Nella città delle piante il 4 luglio ha preso il via la quarantatreesima edizione del Pistoia Blues Festival (con rispetto parlando) con una delle due band veramente da non perdere quest’anno. Un evento ghiotto per chi ancora sente la musica come ricchezza culturale e non rumore di fondo per digerire lo spritz. Tocca ai giganti dell’Americana, i Calexico, l’onere e l’onore dell’inaugurazione di quella che ormai è una rassegna più che un festival, spalmata com’è su quasi un mese di programmazione.
Siamo alla Fortezza Santa Barbara, dove un breve set folk/blues di Carlo Rizzolo riscalda l’atmosfera della venue sold out in ogni ordine di posti, e in breve siamo introdotti alla band principale che entra senza troppe cerimonie, anzi si era già manifestata nella figura del leader Joey Burns salito personalmente per gli ultimi ritocchi all’accordatura. Particolari che da soli già definiscono l’uomo e il musicista.
Are you ready to Cumbia? è la prima frase che egli rivolge al pubblico e suona come un manifesto programmatico: la band si getta a capofitto nella prima delle molteplici interpretazioni di danze popolari sudamericane con “Cumbia del Polvo” che avvia un trittico proveniente dal più recente lavoro della band “El Mirador” del 2022.
È l’inizio del fantasmagorico viaggio nelle radici meno esplorate degli stili che compongono quella che si definisce “Americana”, Mariachi, Tex-Mex, Country, ma anche Psichedelia e Jazz che caratterizzano da sempre l’offerta multiforme di una band difficilmente restringibile in riferimenti stilistici precisi.
Gli echi del ventesimo anniversario di “Feast of Wire”, lavoro del 2003, celebrato lo scorso anno, la fanno da padrone nella parte centrale dello show, con tutta la prima side (e buona parte della seconda) eseguita impeccabilmente. I frequenti rimescolamenti di ruoli agli strumenti la dicono lunga sulle capacità e l’eclettismo dei Calexico che si muovono agili fra accenni ai Joy Division e il full mariachi swing di “Across the Wire”.
È un Joey Burns in gran spolvero, grato per l’accoglienza ricevuta da lui e dalla sua famiglia in terra toscana e apparentemente innamorato della città che conduce la band con frequenti inserti di lingua italiana, fino a cambiare il testo di alcuni pezzi inserendo riferimenti a Pistoia e alla voglia di ritornarvi, come se fosse casa propria.
Perché vivere a Calexico, in California, significa anzitutto stare a un passo dal confine con il Messico. È la vita e la consapevolezza che i confini non definiscono l’esistenza. Non sono quello che siamo. E la musica che li supera è contagiosamente danzereccia, richiede il ballo, la partecipazione, il sudore.
E il viaggio onirico che ci porta dal deserto alle avenidas è magnificamente sorretto da una band ammirevole per dinamiche ed eclettismo, dove tutti hanno modo di brillare come stelle sopra la contea di Imperial, in una girandola di strumenti inusuali e raffinatissimi arrangiamenti che poggiano sicuri sulla batteria di John Convertino, unico membro a non cambiare mai strumento nel corso dell’intero concerto.
Il suo stupefacente dinamismo sorregge perfettamente qualsiasi ritmo debba affrontare, intessendo il tappeto su cui i musicisti hanno agio di passare da tradizione sudamericana a classici della Psichedelia californiana (“Alone Again Or” dei Love è sempre un regalo) con la più grande disinvoltura.
Ma Pistoia è lontana dalla California e, sebbene il motore sia caldo sin da subito, ci vuole praticamente tutto il concerto perché le distanze si accorcino, i confini si sciolgano e la platea calci via i sedili e si lasci coinvolgere nel caos che fin dai primi accordi li ha richiamati verso il palco.
Quando succede, si capisce che la serata è veramente completa e si avvia al meritato epilogo. Una trionfale “Flores y Tamales”, cantata splendidamente da Brian Lopez, chiude il set regolare per lasciare spazio all’encore che si chiude con la classica cumbia peruviana “Cariñito” fra il pubblico finalmente danzante e plaudente.
I Calexico lasciano il palco fra l’entusiasmo generale e la speranza è che questi fiori desertici servano da semenza per far rifiorire rigoglioso il Vivaio Pistoia Blues: la consolidata tradizione florovivaistica della città dovrebbe insegnare che spargere letame nazionalpopolare non è sufficiente per un raccolto ricco e nutriente. Le semenze devono essere ben innaffiate, e band come i Calexico sono provvidenziali e rinfrescanti acquazzoni su un terreno al limite dell’aridità. Per i Tamales la cucina si sta organizzando.
Articolo di Federico Mazzoncini, foto di Francesca Cecconi
Set list Calexico 4 luglio 2024 Pistoia
- Cumbia del Polvo
- Then You Might See
- Harness The Wind
- Sunken Waltz
- Quattro
- Black Heart
- Pepita
- Not even Stevie Nicks
- Close Behind
- Woven Birds
- Across The Wire
- Heart of Downtown
- Minas de Cobre
- Inspiracion
- Dub Latina
- Alone Again Or
- Flores y Tamales
- Falling From The Sky
- Cumbia de Donde
- Cariñito