Bonsai Garden a Bologna, 23 giugno 2024, tre band iconiche e un evento minacciato dal maltempo. Persino la pioggia ha fatto un passo indietro perché con questo trio non si scherza: Comeback Kid, accompagnati da Bane e dal gruppo italiano Confine, hanno messo in pausa la nostra realtà creando un vortice energetico cui è stato impossibile sfuggire.
L’evento si apre con Confine, band veneta che vanta alle spalle più di dieci anni di musica rigorosamente cantata in italiano, dalle sonorità hardcore macchiate di Grind molto interessanti.
Il suono pesante e nudo si discosta da quello delle band successive, per certi aspetti più melodiche, e gli elementi suonano in modo compatto e coeso tra energetici cambi ritmici; su tutto spicca la voce potente e distorta di Ercole Buccolieri, un cane rabbioso con la schiuma bianca alla bocca, la sputa a ogni urlo come fosse acqua santa sui suoi proseliti. Per un concerto punk direi tutto nella norma, non mi aspetto nulla di meno.
I componenti del gruppo sono estremamente credibili sia nel suono sia nell’identità visiva: sembra che non si limitino a esprimere rabbia perché devono, ma che siano veramente inferociti.
L’energia esplosiva di Confine è sicuramente un eccellente riscaldamento per le band successive, anche se, purtroppo, vuoi l’orario, vuoi la minaccia incombente della pioggia sul concerto, la venue resta inizialmente non troppo piena.
Pian piano però il pubblico inizia a infittirsi e le fan dei Bane conquistano la transenna, mentre i musicisti lentamente occupano il palco. La band si è riunita dopo lo scioglimento nel 2016 per un concerto nel 2021 e poi nel 2023, quindi questa è un’occasione ghiotta.
Il cantante Aaron Bedard, bande elastiche alle ginocchia, bermuda, maglia a righe e berretto, ha le energie di un ventenne di una volta e si muove e balla in un modo a tratti infantile che lo fa sembrare un bimbetto inquietante e disturbato a cui manca solo l’elica sul cappello.
Non si può negare tuttavia che sia magnetico e, nonostante tutta la band sia presente ed esplosiva, è lui che cattura l’attenzione. Band come Bane ci dimostrano che l’età è solo un numero, che l’unica opzione possibile è vivere nella seconda adolescenza, e che se al doppio dei tuoi anni riescono ancora a fare un concerto del genere, allora non hai più scuse per stare sul divano incollato a serie tv.
Per un attimo il cantante indica verso di me e urla “I hate this”, ma prima che potessi prenderla sul personale specifica di essere infastidito dalla distanza dal palco imposta dalle transenne, che gli impediscono il contatto diretto con i fan. Dopo aver rivendicato il pit, lo occupa, sale sulla transenna e attorno a luisi forma una specie di montagna umana con lui in cima.
È incredibile come il pubblico sia catturato da Bedard, che ha il pieno controllo sulla folla: a un suo gesto, come un generale divino, il vulcano esplode scagliando le persone a formare un testosteronico circle pit da cui mi salvo solo perché qualcuno dietro di me mi strattona via.
Come una tempesta che improvvisamente lascia spazio al sereno, i Bane escono di scena e riattacca la playlist anni Ottanta/Novanta del festival. Non si capisce come si possa essere allo stesso evento, un momento prima un groviglio di persone attanagliava Bedard e palline impazzite si scontravano e schiantavano come un pinball rotto, un momento dopo la platea era dispersa.
Dopo qualche bestemmia all’ennesima canzone pop anni Ottanta, arriva il momento dei Comeback Kid, che senza fronzoli e neanche troppo tempo da perdere salgono e iniziano immediatamente a suonare. La platea esplode insieme a loro.
Come fa notare il cantante Andrew Neufeld le prime file sono fan duri a morire che li seguono da anni in tour, e lui stesso anche se afferma di non sapere il loro nome, li riconosce tutti. Un ragazzo a fianco a me urla alla sua ragazza Te l’avevo detto che ci ha riconosciuti! Ecco che si spiega la vibrazione particolare di questo concerto: è come essere a un ritrovo di famiglia, in cui anche la gente in platea si conosce, se non di persona, almeno come membri della stessa armata.
I nuovi brani dell’ep “Trouble” (la nostra recensione) trovano una coerenza organica all’interno dalla produzione dei Comeback Kid, che in vent’anni hanno spaziato dall’Hardcore Punk più estremo degli inizi all’Hardcore melodico con qualche ammiccamento al Pop-Punk degli album più recenti. Sicuramente una produzione sempre riconoscibile e stilisticamente dura e diretta, senza però mai perdere di colore.
Chi riesce a surfare la folla e arrivare al pit ha stampato in faccia l’entusiasmo di un bambino che ha appena terminato una corsa sulle montagne russe; viene “gentilmente” diretto verso l’ingresso del sottopalco e corre di nuovo al circle pit per un altro giro. Il flusso continuo è talmente inarrestabile che noi fotografi veniamo confinati a un angolo del palco per la nostra sicurezza, anche se tutto quello che vogliamo fare è documentare quel momento di esaltazione collettiva.
E poi come sono arrivati, se ne vanno. Riattacca un qualche gruppo vintage e la sensazione che mi rimane addosso è di straniamento: dove sono finiti? Ma poi così improvvisamente con uno schiocco di dita? La parentesi Comeback Kid si è conclusa e tocca l’arduo compito di tornare al presente; perché è questo che sono riusciti a creare: uno squarcio nello spazio tempo che ci ha buttati tutti in una dimensione altra dalla nostra realtà.
La durata del concerto è di solo un’ora spaccata; è sicuramente un tipo di esibizione che richiede uno sforzo estremo sia mentale che fisico, non si può mollare neanche un secondo, testimone il fatto che dopo solo dieci minuti il cantante Neufeld sembrava entrato in doccia vestito. Tuttavia i fan forse desideravano qualcosa di più da una band che ha a disposizione la produzione musicale di un ventennio.
Interessante notare come il pubblico fosse estremamente eterogeneo sia per età che per tipologia: dal rocker attempato al ragazzino con cinghie e borchie, dalla ragazza capelli blu e piercing alla signora con mocassini e golfino.
Sia Bane che Comeback Kid hanno rivendicato il corridoio “rubato del pit”, che crea una barriera spaziale tra la band e la platea che in un concerto punk che si rispetti non c’è. Vero, ma è vero anche che se il punk che fai non è sufficientemente edulcorato, su un palco come quello del Bonsai Garden non riesci a suonare, quindi è probabilmente un piccolo compromesso da accettare. Ci ha pensato il pubblico ad azzerare le distanze lanciandosi nel pit e conquistandolo, seppur in minima parte, realizzando quello che forse è stato l’unico vero atto reazionario punk della serata.
Piccolo suggerimento ai gestori del Bonsai Garden: nonostante che i concerti di matrice punk siano in netta minoranza nel cartellone della rassegna estiva, fate uno sforzo per rendere i momenti di attesa più in linea con l’evento: dopo mezz’ora di playlist dal probabile titolo “I fantastici anni pop‘80/’90”, su “Like a Virgin” di Madonna al povero ragazzo dietro di me, cito testualmente, si sono sciolte le palle.
Articolo e foto di Linda Lolli
Set list Comeback Kid 23 giugno 2024 Bologna
- Heavy Steps
- False Idols Fall
- Do Yourself a Favor
- Talk Is Cheap
- Trouble In The Winners Circle
- Somewhere, Somehow
- G.M. Vincent And I
- All In A Year
- The Concept Stays
- Crossed
- Broadcasting
- Absolute
- Wasted Arrows
- Should Know Better
- Wake The Dead