produttori e tecnici, che ci hanno supportato e permesso di lavorare sul nostro progetto, di sperimentare e di mettere a frutto le nostre idee. Musicalmente parlando, bisogna dire che avviene tutto in modo molto naturale, grazie probabilmente a quell’alchimia, quella intesa che si è subito creata fra me e Beppe.

Possiamo dire che Brescia, la vostra città, e in genere il nord-est italiano sono un hub naturale per un certo tipo di proposta musicale?

Henry: Brescia è una piazza piuttosto attiva, c’è un grande parco di musicisti che suonano i generi più disparati, da questo punto di vista la scena è viva.

Beppe: io direi però che se c’è un fermento del genere è per la passione e la cocciutaggine di chi suona e insiste nel proporre musica, nonostante le infrastrutture non siano migliori di altre piazze italiane, i locali pagano poco, le condizioni tecniche sono quello che sono, gli studi di registrazione e le sale prove devono lavorare a prezzi popolari per poter campare, è lo spirito di sacrificio dei musicisti coadiuvato dal lavoro di veri talenti che per fortuna lavorano nella zona a mantenere Brescia una zona musicalmente effervescente. Mi sembra, e lo abbiamo constatato con mano, che questa sia una situazione generale a livello nazionale, se vuoi proporre un tuo prodotto originale devi investire lavoro e risorse, quando ci sono dei risultati questi aiutano anche tutta la scena locale che gira intorno. Investire a volte significa anche programmare alcune “mosse” che ti aiutino ad avere più visibilità come appunto aprirsi a collaborazioni con nomi più conosciuti, è così da sempre, e come grandi nomi hanno in passato fatto e tutt’ora fanno, anche noi abbiamo battuto quella strada.

Per quanto riguarda i live, l’estate scorsa siete comunque riusciti a partecipare a tre grossi festival, Pistoia, Pordenone e Rovigo, ma come tutti perso il grosso dei live…avete già riprogrammato nel 2021 qualche data perduta?

Henry: al momento abbiamo tre date in Francia che sono state appunto riprogrammate per quest’anno.

Veniamo al vostro ultimo risultato di rilievo e cioè il contratto con la Dixiefrog Records, una delle etichette blues europee più note …

Henry: si tratta di un sogno divenuto realtà: continuiamo a pizzicarci per assicurarci di non stare sognando! Ad aprile è già prevista l’uscita di una raccolta che conterrà un pezzo fatto con la collaborazione dei Nine Below Zero che era per il momento uscito solo in digitale, e un rifacimento di un pezzo contenuto nel nostro primo Ep, mentre il primo disco di inediti con la nuova etichetta è previsto entro la fine dell’anno. Si tratta di un grande passo per noi, che ci obbligherà a crescere sotto molti punti di vista, siamo felici di questa opportunità perché siamo sì con i piedi per terra ma anche ambiziosi…

Sicuramente Beppe avrà già immaginato il titolo per il nuovo album!

Beppe: beh non solo, l’album è già anche stato registrato, per cui adesso potremmo anche rilassarci un attimo e vedere cosa succederà nei prossimi mesi, in più adesso abbiamo questo nuovo contratto con una etichetta di serie A con gente che lavora per il nostro progetto, una cosa alla quale pur essendo noi non di primo pelo non eravamo abituati, è fantastico e al tempo stesso ancora sconcertante. Ci godiamo comunque il momento in attesa anche di poter tornare a suonare dal vivo, questa situazione sta diventando orribilmente normale, mentre invece non ci si deve assolutamente abituare a stare senza concerti.

Noi intanto ci godiamo invece il vostro ultimo album “Blues Case Scenario”, che è ancora molto fresco, e aspettiamo di potervi ascoltare di nuovo dal vivo. Grazie ancora per la vostra disponibilità, a presto!

Articolo di Francesca Cecconi

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