Cosa hanno fatto i Tygers Of Pan Tang quando hanno dovuto sospendere, riprogrammare, e sospendere ancora il tour europeo a causa delle ondeggianti regole per la pandemia? Per cominciare hanno reclutato un nuovo chitarrista, Francesco Marras, e un nuovo bassista, Huw Holding. E hanno scritto e registrato già con Marras il nuovo Ep di quattro tracce “A New Heartbeat” (qui la nostra recensione), uscito oggi su vinile LP e CD digipack su Mighty Music. Ce ne parlano Jack Meille e Francesco Marras stessi, i 2/5 italiani della band.
Parliamo subito di questo nuovo cambio di line-up. Francesco è entrato nel gruppo durante la pandemia, processo non semplice …
Jacopo: Sì sono successe molte cose negli ultimi anni. L’arrivo di Francesco è stata una grande novità nel gruppo che ci ha molto tranquillizzato non solo come chitarrista, ma anche nel trovare un modo di lavorare a distanza per ovviare ai vari lock down. Il suo apporto è stato davvero a 360°, non soltanto da un punto di vista compositivo ma anche organizzativo. Di questo non possiamo far altro che ringraziarlo perché noi altri siamo piuttosto indisciplinati e lui è stato davvero bravo nel comprenderci e nel metterci in riga, pur non avendo nemmeno incontrato tutta la band dal vivo.
Quanti anni avevi tu Francesco quando hai sentito il primo disco dei Tygers?
Francesco: Io sono cresciuto con la NWOBHM, il mio gruppo preferito sono sempre stati Iron Maiden e Saxon. I Tygers of Pan Tang devo averli ascoltati intorno ai 16 anni. Ovviamente erano una band culto per me, i dischi sono bellissimi. È stato un onore avere la possibilità di iniziare a suonare con loro.
Jacopo: Figuratevi che quando stavamo facendo audizioni per il posto da chitarrista Francesco ha ricevuto ben due menzioni: da Frank Pané [chitarrista dei Sainted Sinners in cui canta Jacopo ndr] e da Alessandro del Vecchio, produttore di punta della Frontiers. Entrambi lo hanno consigliato come la miglior scelta possibile per la band!
Com’è stato il provino?
Francesco: Eravamo in lock down ed ero molto indaffarato perché stavo registrando il disco di James Robledo per la Frontiers. Avevo quasi tutte le chitarre accordate in down-tuning. Il provino l’ho fatto con una Stratocaster, l’unica che avevo accordato standard, quando in realtà i Tygers hanno sempre utilizzato Les Paul con Humbucker e suoni belli grossi. Ho preparato due video suonando al massimo dell’onestà. Ho cercato di suonare degli assoli più simili possibili all’originale perché mi piacciono molto e volevo entrare comunque nello stile di John Sykes, che apprezzo moltissimo. Come hai potuto constatare per fortuna è andato tutto bene.
Jacopo: Ha sbaragliato tutti. Siamo stati democratici e abbiamo ascoltato tutti i provini, ma lui si è dimostrato il migliore. Ho fatto anche l’avvocato del diavolo chiedendo agli altri ragazzi se erano consci di prendere un chitarrista italiano che vive in Germania e delle eventuali problematiche che sarebbero potute insorgere, ma per loro non c’è stato alcun problema. D’altronde anche io ho deciso di non trasferirmi in Inghilterra e rimanere a Firenze nonostante il resto della band abitasse nel nord dell’Inghilterra…
Beh con i tuoi 18 anni di carriera nei Tygers hai dimostrato che se una persona è valida la distanza non è un problema…
Jacopo: Sai, gli altri si sono sempre preoccupati della fatica che comporta la logistica della mia situazione. Di certo non nego che sia un po’ complicata, ma per me è motivo di continuo rinnovamento e di entusiasmo. Adoro viaggiare, godermi il momento e il luogo dove mi trovo.
Rimanendo in tema di spostamenti avete un tour che è stato posticipato da poco. Cos’è successo?
Jacopo: I club stessi hanno dovuto ammettere che non esistono ancora le condizioni per poter riprendere i concerti con la giusta dose di tranquillità. Per la quarta o quinta volta hanno preferito rimandare le programmazioni a un momento futuro in cui ci sarà una tranquillità principalmente economica, quindi un basso rischio d’impresa.
Diciamo poi che vedersi i Tygers da seduti non sia proprio indicato!
Jacopo: Direi di no! Ci abbiamo provato al Santomato Live di Pistoia ed è andato tutto a farsi benedire a causa dei nostri volumi esagerati: tra chi se la voleva godere e chi voleva scappare davanti a così tanta potenza non c’è stato modo di farli stare seduti.
Avete già un’idea di cosa recuperare per i live? Avendo un catalogo enorme per costruire una setlist, dove pensate di andare a cercare? I fan hanno delle aspettative e i musicisti probabilmente vogliono fare cose diverse. Come riuscite a bilanciare tutto?
Jacopo: Tra qualche mese ci troveremo in un tempo e un luogo dove fare le prove in una zona d’Europa che non posso rivelarvi per partecipare ad un festival il giorno seguente. Il set che è stato proposto cerca di bilanciare il nostro desiderio di band – che ha un’eredità importante ma che è comunque calata nel qui ed ora – con i fan del passato desiderosi di ascoltare i grandi classici. Ci piacerebbe preparare una scaletta che sia ancor di più espressione di cosa siano i Tygers nel 2022, ma se ne riparlerà dopo un incontro in Inghilterra.
Farete anche “Love Potion n.9”?
Jacopo: La facciamo sempre! Tranne nei Paesi Bassi però, perché per alcuni di loro è la canzone del “tradimento” … qualche anno fa giunsero in backstage personaggi strani a scoraggiarci dal suonarla. Fu piuttosto divertente, ma là evitiamo.
In Italia suonerete a …
Jacopo: Il 13 ottobre Traffic di Roma, il 14 allo Slaughter a Paderno Dugnano (MI) e il 15 all’Alchemica a Bologna per l’ultima data italiana.
Parliamo di “A New Heartbeat”, due pezzi per così dire “rigenerati” e due nuovi, di cui la title track che ha anche un video e soprattutto è il primo pezzo che avete scritto insieme
Francesco: Per iniziare a conoscerci, dato che non potevamo provare, abbiamo iniziato a lavorare a del nuovo materiale per capire come comporre e registrare a distanza. “A New Heartbeat” è stato proprio il primo pezzo che abbiamo fatto assieme.
Jacopo: Io ho avuto un momento di gelosia (ride), perché prima di questo pezzo Francesco aveva mandato una canzone interamente scritta da lui. Il nostro batterista Craig – autore assieme a me di testi e melodie – se lo è subito accaparrato e nel giro di due giorni ha scritto le liriche, le melodie e addirittura i cori; la canzone si chiama “Fire On The Horizon” e la sentirete sul nuovo album. Dopo questo avvenimento ho proposto anche io di scrivere un pezzo assieme, così da poter vivere la stessa sensazione di Craig ed insieme abbiamo scritto “A New Heartbeat”. É una canzone con un testo e una melodia a cui tengo molto ma sono ancor più contento del fatto che sia il miglior biglietto da visita per presentare questa nuova formazione post-Covid19.
Francesco tu riesci a vivere come Jacopo di musica, passando tranquillamente dai palchi alle session di studio, non solo con i Tygers. Prima hai citato gli Iron Maiden come influenza primaria, ma sono sicura che c’è anche dell’altro data la tua indole eclettica?
Francesco: Prima di tutto ho iniziato con la musica classica, ho fatto chitarra e composizione al conservatorio. Non ho completato il corso di chitarra ma ho un buon dominio di tutto il campo d’armonia e di solfeggio. Ho cominciato a migliorare poi quando ho iniziato a produrre da solo le mie cose. Ho creato un piccolo studio in Sardegna dove registravo per me e gli altri. Mi sono poi trasferito dopo tanti anni in Germania perché là la scena Power-Metal è molto florida, non è di certo la Sardegna.
E tu Jacopo?
Jacopo: Ho un rapporto con la musica molto istintivo fin dalla tenera età. Adoravo da veramente piccolo ascoltare “On The Run” di “Dark Side Of The Moon”, il primo pezzo che mi ha portato a immaginare durante l’ascolto di musica. Da quando avevo 7 anni già chiedevo dischi e non giocattoli ai miei genitori come regali. Il primo nel ’76 fu “A Night At The Opera” dei Queen. La NWOBHM fu la scena in cui mi sentii rappresentato totalmente a 13 anni, sia a livello musicale che estetico. Comprai i Tygers per la prima volta in un negozio dell’usato nell’82. È molto emozionante pensare al fatto che sono anni che collaboro con loro e al ricordo di quando acquistai il loro disco. Furono importanti anche tre cassette Super 8 di mio padre: un best dei Rolling Stones, la colonna sonora di American Graffiti e una di un film del detective Shaft. Alla fine questi sono i miei tre miti fondativi: il Rock’n’Roll alla Chuck Barry e Little Richard, quei cattivi bambini degli Stones e la chitarra con il Wha-wha.
Dato che entrambi componete anche per altre band, come riuscite a contribuire in modo personale ed appropriato per i Tygers e per gli altri progetti?
Francesco: Per me è semplicissimo, perché è una cosa che ho sempre fatto. Riesco ad entrare precisamente nello stile compositivo di una certa band perché riesco a capire quali sono gli elementi caratteristici del loro sound per poi ricrearli.
Jacopo: Francesco ha una grande capacità di ascoltare e di arrivare al nocciolo della questione. I Tygers hanno degli elementi distintivi che stanno principalmente nelle chitarre di Robb. Francesco ha capito benissimo questa cosa e sa esaltarla inserendo il suo marchio di fabbrica. Sono sicuro che diventeranno la coppia di chitarristi per eccellenza dei Tygers, e lo dico con tutto il rispetto per chi c’è stato prima nei Tygers, anche per leggende come John Sykes. Robb ha trovato in Francesco un partner che gli ha fatto trovare una seconda giovinezza. Così il primo fa i riff, mentre il secondo fa la canzone.
Avete in cantiere anche un nuovo full-lenght di 10-12 canzoni?
Jacopo: Sì, non so se arriverà presto ma noi le canzoni le abbiamo già scritte e siamo pronti per registrarle. Siamo ancora in fase di contrattazione delle varie strategie di promozione da attuare con l’etichetta, probabilmente uscirà in vinile che come sapete necessita di un lungo tempo per essere realizzato. Le recensioni che sono uscite nel frattempo per l’Ep “A New Heartbeat” sono finora tutte positive. L’Ep esce ufficialmente il 18 marzo nei negozi, se intanto ne avete voglia potete già acquistarlo dal nostro web-store (tygersofpantang.com) magari insieme ad una maglietta!
Articolo di Francesca Cecconi