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C’mon Tigre live Pordenone

Non un concerto, ma una vera e propria esperienza multisensoriale

Il 15 marzo al Capitol di Pordenone si è chiuso il tour italiano nei club dei C’Mon Tigre. Non cercherò di raccontarvi cosa è successo, ma proverò a spiegarvi cosa significa assistere a un loro spettacolo, perché questo magnifico collettivo di musicisti non suona solamente, crea una vera e propria esperienza multisensoriale.

Nella penombra sospesa tra il palpito della folla e l’attesa del palco, il Capitol si è trasformato in un santuario dell’arte, pronto a ospitare il sortilegio musicale di C’mon Tigre. Con una maestria che crepita con la loro giovane età, il collettivo ha intessuto un tappeto risonante, variegato e avvolgente, mescolando con abilità Jazz, Tropicalia ed Elettronica in un unicum di sensazioni ed emozioni.

Il viaggio ha avuto inizio con “Goodbye Reality” e a seguire “The Botanist” brani contenuti nel loro ultimo album “Habitat” (la nostra recensione) un preludio all’incanto che si sarebbe dipanato sul palco. Gli strumenti, come antichi rituali tribali, hanno intrecciato le loro voci in una danza senza tempo, creando un’atmosfera di anticipazione e mistero. Le note del Jazz hanno preso vita, fluidamente, come acquerelli dipinti sull’aria, trasportando il pubblico in un vortice di virtuosismi sornioni.

Con l’ingresso di “Kids Are Electric”, il concerto ha conosciuto un’esplosione di vitalità e calore, come un raggio di sole che squarcia le nubi grigie dell’anima. Le percussioni hanno preso il comando, invocando antichi Dei del ritmo, mentre le melodie psichedeliche si sono stagliate nel cielo notturno come fuochi d’artificio nella mente. La voce del cantante, carica di pathos e mistero, ha condotto gli spettatori in un percorso verso l’ignoto, una dimensione di puro piacere sensoriale.

In un’atmosfera carica di eccitazione, il pubblico ha ceduto completamente al piacere dell’ascolto, lasciandosi trasportare senza riserve all’interno dell’habitat creato dai musicisti. Ogni nota suonata dai C’Mon Tigre ha provocato un brivido lungo la schiena, mentre le armonie complesse e le molteplici sfumate hanno avvolto gli spettatori come in un abbraccio. Il palco è diventato “un altare”, e il pubblico, rapito, si è arreso al richiamo dell’arte in tutta la sua luce.

Gli accordi suonati hanno reso il Capitol un luogo di incanto, dove il tempo ha perso il suo significato e le preoccupazioni si sono dissolte nel nulla. Con “Nomad At Home” gli spettatori, catturati dall’energia travolgente della performance, hanno abbandonato qualsiasi riserva, immergendosi in un mondo di pura delizia sonora. La musica ha operato come una sorta di catarsi, trasformando la realtà in un’esperienza surreale che ha innalzato gli animi e affascinato gli occhi, grazie ai bellissimi giochi di luci e fumi.

La capacità di C’mon Tigre di tradurre le note in immagini visive è stata sorprendente, quasi come un atto di trasmutazione artistica. Le melodie hanno plasmato trame intricate e complesse nell’aria, mentre gli accordi hanno scolpito forme tridimensionali, creando un’esperienza visiva che ha stimolato l’immaginazione di ogni spettatore presente. È stato come assistere a un’esibizione di arte cinetica, dove il suono ha preso forma e ha danzato di fronte agli occhi affascinanti del pubblico.

Ma è stato con l’ingresso di “Sento un morso dolce” che il concerto ha raggiunto l’apice della sua trascendenza, trasformando il palco in un’arena surreale. Le parole, frenetiche e frastagliate, come sussurri provenienti da un futuro remoto, hanno permeato l’aria, creando un buco nero in cui le regole del tempo e dello spazio sembravano dissolversi. Le luci hanno dipinto il palco di colori vivaci, danzando in sincronia con le pulsazioni della musica, suoni sintetici hanno palpitato nell’aria, creando una colonna sonora per un mondo ancora da esplorare.

Il concerto di C’mon Tigre non è stato solo un’esperienza musicale, ma un percorso attraverso l’essenza stessa dell’umanità in un habitat per nulla ostile bensì inclusivo e accomodante. Con la loro maestria e il loro talento innegabile, il collettivo ha dimostrato di essere composto non solo da musicisti straordinari, ma dei veri e propri visionari, capaci di trasformare il banale in sublime, il quotidiano in eterno.

E mentre l’ultima nota si è dileguata nell’aria, il pubblico ha capito di aver assistito a qualcosa di più di un semplice concerto: hanno assistito a una celebrazione della vita stessa, un’ode alla gioia e alla magia della musica.

Articolo di Silvia Ravenda, foto di Simona Rossi

Set list C’mon Tigre Pordenone 15 marzo 2024

  1. Goodbye Reality
  2. The Botanist
  3. Teen Age Kingdom
  4. Odiame
  5. Supernatural
  6. Kids Are Electric
  7. Na Dança Das Flores
  8. Keep Watching Me
  9. Burning Down
  10. Nomad At Home
  11. La mer et l’amour
  12. Sento un morso dolce
  13. No One You Know
  14. Sixty Four Seasons
  15. Sleeping Beauties
  16. Twist Into Any Shape
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