Da Edmonton, Kentucky USA, arrivano i Black Stone Cherry a chiudere con successo la giornata inaugurale dell’edizione 2019 del Pistoia Blues Festival.
Una performance solida come la roccia che vede il gruppo presentarsi sul palco mentre sfumano le note di “Sweet Emotion” degli Aerosmith ed aprire le danze con “Burnin” uno dei singoli estratti dal loro ultimo album del 2018 “Family Tree”.
Suono compatto e la voce di Chris Robertson in primo piano così come la batteria del funambolico John Fred, un batterista che sa anche come farsi guardare oltre che ascoltare, dotato di uno stile molto plateale benché efficace e che durante il concerto oltre che ai cori si esibirà in un solo di batteria ed armonica che introdurrà la cover di Willie Dixon “I’m Your Hoochie Coochie Man”.
Non si risparmia neanche Ben Wells alla chitarra e voce che non sta un attimo fermo sul palco scambiandosi in continuazione da un lato all’altro del palco con il bassista Jon Lawhon il cui strumento purtroppo è un pò sommerso nel mix finale.
Il suono della band seppur leggermente più heavy in sede live è quello dei loro dischi, un mix di influenze di rock americano degli anni Settanta, blues e southern rock con in più una verniciata di Zeppelin, Ac/Dc e Metallica, e dal vivo con una sequenza di brani che pesca un po’ da tutta la loro discografia, seppur con un occhio di riguardo al loro ultimo album, rende bene l’idea che questi ragazzi hanno del rock’n’roll.
I Black Stone Cherry sono insieme dal 2001 e sempre con la stessa formazione, sono affiatati, sono cresciuti insieme e non solo musicalmente e questo lo si percepisce anche dal vivo, una band che ancora per un bel po’ continuerà a calcare palchi a giro per il mondo.
Set list
Burnin’
Me And Mary Jane
Blind Man
Can’t You See (Marshall Tucker Band cover )
In mY Blood
Bad Sign
Bad Habit
My Last Breath
Cheaper To Drink Alone
Ain’t Nobody
Drum solo
I’m Your Hoochie Coohie Man (Willie Dixon cover)
Blame It On The Boom Boom
White Trash Millionaire
Lonely Train
Family Tree
Articolo di Andrea Bartolini, foto di Alessandro Rella