13 luglio, Pistoia Blues Festival. Mentre nella Piazza Duomo, sul palco storico della manifestazione giunta alla 43/ma edizione, si consuma un concerto sul quale è meglio sorvolare e che suscita qualche perplessità. Invece, per fortuna, a due passi dalla venue principale, al Teatro Bolognini, va in scena una serata sopraffina.
Ad aprirla è Lorenzo Del Pero, il più rappresentativo cantautore autoctono contemporaneo senza alcun dubbio, ed è quindi doveroso che tocchi a lui aprire la serata finale dell’edizione 2024 del Pistoia Blues. Quella vera, s’intende. Con tutto il bene che si può volere all’Antonello nazionale non ce la sentiamo di consegnare a lui il finale di quello che, almeno nel nome, contiene ancora la parola “Blues”. E Lorenzo non delude, presentandosi programmaticamente solo, senza nemmeno il plettro, all’appuntamento con un pubblico che non aspettava forma e pailettes, ma realtà e lacrime. Non è stato deluso.
Il musicista pistoiese ha consegnato una performance cruda e sofferta, senza fronzoli ma allo stesso tempo suadente quel tanto che basta ad attirare i presenti nel suo mondo e nel velluto nero della sua voce.
La sua Telecaster, smussata negli spigoli dall’approccio fingerpicking, ci regala un set tratto per la maggior parte dal suo ultimo lavoro “Nato il giorno dei morti” (la nostra recensione), con una sola incursione nel passato recente del penultimo album e con un doveroso omaggio al più grande scrittore di canzoni, con una catartica “Forever Young” eseguita con il feroce trasporto che il pezzo impone.
Un arpeggio che sfocia in un vortice di note buttato lì come per caso sottolinea la sopraffina tecnica e pulizia di Lorenzo sulla tastiera e introduce l’ultimo pezzo, la straziante “Verrà la Pioggia”, con il quale si congeda sempre grato, sempre gentile, ringraziando tutti.
Arrivare a un concerto a dieci minuti dall’inizio e trovare posto in terza fila in un teatro semipieno non è mai un buon segno. Per un artista che ha attraversato mezzo mondo e fa l’unica data italiana su un palco che gode di una certa fama fuori dall’Italia può essere davvero sconfortante. Ma non per rudi professionisti del sud degli States come Devon Allman e la sua band dimostreranno di saper essere. Una breve incursione dei musicisti sul palco per accordare e dal retro si sentono alzarsi gli ululati della band che si dà la carica.
Una “Fired Up” freneticamente programmatica, tratta dal primo album della Royal Southern Brotherhood, apre le danze (è il caso di dirlo) traspirando atmosfere cajun e Neville Brothers e in un attimo comincia il primo giro di solos che per tutta la serata la band si scambierà fra l’entusiasmo dei presenti.
Per non farci mancare niente, dopo 4 minuti siamo già in mezzo a cavalcate a chitarre gemelle. La band è completamente in bianco, escluso il leader che già dal secondo pezzo si spende per incitare il pubblico ad alzarsi e fargli sentire il rinomato calore italiano. E il pubblico risponde alla grande, almeno per il pezzo successivo. E non poteva essere altrimenti, visto che si parla di una cover di Sonny Boy Williamson che la band del venerato padre di Devon usava eseguire in giro per gli USA nei ruggenti anni Settanta: “One Way Out”, praticamenteuna garanzia. Ma il meglio è ancora di là da venire.
Uno strumentale dal nuovo “Miami Moon”di imminente uscita (16 Agosto) rallenta leggermente il ritmo e ci riporta verso atmosfere più pacate, lasciando spazio per la prima volta all’ottimo Jackson Stokes che intesse un interessante solo spagnoleggiante con la sua chitarra. E tutti i pezzi saranno punteggiati da lunghi intermezzi strumentali dove ciascun componente dell’ensemble ha modo di splendere, nella migliore tradizione delle jam band che, a questo punto, sono forse quanto di più anacronistico e fuori moda si possa esprimere, ma proprio per questo hanno fatto impazzire il pubblico di intenditori del Bolognini.
Una serata di lunghezza media (circa due ore) ma, per fare capire di chi stiamo parlando, sviluppata su soli otto pezzi allungati a dismisura da interventi di chitarra, sax, percussioni che hanno mandato il pubblico accorso in brodo di giuggiole. Le cavalcate delle chitarre che finiscono in armonizzazione catturano la platea e il concerto prende una piega decisamente piacevole e partecipata, anche se probabilmente meno di quanto il titolare della band si sarebbe aspettato. Il Project offre comunque una prestazione maiuscola e altamente professionale, picchiando duro su tutti i fronti senza risparmio. Una menzione speciale per il polistrumentista panamense David Gomez che incanta il pubblico con un lunghissimo solo di Sax su “Dreams” richiamando la matrice fusion di certi lavori di Allman.
Per quanto Devon Allman abbia cercato negli anni di sperimentare con vari stili e sonorità per distanziarsi dal sound paterno ed evitare paragoni evidenti, va da sé che i momenti più apprezzati siano stati le due incursioni nel repertorio della Allman Brothers Band, soprattutto “Midnight Rider”, eseguita durante i bis utilizzando una rarissima Gibson acustica del 1946, prestata per l’occasione da un collezionista locale che è stato ringraziato durante la presentazione della band.
E così, fra crescendo epici e ritmi latini che avrebbero fatto ballare anche un morto, il concerto si è avviato alla conclusione. Una serata memorabile con una band di prim’ordine che avrebbe meritato ben altri numeri ma che è stata purtroppo schiacciata dalla soverchiante presenza commerciale sul palco di Piazza Duomo. Senza dubbio il vero, giusto suggello di questa edizione del Pistoia Blues.
Articolo di Federico Mazzoncini, foto di Simone Tofani
Set list Lorenzo Del Pero Pistoia 13 luglio 2024
- Di Troie e di Cani
- Il Teatro dei Vinti
- Nato il Giorno dei Morti
- Forever Young (Bob Dylan)
- Giugno
- Deponi le Armi Soldato
- Verrà la Pioggia
Set list Lorenzo Devon Allman Pistoia 13 luglio 2024
- Fired Up! (Royal Southern Brotherhood cover)
- One Way Out (Sonny Boy Williamson cover)
- Sahara
- Down to the River (The Allman Betts Band cover)
- I’ll Be Around(The Spinners cover)
- Dreams(The Allman Brothers Band cover)
- White Horse
- Midnight Rider(The Allman Brothers Band cover)(with band introductions)