Il tour dei Bud Spencer Blues Explosion si è concluso il 21 dicembre con il live al Monk di Roma; il locale, nonostante le generose dimensioni, è stracolmo di gente non solo perché il duo capitolino ha scelto di giocare in casa per la finale, ma soprattutto per la fama che gode nel circuito musicale underground. Di certo l’ultimo album, “Next Big Niente” (la nostra recensione), ha lasciato molti ascoltatori spiazzati per la svolta più sperimentale ed elettronica, con abbandono delle sonorità tipiche a cui si era abituati. Una svolta che sicuramente ha indotto più di qualcuno a voler vedere anche l’esecuzione dal vivo di un album così diverso.
Ad aprire le danze, nel vero senso della parola, sono i Bento; il duo brindisino, formato da Francesco Barletta e Umberto Coviello, porta sul palco una buona miscela di musica alternativa elettronica che richiama alla mente The Chemical Brothers contaminata però da influenze varie.
L’uso di parti di batteria acustica rende il tutto più umano, un aspetto che troveremo pure negli headliner della serata. I Bento riescono sicuramente a scaldare il pubblico in attesa di accogliere i Bud Spencer Blues Explosion.
Tutto si prepara per il cambio set. Un rapido sguardo al palco per capire che la svolta elettronica dei Bud Spencer Blues Explosion è nelle sonorità, ma non negli strumenti. Tutto viene suonato rigorosamente con chitarra e pedali e con la batteria che, seppur implementata di qualche modulo elettronico, è quella tipica della musica acustica.
Il duo sale sul palco, sommerso da un applauso enorme, il pubblico affolla il Monk e bisogna sgomitare per entrare nel pit. Le luci cambiano radicalmente e i due musicisti suoneranno spesso in controluce, avvolti da fasci di luci colorati e spesso l’unica luce sarà quella del proiettore che creerà dei suggestivi giochi di colori e di trame sui musicisti. Una vera e propria atmosfera lisergica fatta da colori acidi e suoni incredibili.
Una delle chitarre di Adriano Viterbini, equipaggiata di pickup esafonico, riesce a tirare fuori suoni impensabili grazie anche alla bravura indiscussa da fuoriclasse delle sei corde. Le simulazioni degli strumenti sono formidabili grazie all’uso sapiente delle dinamiche, sicuramente degno di nota un assolo di sax fatto durante la serata con la sua chitarra. Nonostante la svolta elettronica si riesce a percepire l’anima blues, insita nel dna del duo, soprattutto nei brani in cui la chitarra inonda il pubblico con le sature distorsioni armoniche del fuzz.
Il bravissimo Cesare Petulicchio alla batteria non sbaglia un colpo, preciso e chirurgico e allo stesso tempo capace di infondere un groove unico, creando una struttura ritmica molto potente a sostegno della chitarra sperimentale di Viterbini. Insieme sono un concentrato di energia e spesso si fatica davvero ad immaginare che tanta potenza sonora esca da un duo. Un’energia che fa ballare i tantissimi presenti e che trascina e coinvolge senza sosta.
Un concerto che ho aspettato con molta curiosità per capire quanto la nuova svolta musicale potesse snaturare il sound tipico dei Bud Spencer Blues Explosion, un sound che si è evoluto in una sperimentazione psichedelica, un sound che trasuda il coraggio di prendere una svolta per nuove strade senza mai dimenticare la vecchia strada dalla quale provengono e che ha dato vita a questo incredibile duo.
Articolo e foto di Daniele Bianchini