Tocca a Damien Rice la chiusura della quarantaduesima edizione del Pistoia Blues Festival, il 12 luglio. Un ritorno in Piazza Duomo dopo il concerto del 2016, quindi platea piena fino all’ultima sedia perché qui il pubblico è fedele, al festival, e agli artisti che ci passano. Grande attesa dunque, e per prolungarla il concerto inizia con un pochino di ritardo, per durare poi un’ora e quarantacinque minuti, con un solo bis.
La piazza è praticamente al buio, Rice ha fatto spengere tutto quello che era possibile spengere, anche le luci dell’unico bar e dei due chioschetti della birra, e pure quello del merch, e pure i fari posti agli angoli delle vie d’uscita. E pure, come se non bastasse, le luci del palco. Ci sono soltanto quattro fari gialli posti in basso, due a terra e due su piantane, e non saranno mai accesi contemporaneamente. Si invitano ovviamente i presenti a tenere spenti i cellulari e a non fare foto, e sono in pochi, per fortuna, a trasgredire.
Insomma Rice vuole creare quell’atmosfera intima tipica di un piccolo club, dove la sua musica è nata e probabilmente è ancora la dimensione live che preferisce. Ci riesce? No. Perché siamo in una grande piazza con diverse centinaia di persone, c’è chi è seduto lontanissimo, e quindi al buio non riesce a vedere un bel niente. Converrebbe abbandonarsi ad occhi chiusi all’ascolto, il suono è bello e pulito, ma non siamo a teatro, le sedie sono di plastica rigida, non è proprio l’ideale per fare questo. Non siamo neanche in un piccolo club, tutti appiccicati con una birra in mano.
Inizia il concerto seduto al bordo del palco, con i piedi sulla cassa centrale nel pit, salirà poi sulla cassa stessa, per ritirarsi poi sopra tra le sue chitarre e il piano elettrico, da queste circondato. La scaletta, come suo consuetudine, non c’è, improvvisa anche chiedendo al pubblico cosa desidera ascoltare. Chiacchiera un bel po’, scherzando con auto-ironia sulla tristezza e depressione di molti dei suoi brani, specificando che quegli stati d’animo non corrispondono necessariamente alla sua personalità, ma semplicemente raccontano momenti della sua vita, e spesso comporre musica lo aiuta a “vomitare”, come dice lui, dolori, sofferenze, passaggi difficili, e quindi poi a stare meglio.
Dopo i primi due brani ringrazia lo staff del festival per averlo supportato nelle sue richieste, e dedica loro “l’unica canzone allegra della serata”, “Coconut Skins”; è il momento in cui sale la cantante e violoncellista brasiliana Francesca Barreto, che lo accompagnerà in alcuni brani con armonizzazioni e oltre al violoncello anche al tamburello.
La scaletta scorre via veloce tra brani di tutti gli album, con ovviamente quelli immancabili e irrinunciabili. Per introdurre “Cheers Darlin’” ha preparato un – troppo lungo – siparietto, dove invita una ragazza del pubblico sul palco con lui, si siedono e un finto cameriere serve loro vino rosso in calici, continua a versare finché la bottiglia non è vuota; Rice intanto racconta tutta una scena alla quale ha – ipoteticamente – assistito tra un uomo e una donna in un pub. Mi chiedo qual è lo scopo. Ci interessa? No. È necessario per capire la canzone? No. Forse serve solo a riprendere fiato, o a bere, visto che più volte racconta che il giorno dopo sarà off, senza concerti, e che quindi avrebbe potuto bere a volontà. Possiamo fotografare soltanto gli ultimi minuti, al buio, da lontanissimo. Il concerto finisce, e infine il pubblico si alza e si riversa sotto palco per chiedere un bis, che un poco si fa attendere, e sarà uno solo.
In molti aspettano poi che esca a bordo palco per saluti e autografi, ma lui si chiude dentro il palazzo comunale, fa sbarrare tutto e a tutti (come nessuno ha fatto durante il Festival, neanche artisti immensi e più blasonati). Mi mordo la lingua per non esternare la mia frustrazione da aspettative mancate.
Articolo e foto di Francesca Cecconi
Damien Rice Pistoia 12 luglio 2023
- The Professor & la fille danse
- Cannonball
- Coconut Skins
- Woman Like a Man
- 9 Crimes/Rootless Tree
- Volcano (Bell X1 cover)
- Older Chests
- Elephant
- I remember
- Astronaut
- I Don’t Want to Change You
- The Box
- Accidental Babies
- Cheers Darlin’
- Behind Those Eyes
- The Blower’s Daughter