Lo confesso, era il concerto che più avrei voluto rivedere, risentire e recensire. Quello cioè di Carmen Consoli alla chitarra, e di Marina Rei alla batteria. Nessun altro. Solo loro due. L’occasione c’è stata alla Festa di Radio Onda D’Urto a Brescia il 23 agosto 2023. Il perché di questo desiderio è presto detto.
L’anno scorso, e per la precisione il 14 luglio 2022, le due musiciste hanno aperto il concerto di Robert Plant e Alison Krauss a Lucca. Lo ripeto: le due musiciste hanno aperto lo show di Robert Plant. Spero non sia necessario ricordare di che divinità del sacro Olimpo del Rock stiamo parlando, ma di certo vale la pena ricordare che il pubblico davanti alle due musiciste era in maggioranza maschile, per di più formato da vecchi dinosauri della Golden Age del Rock e, non ultimo, tutti lì per ascoltare Plant con un unico solo desiderio: che accennasse a qualcosa dei Led Zeppelin.
Questo il contesto. Senza scordare il fattore campo: un caldo africano, senza aria, con moscerini che imperversavano per una Lucca trasformata in palude. La faccio molto breve, dato che qui si parlerà di Brescia, e non di Lucca. Alla fine del set di 13 canzoni tutto il pubblico, sottolineo tutto, era in piedi ad applaudire l’esibizione di Consoli e Rei. Da quel momento ho avuto solo due desideri: che nascesse un tour da quell’esperienza, e che potessi scriverne. Il tour c’è stato, e senza troppe date, ma quelle che sono servite per rodare bene la scaletta. Ora, poi, ne sto scrivendo. Insomma, accontentato.
Lo show bresciano è stato aperto da Meg, ex voce dei 99 Posse. Ottima esecuzione, ottima musica. Mi sono preso tutta la discografia nel post concerto, chiedendomi come ho fatto a perderla di vista in questi anni. Vale la pena ascoltarla, davvero. Bella musica: Elettronica che tende all’Hip-Hop, senza scadere nelle sonorità commerciali di questi anni; testi seri e impegnati. Ci voleva, anche per rivalutare un genere abusato, violentato e scarnificato. Il tutto per far capire, e ce n’è bisogno, che non comanda solo il mercato, e chi vuole può, e deve fare la differenza. Brava Meg, dunque. Ottima scelta, poi, per chi ha deciso di metterla in apertura del concerto di Consoli e Rei.
Al termine dell’esibizione di Meg, è partito lo spettacolo tanto atteso. L’apertura è uguale a quella di Lucca. La Consoli è sola sul palco, con chitarra acustica, e vestita di nero, con un abito che richiama le stampe dell’800. Come abbia fatto a resistere con il caldo torrido, i fari, suonare e cantare, con un vestito così impegnativo, non lo so, ma il primo applauso lo strappa per la sua performance con quel dress code di sicuro pesante. Il concerto parte subito con tre grandi classici, e cioè “Amore di plastica”, “Parole di burro” e “Fiori d’arancio”. Che dire, di voce la Consoli ne ha da vendere. “Amore di plastica”, pur se eseguita solo con chitarra, ricorda, nel ritornello, la miglior Joplin.
La cantantessa, così la definisce il suo pubblico di riferimento, sale, stende ed estende la voce, e vola in alto con il suo “Volevo essere più forte / Di ogni tua perplessità / Ma io non posso accontentarmi”, e la magia di Lucca rivive subito. L’unica differenza, rispetto al set nella città toscana, è che qui la Consoli prende fiato, dialoga con il suo pubblico, e ogni tanto accorda la chitarra. Non deve fare le corse. Non c’è Plant che preme dietro le quinte. A Lucca fece tutta una tirata (13 canzoni in un’ora). Gli applausi del pubblico bresciano, dopo il primo trittico, sono stati unanimi, e non può che essere così, e mi dico: siamo solo all’inizio, e io so cosa mi e vi aspetta…
L’entrata della Rei arriva dopo un pezzo bello tirato, dove volano plettri come petali di fiori. Più volte gli verranno aggiunti sotto il microfono, durante la serata. Consoli suona con plettro, mani, unghie; batte il tempo, usa pedali, distorce, tira le corde e le accarezza. Fa sua la chitarra, in un rapporto quasi carnale. Insomma, se non rischiassi di essere frainteso, direi che fa l’amore con la sua chitarra, e questo il pubblico lo percepisce. Anche perché, e lo insegnano i grandi, voce e chitarra equivale, anche se si è vestiti, a essere nudi davanti al pubblico. Non si hanno vie di scampo. Non c’è nulla e non c’è nessuno che copre eventuali errori, stecche e imprecisioni. La cantantessa dimostra subito di essere davvero a suo agio in questa dimensione, in questo ruolo, e nell’essere sola con la sua chitarra.
Certo, anche con la band il tutto funziona, e ci maccherebbe, ma qui, in solitaria, dimostra di essere su un territorio – quello acustico – che bene conosce, che non teme, e che la fa sentire sicura. Ride, scherza con il pubblico, e si racconta. C’era una bambina a che voleva fare la rockstar, e in casa usava il tavolo come palco, e una lampadina come microfono, sono le parole con le quali introduce l’ultimo pezzo che eseguirà da sola sul palco.
Si tratta di “Volevo fare la rockstar”, pezzo del 2021, preso dal suo ultimo lavoro in studio, che si intitola proprio come la canzone in questione. Nel finale, dopo un crescendo che la porta a distorcere la chitarra acustica, con tanto di fischio davanti alle casse, come sanno fare i grandi, con passaggi a tinte blues, arriva sul palco la Rei. Vestita di nero, come un’attrice di teatro, si siede alla batteria senza perdere tempo. Al via così la seconda parte dello show, quella che è mancata a Lucca, e che ha arricchito questo tour.
Lo dico subito, rispetto all’esibizione toscana – ma è giusto che sia così – questa seconda parte è più melodica. I pezzi si alternano: ci sono i brani della Consoli e quelli della Rei, oltre alla canzone che le due amiche hanno scritto insieme. Suoniamo e collaboriamo insieme da 30 anni, e finalmente abbiamo unito le forze in una canzone, “Un momento di felicità”, dedicata ai nostri padri. C’è spazio anche per una battuta e per un breve commento sul Sanremo che le vide protagoniste: era un mondo che non ci apparteneva. Chi segue le due musiciste lo sa bene, e chi sta ascoltando il concerto di Brescia con grande trasporto, non può che prendere atto di questa verità, soprattutto dopo che si sono ascoltati gli ultimi Festival: questa musica non è più di casa all’Ariston. Meglio così, la si deve andare a cercare, ed è un bene, per molti versi.
Prima di questa parte di show che vede mixate le canzoni delle due artiste, c’è stato spazio per “Bésame giuda” e “Geisha”, due brani che ancora una volta hanno fatto sentire la carica rock presente nella Consoli, e in questa esecuzione che, solo sulla carta, si può considerare minimalista. “Donna che parla in fretta” della Rei, poi, consente anche di cercare nuove strade, con un finale quasi psichedelico, e che ricorda le lunghe cavalcate dei migliori anni del Banco del Mutuo Soccorso. Un bel passaggio che toglie un po’ di miele che si era aggiunto, come già detto, in questa seconda parte.
Il finale, invece, è da manuale. Esattamente come successe a Lucca: la reazione del pubblico bresciano è stata la stessa. L’unica differenza è che qui si era già in piedi. Tanti applausi, senza nessuno e nessuna esclusa, perché qui, a differenza che in Toscana, non ci sono solo uomini nel pubblico, ma tante donne, e molti uomini. Un bel pubblico eterogeneo che ha assistito a un gran bel concerto, con suoni ben fatti, e sul palco due grandi artiste che hanno non solo cantato, ma insegnato una cosa.
Al netto della polemica estiva su Auto-tune e tormentoni, in Italia abbiamo grandi artisti, e non solo nel circuito underground. Questo deve essere chiaro, soprattutto se si considerano le collaborazioni internazionali che certi nostri artisti hanno. Ad esempio, per stare in casa Consoli, in questa fine estate 2023, la cantantessa sarà in tour con Elvis Costello. Credo che non ci sia bisogno di aggiungere altro. Serve solo la voglia di andare oltre un mercato musicale che impone suono, idee e modelli. Non sempre positivi. E voler considerare la musica, anche quella italiana, capace di andare oltre il bel canto melodico, e in grado ancora di veicolare messaggi, anche con una semplice chitarra in mano.
La Consoli, da siciliana, è poi stata capace di salire su un palco caldo, e non solo per il clima, ma anche per i temi che la Festa affronta da sempre. Inevitabilmente si pensa ai fatti di Palermo delle ore che hanno preceduto il suo concerto, episodi di cronaca terribili. Chi pensa che Consoli non ne abbia parlato, sbaglia. Lo ha fatto con le sue canzoni che da sempre trattano di amore a 360°, senza discriminazione e senza violenza. Sapientemente, in scaletta, ha messo brani come “Mio zio”, ma anche “‘A Finestra”, testo in siciliano dove si racconta di reputazione, famiglia e arricchiti che si muovono nell’ombra. Chi ha voluto capire, ha capito. Ed è stato giusto così, davvero. Non perché la musica non debba occuparsi dell’orrore, ma perché l’orrore va affrontato anche con la bellezza. Mai come in questo momento, davanti a quell’orrore che ricorda molto il dialogo di Kurtz nella foresta di Coppola, c’è bisogno di bellezza.
Il trittico finale, “Contessa miseria”, “Confusa e felice” e “Venere”, è pura bellezza: chitarra ben suonata, asciutta, senza effetti. Voce calda, ormai completamente capace di modulare varie frequenze, come serve per il grande classico “Confusa e felice”, dove Consoli non sbaglia nulla, nemmeno gli acuti, dopo quasi due ore di show, con il caldo che non dà affatto tregua. “Venere” chiude il set, ed è un’esecuzione che mescola cantautorato, Rock ed esperienza unplugged nel finale.
Poi il pubblico richiama, a gran voce, le due artiste sul palco. Lo spazio per i bis è risicato. C’è tempo per “Blunotte”, che rallenta il ritmo, porta poesia e prepara al divertissement di ‘A Finestra che chiude lo spettacolo. Davanti alla finestra si guarda fuori, e si vedono gli arricchiti, che sono pericolosi, perché devono difendere la reputazione, la famiglia e, allo stesso tempo, ripudiano le radici. Ripeto, chi ha voluto capire, ha capito. Chi non ha saputo cogliere, peccato. La canzone con la quale si chiude il concerto è una ballata in siciliano che conquista la platea. Alla fine tutti lanciano in alto le mani, e acclamano le due artiste che, con piacere, si dilungano nei saluti.
Che dire, tutte le attese sono state confermate. Un piccolo cedimento nella parte centrale, ma solo per via di una serie di canzoni che, forse, rimescolate, eviterebbero il passaggio da Rock al mood troppo melodico. Tutto il resto è perfezione. Fortunati, davvero, noi che ci siamo stati.
Articolo di Luca Cremonesi, foto di Roberto Fontana
Set list Carmen Consoli e Marina Rei 23 agosto 2023 Brescia
- Amore di plastica
- Parole di burro
- Fiori d’arancio
- Volevo fare la rockstar
- Per niente stanca
- Bésame Giuda
- Geisha
- Fino all’ultimo
- Donna che parla in fretta
- Al di la di questi anni
- Mio zio
- L’ultimo bacio
- Un momento di felicità
- I miei complimenti
- Sentivo l’odore
- Contessa miseria
- Confusa e felice
- Venere
- Blunotte
- ‘A Finestra