Vicino a me c’era un ragazzo che, per tutta la durata del concerto, ha ringraziato Björk, sul palco del Forum d’Assago la sera del 12 settembre, per ogni singola canzone che veniva proposta. Una bella sensazione quella di sentire non solo qualcuno davvero felice di vedere, ascoltare e godere del proprio artista, ma anche ringraziarlo per quello che sta proponendo. Senza tante critiche, ma solo con la passione di chi vuole godersi la musica, e lo spettacolo, del proprio idolo.
Un concerto non di facile lettura, va detto subito. Uno show e una scaletta che hanno lasciato perplessi anche alcuni addetti ai lavori che, forse, speravano di ritrovare la Björk di vent’anni fa. Un classico. Si vorrebbe un Dylan con chitarra e cappellino, per tutta la vita; un Boss sempre con la bandana; e una Björk ancora figlia di un Pop minore, ma di gran classe.
Tuttavia, chi ascolta la cantante islandese da tempo, e chi crede che un artista abbia il diritto di evolvere, o involvere, è abituato al divenire della sua musica che, negli anni, ha intrapreso strade e traiettorie diverse. Non solo, Björk si è anche presa il lusso di seguire sentieri interrotti, di sperimentare e di provare ad innovare. Come nell’ultimo lavoro “Fossora” del 2022 (la nostra recensione), e il precedente “Utopia” del 2017 – album dal quale Björk ha eseguito ben 11 canzoni della scaletta di Milano – dove la cantante e compositrice ha fatto scelte che l’hanno allontanata dalla via maestra del Pop.
L’Italia dei live, in questo 2023, ha potuto godere di ottima musica islandese, e cioè i Sigur Ròs (la nostra recensione) e, ora, Björk, con progetti che sono ben lontani dal solito concerto dove si balla, si beve birra, e ci si fa scivolare tutto addosso. Forse è giusto così: serve anche scontrarsi con musica complessa, non di facile accesso, non per forza per tutti. Milano e Bologna sono città dove c’è un pubblico in grado di reggere l’onda d’urto di una proposta musicale non certo di nicchia, ma neppure di massa. Björk è nel mezzo: troppo nota per essere sotterranea, poco radiofonica per essere gustata dai tanti.
A Milano la cantante e compositrice, ma non dimentichiamola come attrice, ha messo in scena uno spettacolo che non necessitava dei cinque sensi, come fece il nostrano Lorenzo/Jovanotti alcuni anni fa. Ne sono bastati due, perché si compisse la magia: la vista e l’udito. Visivamente lo spettacolo ricorda l’immaginario di “Avatar” e, allo stesso tempo, alcuni capitoli del capolavoro di Matthew Barney “Cremaster”. Ambientazione da favola, quasi fantasy, ma anche asettica, figlia di un mondo naturale dominato da suoni leggiadri che si alternavano a rumori selvaggi, con richiami di una natura incontaminata, libera, priva di artifici. All’inizio, in un Forum stranamente silenzioso, si sentivano uccelli, fischi, suoni che rimandavano alla foresta. Sembrava di essere in un bosco, e questo ha forse portato il pubblico a restare in ascolto, silenzioso. Sarà stato questo aspetto, o sarà che in sala c’era un pubblico colto e preparato, ma il clima è stato sereno, rilassato, leggiadro. Sono riuscito a leggere parte di un libro, come altri attorno a me, e a immergermi nei suoni che ci hanno condotto all’ingresso in scena dell’artista. Puntuale, come serve che sia, alle 20.30.
Non è stato un concerto lungo, anzi. Letteralmente è volato via. Sembra strano a dirsi, data la premessa. Credo che la percezione sia dovuta al fatto che si è trattato di una musica molto impegnata, che esigeva massima attenzione, e poche distrazioni. La prima parte, quella caratterizzata da suoni pacati, quasi new age, vicini ad “Átta” dei Sigur Ròs (che sono arrivati dopo Björk a quel mood), ma anche alle evoluzioni recenti del Post-Rock elettronico, è un monoblocco solido dove il messaggio è chiaro, ribadito anche nell’interludio: la natura si sta rivoltando all’essere umano. Serve non essere più una specie invasiva, ma è necessario – dato che siamo animali razionali – il nostro aiuto, la nostra azione. Ecologismo a buon mercato? Non credo proprio. Björk ci ha abituato, negli anni, a prese di posizioni forti. Dalla pena di morte (forse chi ama la Björk pop, lo ha scordato), ai cambiamenti climatici, passando per le questioni di genere. La sua musica è sempre stata impegnata, e attenta al mondo.
Il palco, le luci e i filmati, dunque, raccontano di un mondo naturale in evoluzione, in cambiamento, che si modifica di continuo. Una forma di vita che necessita di mutamenti, anche improvvisi. Sembrava di vedere le immagini degli abissi, ma anche quelle di mondi lontani, immaginati dalla fantascienza ecologista. Tutto questo mentre sul palco Björk si muoveva nel bianco di una scenografia quasi asettica, una camera iperbarica, un ambiente pulito, lindo, senza interferenze di batteri e virus, senza contaminazioni. Un ambiente dove regnava un ordine mistico necessario per rinascere. La musica, che schierava in scena suonatrici di flauto, una batteria, e un addetto a tastiere e computer, e poco più, è stata una produzione di suoni raffinati che hanno accompagnato gli ascoltatori attenti, non già annoiati perché mancava il sound pop, in questa avventura nel cuore di una natura amica, accogliente.
La seconda parte della serata, invece, è stata più dinamica, quasi animalesca rispetto alla scelta sonora dei brani. Ma sempre poco troppo pop per questa nuova Björk, che ha pescato qua e là dal suo repertorio, mantenendo però una coerenza di fondo: il tema di questo spettacolo era la natura. “Fossora” e “Atopos” sono fra i momenti di maggior intensità. Björk, quasi immobilizzata da un costume che ricorda, in parte, Bib Fortuna del mondo di Star Wars, ma anche una marziana arrivata sul nostro pianeta, insomma, per farla breve, un personaggio da favola, si muoveva e ballava per quello che riusciva, ma non si poteva fare altro, su questi due pezzi. Unica concessione al Pop della vecchia Björk.
Poi si torna a concentrarsi su quello che è stato il secondo filone della serata: il mondo è da salvare. E non saranno “Pagan Poetry”, esecuzione e coreografia magistrali, e neppure “Losss”, a ribadire il concetto, ma la presenza, in video, della giovane attivista Greta Thunberg. In un mondo dove domina il vecchio adagio “produci, consuma, crepa”, Greta, per alcuni, annoia, è fuori luogo, e dice cose ormai già sentite. Vero. Anche Platone, a ben vedere, dice da secoli che serve tornare nella caverna per aiutare gli altri uomini, e le altre donne, a capire come uscire, emanciparsi, e lottare insieme. Eppure… Chi era a Milano, forse, non aveva bisogno di sentirselo dire, ma è positivo che Björk non solo abbia sposato la causa, ma abbia voglia di perseverare nel portarla avanti.
Il finale regala speranza. Björk cambia abito, e ancora una volta rende omaggio a un immaginario, quello dell’Islanda bianca di neve incontaminata che, per noi continentali, appare come un’isola lontana, magica, dalla lingua e dalle tradizioni che non profumano neppure d’Europa. Un luogo dove esiste una natura candida, ma spesso anche in stato d’agitazione, e che produce suoni e rumori, oltre a colori, che richiamano alla necessità di un ritorno alle origini (consiglio la lettura del romanzo “Divorare il cielo” di Paolo Giordano). Per salvare il Mondo. Per salvarci.
Un progetto musicale, questo tour, che ricorda molto quanto in Italia stanno facendo i Deproducers (la nostra recensione): musica per divulgare messaggi scientifici. Solo che Björk vi aggiunge quel fascio di magia che è stato il gioco di luci, le coreografie ballate, la struttura del palco, e un monolitico mood sonoro che non ha concesso nulla al puro e semplice divertimento. Si esce pensierosi, non di certo ballando, e neppure cantando il motivetto. Uno spettacolo perfetto, ma non per questo freddo; capace di emozionare in molti passaggi, proprio perché richiedevano grande attenzione. Bastava lasciarsi trasportare dal suono. Dai suoni. Da quello che si stava vedendo.
Articolo di Luca Cremonesi
Set list Björk 12 settembre 2023 Assago (MI)
- The Gate
- Utopia
- Arisen My Senses
- Ovule
- Show Me Forgiveness
- Venus as a Boy
- Claimstaker
- Isobel
- Blissing Me
- Arpegggio
- Victimhood
- Fossora
- Atopos
- Features Creatures
- Courtship
- Pagan Poetry
- Losss
- Sue Me
- Tabula Rasa
- Mycelia
- Future Forever
- Notget