Pino Scotto è un’icona dell’hard rock italiano. L’11 ottobre compie 70 anni, ma proprio non si sente, la sua voce è sempre profonda e graffiante, come se il tempo non passasse. La carriera di Pino inizia alla fine degli anni Settanta. E la sua biografia musicale è lunghissima: Pulsar, Vanadium (la più importante band heavy rock italiana di sempre), dischi solisti, Fire Trails, e poi ancora lavori solisti, sempre accompagnato da collaboratori eccellenti e noti. Pino canta in inglese e in italiano, ma i suoi testi sono sempre impregnati di tematiche legate al sociale, ai problemi del degrado artistico e dell’impoverimento culturale nel nostro paese.
Pino scrive i suoi testi senza paura, evitando ipocrisie e giri di parole per dire invece in modo schietto quello che sente, che vede, che vive. Il suo pensiero non lo manda a dire dietro, lo urla dal palco, e intrattiene i rocker tra un pezzo e un altro cercando di scuoterne le menti dal letargo in cui siamo volutamente spinti dal potere, dai poteri. Per ascoltare Pino espandere i pensieri che già mette in musica, basta ascoltarlo su Rock TV nel suo programma Database, dove dà voce al malcontento dei musicisti italiani e di tutti quelli che vorrebbero più giustizia sociale.
Pino si è regalato per questo compleanno un mini tour speciale, il “70 happy fucking birthday” da festeggiare insieme ai suoi fan, che ha preso il via il 4 ottobre a Pistoia a Santomato Live. Un concerto dei suoi, un “solito”: sì, grazie! Heavy rock, potente, solido, una scaletta che regala molti brani dal suo ultimo lavoro “Eye for an Eye”, ma anche classici del suo immenso repertorio.
Pino non è solo un rocker carismatico dalla voce incredibile, ma un raffinato conoscitore della musica e dunque capace di circondarsi sempre di ottimi musicisti; in questo tour è accompagnato alla chitarra da Steve Volta, con cui ha scritto i pezzi del nuovo album che inciderà da novembre (in uscita, come sempre, nel mese di aprile), al basso da Davor Juric, e alla batteria da Luca Mazzucconi.
Oltre un’ora e mezzo di Rock pesante, pura energia, e che sarebbe andato avanti ancora un po’ se non fosse stato per il sopraggiungere dell’orario di chiusura, obbligatorio pena le solite multe e revoche di permessi. Un concerto generoso, compatto, vero.
Dopo il concerto, Pino è rimasto prima per firmare tutto quello che gli veniva chiesto di firmare, poi per una piccola festa di compleanno organizzata dai fan più accaniti. Infine, erano ormai le 2 di notte, pure una piccola chiacchierata con noi.
Pino Scotto intervista
Ma come fai ad avere la stessa voce, anzi più potente e matura, di quarant’anni fa? Secondo me anche più espressiva …
Eh, non te lo so dire, davvero, non te lo so spiegare. Sì, hai ragione te, ora la mia voce è più espressiva. Fortuna, tanta fortuna. Come Glenn Hughes sai, nonostante abbia abusato di varie sostanze, se lo senti cantare, è il solito di sempre. Invece ho sentito Coverdale dal vivo a Milano qualche mese fa: io fossi in lui mi vergognerei ad andare in giro a cantare, deve farsi coprire parecchio dagli altri nei Whitesnake. Io non ce la farei, eviterei, mi vergognerei.
Ora c’è pure il trend tra i vecchi rocker di usare basi pre-registrate dal vivo, no?
Ho visto i KISS a Milano a luglio, Paul Stanley usava il playback, Gene Simmons no perché lui canta basso … Ma almeno dei KISS tu vedi lo spettacolo, va bene così. Invece con i Whitesnake ho visto qualcosa di vergognoso. Anche il gruppo: tutti bravi sì, ma dov’è il blues? Meno male che dopo gli Whitesnake sono arrivati i Def Leppard che hanno fatto un concerto bellissimo. Il batterista ha una mano sola ma ha un groove! Guarda che i pezzi loro sono piuttosto difficili, e lui li sorregge con un ritmo pazzesco. Un altro concerto recente che mi ha spaventato è stato quello degli Iron Maiden! Ma come canta ancora questo, madonna, una cosa meravigliosa! Anche la band he, gli Iron Maiden sono una macchina da guerra, la migliore band del mondo… Tutte le volte che li ho sentiti, sempre bravi, sempre perfetti.
Anche tu hai sempre suonato con bravissimi musicisti, hai avuto fortuna a trovarli…
Non è che li incontro, li cerco.
Come componi le scalette dei concerti, visto che di brani tra cui scegliere ne hai centinaia?
Ogni due anni faccio uscire un album, poi per un anno e mezzo vado in giro in tour, e nei sei mesi successivi scrivo e registro il nuovo album. Mezza scaletta la fa l’ultimo album, e poi cerco di mantenere i pezzi che mi piacciono di più da cantare, e non quelli che la gente si aspetta. Io i pezzi li devo sentire per cantarli, anche se i pezzi li ho scritti tutti io ci sono sempre quelli che preferisco, magari in quel momento della mia vita. Sai, mi hanno fatto una grossa offerta economica, mi hanno detto “Pino perché non fai, come hanno fatto tutti, un tour con pezzi solo da un paio di dischi dei Vanadium?”. Non ho capito, perché dovrei rifare pezzi dei Vanadium quando ho tanti pezzi miei? I Vanadium erano i Vanadium, ora non ci sono più, basta. Non ci riformeremo. E poi questa proposta è solo business, non mi va.
I tuoi testi non sono banali, mai, mentre nell’heavy metal capitava, soprattutto in passato, che lo fossero, si girava sempre intorno a sesso e bere … Tu sei partito subito scrivendo testi impegnati.
Guarda, ai testi di Coverdale preferisco quelli di Gigi D’Alessio, quasi, hahahaha! Sin da ragazzino mi sono sentito in dovere di scrivere parole di senso, mi ha insegnato Bob Dylan, che con i suoi testi mi ha mostrato che puoi fare più male con una parola che con una pallottola. Ho cercato sempre di parlare di cose importanti, di qualsiasi argomento. Nel nuovo album, di cui il titolo dovrebbe essere “Dog Eat Dog” (ho già immaginato la copertina in cui due cani hanno il volto umano), dico che il cane che vince è quello a cui dai più da mangiare, come al solito, no? Io quando vedo le sofferenze degli altri, soprattutto dei bambini, soffro anch’io, e questo ovviamente fuoriesce nei miei testi, e in quello che faccio nella mia vita. Le cose da cantare non vado a cercarle, sono tutte cose che vivo, o è amore, o è rabbia.
Tu scrivi i testi sia in italiano che in inglese, oltretutto.
Sì, i testi in inglese però li penso prima in italiano, poi li traduco. Non è difficile fare testi in inglese, puoi arrivare a dire quello che vuoi in molti modi, attraverso giri di parole diversi. Invece fare rock con la lingua italiana non è affatto semplice; lì devi cercare la sonorità giusta per non sembrare banale, perché cantando in italiano rischi sempre di sembrare banale, e in più devi cercare parole non troppo spigolose che non suonano bene neanche nel rock. Lavoro davvero tanto sui testi.
Articolo di Francesca Cecconi, foto di Letizia Mugri
Set list Pino Scotto Pistoia 4 ottobre 2019
- The Eagle Scream
- One Against The Other
- The One
- Streets of Danger
- Get Up Sake Up
- Silent Heroes
- Cage of Mind
- La resa dei conti
- Angel of Mercy
- Third Moon
- Come noi
- Morta è la città
- Rock’n’roll Core
- Crashing Tonight
- Eye for an Eye
- Stone Dead Forever
Line up
Pino Scotto voce / Steve Volta chitarra / Davor Juric basso / Luca Mazzucconi batteria