A volte sembra che si creino una serie di fortunati intrecci del destino, che spiegarli sarebbe riduttivo, nonché estremamente noioso per il lettore. Eppure la serata del 13 ottobre all’Astroclub di Fontanafredda (PN) può tranquillamente annoverarsi come il risultato di una serie di fortunati eventi. Prima dell’inizio del concerto ho avuto modo di chiacchierare con Dome circa la nostra intervista fatta in occasione dell’uscita dell’ultimo lavoro “El Santo” con i Dome la Muerte E.X.P. il 22 settembre per la Go Down Records (la nostra recensione) e, sebbene fosse la prima volta che l’incontravo di persona, l’impressione è stata quella di chiacchierare con un amico che non vedevo da tempo. Perché scrivo questo? Perché il lato umano spesso viene considerato meno nei report dei concerti dove in genere si racconta cosa è avvenuto (ci arriveremo). In questo caso però credo sia fondamentale porre anche l’accento sulle splendide persone incontrate in occasione della serata.
Alle 22.30 i Dome la Muerte E.X.P salgono sul palco, accolti dall’affetto del pubblico presente. Il brano di apertura “Wounded Knee” ci porta subito con la mente al vecchio West creando una commistione quasi surreale. L’ Astroclub, infatti, ha potenti richiami cinematografici al suo interno che ricordano sia ambientazioni alla David Lynch che alla Francois Truffaut. Provate, dunque, a immaginare di passeggiare per un set di uno di questi due registi con in sottofondo una colonna sonora Psychedelic Western. Tanto irrazionale quanto incredibilmente affascinante.
Si sono susseguiti poi tutti in un fiato “Long Rifle” “Renegade Song” “We’ll Ride Until the End” e l’iconica “El Santo” da cui prende il nome l’ultimo album. Non sono mancati gli intermezzi dedicati ai nativi americani, la cui drammatica storia è cara a Dome, come quella di Leonard Peltier, un attivista Lakota, dellʼAmerican Indian Movement imprigionato da quarantasette anni, con prove false. La musica come veicolo di un messaggio, una presa di posizione chiara e netta, rende ogni nota più potente, e questa carica emozionale assicuro essere arrivata dritta al cuore di tutti.
Nella seconda metà del concerto i Dome la Muerte E.X.P. hanno regalato la prima cover “Billy 1” brano scritto da Bob Dylan nel 1973 facente parte della colonna sonora di “Pat Garrett & Billy the Kid”. Nuovamente troviamo richiami cinematografici a incorniciare un’esecuzione impeccabile di tutta la band. Il concerto chiuderà prima del bis con “Blue Stranger Dancer”, applausi finali meritatissimi. Durante il bis ecco arrivare la seconda cover “Ohio” di Neil Young, eseguita con cura e attenzione ai dettagli tanto da renderla quasi commovente. A chiudere definitivamente le danze “When the Night is Over” brano ri-arrangiato da Hugo Race compositore e autore di fama internazionale, contenuto esclusivamente nell’edizione in vinile di “El Santo”.
Il concerto dei Dome la Muerte E.X.P è stato un’escalation emozionale, surreale e celebrativa in cui tutti siamo stati chiamati alla non indifferenza nei confronti di coloro che non hanno voce, come i nativi americani. È stata però anche una festa, intima e coinvolgente che ci ha resi come parte di un film, in cui tutti, nessuno escluso, ci siamo sentiti protagonisti.
Articolo di Silvia Ravenda
Si ringrazia Giulio Moras per le foto
Set list Dome la Muerte E.X.P 13 ottobre Fontanafredda
- Wounded Knee
- Long Rifle
- Renegade Song
- We’ll ride Until the End
- El Santo
- Sick City
- Never Surrender
- Taberna el Cubano
- Hermano
- Rebel Face
- Riding Home
- Talking Truck Stop Blues
- Billy 1
- Sweet Littlefeather
- No Justice
- Blue Stranger Dancer
- Lee Van Cleef
- Vision of Ashvin
- Ohio
- When the Night is Over