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Calexico live Reggio Emilia

C’è un legame forte fra la band texana e la musica d’autore del nostro Paese

Quanta bellezza a Reggio Emilia martedì 24 ottobre 2023 con l’unico concerto italiano dei Calexico per quest’anno. Un’esclusiva del Barezzi Festival che, per quanto riguarda i mesi autunnali, è una delle rassegne più interessanti del Nord Italia.

Band di Tucson, Arizona, i Calexico sono molto amati in Italia. Dal 2000 li ho visti live in ogni loro passaggio (non tutte le date, ma uno per ogni tour che li ha portati qui da noi). Posso testimoniare in prima persona una qualità sonora, e di spettacolo, che non è mai venuta meno. Anzi, siamo davanti a professionisti capaci di animare platee non facili, come quelle dell’Alcatraz di Milano, pochi anni fa, dove seppero mettere in scena uno spettacolo che superò di gran lunga le aspettative di una location non adatta alla loro musica. Gente che parlava e beveva, dove il brusio in sottofondo dominava, disturbando la loro esibizione. Poi non va dimenticato il loro legame con Vinicio Capossela, che li ha voluti in alcuni suoi lavori, e con i quali ha suonato più volte. C’è un legame forte fra la band texana e la musica d’autore del nostro Paese, che si è rinnovato anche nello spettacolo del Barezzi Festival.

La serata di Reggio Emilia, invece, è stata location perfetta, il teatro Romolo Valli, dove ancora riecheggiavano le note del Gran Galà Punkettone (la nostra recensione), che ha valorizzato la loro musica e, soprattutto, l’album “Feast of Wire”, uscito nel 2003. Vent’anni di un disco che ha caratterizzato il sound di questa band, e che è fra i più amati e conosciuti della loro produzione. La serata del Valli lo vedrà eseguire, pur rimescolato, quasi integralmente (13 su 16 tracce), con Joey Burns che ricorda, velocemente, in apertura, questi vent’anni passati, e il legame forte con l’Italia. Una dichiarazione di stima (non d’amore) che appare molto più onesta e sincera dei soliti we love Italia.

Prima di raccontare un po’ di sensazioni di questo live, vale la pena ricordare che il concerto è stato aperto dall’esibizione di Brian Lopez, cantautore e chitarrista (oltre che bassista, nel concerto che seguirà la sua esibizione), che ha visto al suo fianco, in maniera rimaneggiata, parte della band dei Calexico. Uno show pulito, che non distrae, e neppure esalta, e che regala però un momento di riflessione interessante.

Poco prima della sua esecuzione il lancio d’Ansa era pesante: i Rolling Stones avevano dichiarato che i Måneskin sono la più grande band rock in circolazione; mentre i Duran Duran avevano fatto sapere che la bassista del gruppo è la miglior bassista al mondo. Fatta questa premessa, sappiate che Brian Lopez ha deciso di omaggiare quello che definisce essere uno dei più grandi artisti italiani, e cioè Andrea Laszlo De Simone. Non Achille Lauro, e tanto meno i Måneskin, ma Laszlo De Simone. Le riflessioni le lascio a voi.

I Calexico, invece, suonano in modo divino. Concerto solido, compatto, senza cambiamenti di stile. Il canovaccio è quello di sempre. Poche parole, quello che serve per non essere sconnessi con il pubblico, e concretezza sonora.

Il giro di accordi di “Sunken Waltz” apre la serata, con ritmo da deserto texano. Fuori piove, cielo padano plumbeo, ma dentro al Valli si vola subito in un’America di confine. Terra e polvere, ma anche atmosfere da saloon. “Quattro”, infatti, ricorda molto i film western del passato, come in generale tutte le ballad che, spesso, sembrano riportare alle atmosfere di Ennio Morricone, mescolato con il bell’omaggio dei Calibro 35.

Suono pulito, per ogni pezzo proposto, con un palco dominato da cerchi colorati e dorati, sullo sfondo, che aiutano a creare atmosfere di frontiera. Colori caldi, palette a tinte blu notte, o marrone bar di frontiera. Verrebbe voglia di ascoltarli con un buon sigaro in bocca, sulla zattera di Huckleberry Finn, o leggendo qualsiasi altro testo di Mark Twain. Il pubblico del Valli si lascia coinvolgere nelle tre occasioni nelle quali, prima del finale, Joey Burns chiama a raccolta per battere le mani e tenere il tempo, o rispondere al coro.

La parte centrale dello show, e cioè il trittico di ballad “Dub Latina”, “Alone Again Or” e “Güero Canelo”, è fra i momenti più belli e intensi della serata. Piena atmosfera tex-mex, con suoni mescolati e fusi insieme, figli di generi contaminati, che ricordano quanto il meticciato sia la vera cifra distintiva della band. E quelle trombe magnifiche…

Il finale non può che essere tutti in piedi, nonostante il pubblico, fino al secondo bis, abbia dimostrato di apprezzare atmosfera, dimensione sonora e ambientazione. Si sarebbe andati avanti all’infinito volentieri. Chi era dietro di me, infatti, lamentava che fosse già terminato il concerto, dopo “solo” due ore di show. Ha ragione, perché quando c’è questa perfezione sonora, il tempo si ferma, viene sospeso. Magia pura, come d’altronde il bis inatteso di “Fortune Teller”, eseguita alla chitarra dal solo Joey Burns. Momento di pura estasi che si incastra perfettamente fra due gruppi di canzoni che, invece, richiamano il sound mariachi, con le trombe protagoniste.

Concerto perfetto che termina con “Crystal Frontier”, brano del 2000, preso dall’altro grande capolavoro della band, e cioè “Hot Rail”. Qui, dopo il ballo sulle piane texane e messicane, si passa alle atmosfere, già respirate in alcuni passaggi della band, alla Tarantino. Ripeto, concerto perfetto. Ha ragione, in chiusura Joey Burns: non basta solo un passaggio, dobbiamo tornare ancora in Italia. Come dargli torto. 

Articolo di Luca Cremonesi, foto di Michele Faliani

Setlist Calexico 24 ottobre 2024 Reggio Emilia

  1. Sunken Waltz
  2. Quattro
  3. Black Heart
  4. Pepita
  5. Not Even Stevie Nicks… / Love Will Tear Us Apart
  6. Close Behind
  7. Woven Birds
  8. Attack el Robot! Attack!
  9. Across the Wire
  10. Dub Latina
  11. Alone Again Or
  12. Güero canelo
  13. Crumble
  14. No Doze
  15. Fortune Teller
  16. (Joey Burns solo)
  17. Minas de cobre
  18. Inspiracion
  19. Flores y tamales
  20. Corona
  21. Crystal Frontier
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