L’11 luglio prosegue il Pistoia Blues festival, che come abbiamo più volte sottolineato, ha poco Blues (una sola serata, come ormai triste consuetudine) e niente del festival. Chiamiamola rassegna musicale estiva della città toscana, erede di un grande Festival Blues. Ma che ci regala comunque grandi serate, se si sceglie con cura quando dirigersi nella bellissima Piazza Duomo. Stasera un doppio concerto, due co-headliner sulla carta abbastanza compatibili, tant’è che si vocifera di un finale con quattro canzoni eseguite in coppia. Così non sarà, e meno male. Vi svelo poi il perché di questa mia opinione.
Sul prestigioso palco saliranno stasera Dee Dee Bridgewater e Mario Biondi con i loro rispettivi spettacoli, “We Exsist!” e “Crooning – the italian tour”, promettendo un ricco mix di Soul, R’n’B e Jazz. Due grandi della musica che si conoscono da tempo, hanno anche scritto insieme il brano “All I Want is You” incluso nel disco “Beyond” di Mario Biondi.
Prima volta sul palco del Pistoia Blues per l’icona della musica jazz Dee Dee Bridgewater, accompagnata dalla direttrice musicale, tastierista e pianista Carmen Staaf, dalla bassista e contrabbassista Rosa Brunello, e dalla batterista Evita Polidoro, tutte giovanissime e con un immenso talento.
Per Dee Dee Bridgewater sono elementi fondamentali del tour “We Exsist!”, che porta un forte messaggio politico e sociale, e dunque vuole anche mettere in evidenza l’importanza delle musiciste donne nel mondo del Jazz.
Il repertorio di questo tour è costruito appositamente per mandare messaggi sociali forti e chiari, ha unapproccio militante, per stimolare il pubblico a pensare, reagire, parlare contro tutte le ingiustizie umane. Come afferma Dee Dee dal palco È il mio modo di provocare il pubblico politicamente senza un commento politico diretto. Sono arrabbiata per come va il mondo, ma lascerò che sia la musica a parlare per me.
Sono le 21:15 in punto quando questa regina del Jazz inizia il suo concerto, ma prima delle note presenta le sue tre musiciste, tre maestre davvero incredibili, precise, raffinate, coinvolte, nonostante la giovane età; Carmen Staaf, regista musicale del tour, si alterna tra il piano a coda e la tastiera Nord Stage 1, settata a organo Hammond B3.
La scaletta comprende oltre a brani dell’artista, anche cover reinterpretate, come “The Danger Zone” di Ray Charles, con il quale Dee Dee ha avuto l’onore di duettare, “Tryin’ Times” scritta da Donny Hathaway e Leroy Hutson, che ne hanno inciso poi due versioni molto diverse, e forte esempio del messaggio intorno al quale è costruito il concerto: I must sing it, because we re living in very trying times today
Then maybe folks wouldn’t have to suffer
If there was more love for your brother
But these are tryin’ times …
In questo brano Rosa Brunello imbraccia per la prima volta il contrabbasso per terminarlo al basso elettrico, solo accompagnamento della voce, una versione da brividi.
Dee Dee Bridgewater introduce brevemente molti dei brani, e lo fa con la stessa intensità con cui poi li canta, i temi sono pregni di significato, e il suo coinvolgimento è intenso, lo si percepisce nelle interpretazioni piene di emozioni e di profondità. Ci racconta del fatto storico dietro al brano di Nina Simone “Mississippi Goddam”, scritto nel 1963 dopo l’attentato in una chiesa in Alabama dove vennero uccise quattro ragazzine di colore per mano bianca. Dee Dee si dichiara ancora arrabbiata, e ricorda che negli Stati Uniti il razzismo esiste ancora, e ne arrivano prove continue.
Forse il momento più intenso di tutto il concerto è stata la personalissima reinterpretazione del brano signature di Billie Holiday, “Strange Fruit”, scritto dalla stessa sul testo del poeta ebreo ma soprattutto comunista Abel Meeropol. La Nostra ricorda che fu proprio per questa canzone che la Holiday fu perseguitata dall’FBI, che le mise in casa della droga per poi arrestarla. Le parole sono una forte denuncia contro i linciaggi dei neri nel sud degli Stati Uniti e una delle prime espressioni del movimento per i diritti civili; l’espressione Strange Fruit è poi diventata un simbolo per la parola “linciaggio”. La versione di Dee Dee riprende quella fatta da Bettye LaVette nel 2021 nel suo album “Blackbirds”, è straziante, ci incolla alle sedie, salgono i lucciconi agli occhi, anche grazie all’arrangiamento personalizzato dalle musiciste, in questo caso un elogio immenso alla batterista Evita Polidoro, che nell’intro striscia la punta della bacchetta alternativamente sui due piatti e sul charleston facendo piangere il bronzo, seguito da un finale al basso picchiettato ai pick up con un risultato davvero sofferto.
Noi artisti non possiamo parlare male o delle malefatte del governo degli United “Snakes” of America, chiunque sia al comando, altrimenti la nostra carriera verrebbe cancellata. Poi siamo donne, ma… WE EXIST! WE EXIST! We are standing for the women in the world because WE EXIST! Dee Dee ci fa urlare insieme a lei, tutti in piedi, la piazza è totalmente rapita e coinvolta.
Dopo un’ora e poco più Dee Dee Bridgwater ci saluta insieme alle sue musiciste, il tempo è volato, avremmo potuto ascoltarla per ore. Ci saluta ricordandoci anche un altro messaggio, stavolta stampato sul bordo del suo vestito-camicione: no fossil fuels.
Concerto di canzoni strepitose, di interpretazioni intense e sofferte. Meraviglioso, ne vorremmo di più di concerti così, e dovremmo portarci anche i figli, i giovani, sì perché la platea era piuttosto agée, accorsa probabilmente per Mario Biondi.
Per il crooner siciliano un ritorno sul palco pistoiese dopo lo spettacolo del 2010; oggi porta il suo “Crooning – the italian tour” accompagnato da 18 musicisti d’orchestra acustica e un repertorio che spazia dai brani del nuovo album “Crooning Undercover” ai più grandi successi della sua carriera, arrangiati appositamente per questo progetto live.
Esordisce accarezzando le assi è per me un privilegio incommensurabile cantare su questo palco dove ha cantato Dee Dee Bridegwater… e attacca con la sua scaletta, che però la numerosa orchestra non riesce a vivacizzare, e sembra di essere seduti in un piano bar, tant’è che molti spettatori si alzano per andare a prendersi una birretta e risedersi a rilassarsi.
Biondi non canta neanche personalmente tutti i brani, lascia spazio anche al percussionista/chitarrista acustico. Notate bene: la base di archi è registrata, non sono presenti nell’orchestra. Quando viene a bordo palco per incitare gli spettatori a cantare la samba “Aquarela do Brasil”, beh, dopo l’intensità e il valore socio-politico dell’esibizione di Dee Dee Bridgewater, per me è stato troppo, ho dovuto alzarmi e portare via, proteggendole, le emozioni ricevute dalla precedente performance.
Un’accoppiata che sulla carta, pur tirata da tutti gli angoli, sembrava poter funzionare, non ha avuto questo risultato. Peccato, davvero. Sarebbero dovuti essere due concerti separati in serate diverse, sicuramente con un pubblico diverso.
Articolo di Francesca Cecconi, foto di Roberto Fontana