Diario di bordo di martedì 19 novembre, direzione Magazzini Generali, Milano. Un pomeriggio in pieno clima autunnale, cielo bigio, una fine pioggerella: questo il panorama che vedo mentre imploro un posticino qualunque per parcheggiare, forse sarebbe stato meglio usare un elicottero oggi. Trovare un angolo di asfalto utilizzabile nei pressi dei Magazzini Generali sembra una mission impossible: e chi se non casa Hellfire poteva attirare una tale folla dal primo pomeriggio, offrendoci un gruppo come i Dirty Loops, che tornano in Italia dopo aver collezionato sold out su sold out lo scorso anno.
Arriva dalla Svezia e precisamente da Stoccolma questa formazione fusion / funk, nati nel 2008 con tre album all’attivo, hanno suonato e suonano tutt’ora di fronte a decine di migliaia di spettatori in tutto il mondo. Mi permetto di arrivare poco prima dell’inizio del concerto, dato che non ci sono gruppi di supporto ai loro live; la coda di fan sul marciapiede scorre da almeno mezz’ora, ma è talmente nutrita e folta da sembrare sempre uguale.
Al mio ingresso la sala è già piena zeppa; il palco è stato mantenuto piuttosto minimale, non dovendo essere condiviso da più band, risalta la presenza di varie tastiere e una batteria imponente, ricca di tutti gli effetti possibili e immaginabili. Sullo sfondo rosa acceso, lo stesso dello scorso anno (il nostro report) campeggia il nome della band in stile zuccheroso insieme a un arcobaleno e alcuni deliziosi Mio Mini Pony.
Ore 21, puntualissimi sulla tabella di marcia, gli artisti salgono sul palco immersi in una luce rosso acceso e accolti da un pubblico impazzito di gioia e ammirazione, che si accalca in transenna anche al piano superiore. Immaginatevi un pubblico tanto vario quanto i generi musicali rappresentati sul palco: dal metallaro nell’angolo che annuiva ai ritmi intricati, al chitarrista country che si meravigliava della pura musicalità, questo concerto è stato un incontro che trascende le preferenze musicali.
Osservare esibirsi questi abili artisti, noti per il loro estremo virtuosismo strumentale in combinazione con composizioni forti, belle armonie e melodia, è sempre intrigante; la loro esecuzione è a dir poco impeccabile, integrati da un ulteriore tastierista per questo tour. Sono una band apprezzata particolarmente dai musicisti, presenti in gran numero tra il pubblico; ci vuole esperienza musicale per comprendere appieno il divertimento delle pause ben piazzate durante i brani e la complessa tecnicità degli assoli del fantastico bassista Henrik Linder. Spiccano i suoi bassi a sei corde, che hanno tasti speciali, sviluppati da un’azienda svedese e garantiscono che i toni dello strumento suonino più chiari.
Si poteva capire chiaramente chi erano nel pubblico i bassisti, chi i tastieristi, chi i cantanti e chi i batteristi, da come si muovevano seguendo accenti e ritmi musicali. Sono qui per imparare, mi racconta con occhi brillanti un giovane bassista di mia conoscenza trovato in sala, e questo la dice lunga sullo spirito della serata: divertimento, certo, ma anche attenzione per i dettagli e ammirazione per un trio che ha molto da insegnare tecnicamente parlando.
Fin dal primo istante lo spettacolo è solido come una roccia: i Dirty Loops offrono grandi interpretazioni, fruizione scenica e interazione con gli spettatori, alcuni dei quali bambini. Nel caleidoscopico mondo della musica, dove i generi si fondono e l’innovazione è all’ordine del giorno, i Dirty Loops sono una luce guida sia per gli appassionati che per gli ascoltatori occasionali.
Una band che cuce insieme gli intricati arazzi del Jazz, i ritmi pulsanti del Pop e i paesaggi sonori elettronici della musica dance moderna; aggiungete un pizzico abbondante di virtuosismo musicale che avrebbe l’approvazione anche di Rick Beato, e avrete trovato l’essenza del nostro trio svedese. La scaletta è ricca, e per alleggerire l’atmosfera delle intricate composizioni i Dirty Loops includono discorsi e battute divertenti qua e là; riescono a mettere in scena più di una vetrina di talento, ma anche di tanto, tantissimo cuore, sempre così sentito nel loro spettacolo.
La performance di Linder al basso è stata una magistrale lezione che potrebbe trasformare in un fan anche il più stoico; evocando leggende come Marcus Miller e Victor Wooten, la sua tecnica di slapping non è solo da ascoltare, ma da sentire nel profondo del petto.
Non sorvoliamo, chiaramente, sulla batteria di Aron Mellergard, potente battito del cuore della performance, capace di portare avanti la musica con energia esplosiva e precisione assoluta, e sulle tecniche e acrobazie vocali sopraffine di Jonah Nilsson, che mostrano un livello estremo di competenza, professionalità e passione che stupisce tutti ogni secondo che passa.
In questo report, oggi, non mi limito a lodare l’abilità tecnica dei Dirty Loops o a raccontare una notte di musica, di pubblico adorante, di mani al cielo e corpi che ballano: ve lo lascio come promemoria del potere unificante della musica. In una realtà dove gli algoritmi digitali spesso dettano i nostri gusti, i Dirty Loops rompono regole e schemi, dimostrando che la musica vera, quella che suscita qualcosa di profondo in noi, non conosce confini, generi o etichette.
Una testimonianza della capacità della band di attirare ascoltatori di ogni età e ceto sociale, creando un’esperienza davvero rara nel panorama musicale odierno. Per chiunque apprezzi l’arte della musica, i loro concerti sono l’occasione per osservare un gruppo che non solo spinge oltre i limiti, ma li fa a brandelli; c’è qualcosa di intensamente e gioiosamente divertente nel vedere i Dirty Loops dal vivo, una festa continua per tutti i sensi.
Ogni brano che ci viene proposto scatena un’ondata di entusiasmo tra il pubblico; “Hit Me” è una melodia di grande energia che dà a ogni membro la possibilità di brillare. Il controllo vocale di Nilsson è fuori dal comune, strabiliante. “Sayonara Love”, capolavoro amatissimo dai fan, mostra un groove contagioso mentre Nilsson sfodera il calore del suo registro vocale più basso, con Linder e Mellergard che mantengono fermo il groove e un’abile modulazione verso la fine della seconda strofa che rasenta il limite del genio. Linder interagisce col pubblico, chiedendo quanti di loro erano presenti ai loro passati concerti, e sottolineando che You are so much fun, guys! Thank you so much!
Tra le cover proposte, la loro reinterpretazione di “Rollercoaster” di Justin Bieber è incredibilmente unica. Quell’assolo di synth … difficile esprimere a parole quanto sia fantastico. Nel complesso, lo spettacolo dei Dirty Loops è stato un masterclass di innovazione musicale e puro intrattenimento.
Il compianto Quincy Jones li aveva definiti “Il futuro della musica Pop”: il loro entusiasmo contagioso e la loro abilità fuori dal comune hanno lasciato il pubblico euforico e desideroso di averne di più, a testimonianza del loro innegabile talento e della magnetica presenza scenica.
All’avvicinarsi della fine del concerto, in area merch si vendono vinili come il pane; Band will sign after the show, recita un cartello, ed è palese che tutti attendono il momento di un autografo, un selfie, una chiacchiera coi loro beniamini. Così si conclude una notte superlativa con i Dirty Loops, e ancora una volta non starò a dilungarmi sul perché andare a sentirli e vederli, andateci se ne avete l’occasione. Lasciatevi contagiare dal loro stile unico: Hit me baby, one more time!
Articolo e foto di Simona Isonni
Set list Dirty Loops Milano 19 novembre 2024
- Run Away
- Roller Coaster (Justin Bieber cover)
- Sayonara Love
- Living For The City
- Going On A Date
- It Hurts
- Just Dance (Lady Gaga cover)
- Turbo
- Next To You
- Coffee Break Is Over
- When The Time Is Right
- Circus (Britney Spears cover)
- Follow The Light
- Baby (Justin Bieber cover)
- Breakdown
- Work Shit Out
- Old Armando Had A Farm
- Rock You
- Hit Me