Che bell’incontro quello fra Edda e Gianni Maroccolo. Dalla loro collaborazione stanno nascendo opere davvero molto interessanti, e che fanno del bene ad entrambi. Nella prima fase del Covid, ci regalarono un vero album (cd e vinile) ai fan, e cioè quel “Noio; volevam suonar” che è un vero gioiello della musica dell’epoca di pandemia. I due, infatti, sono fra i pochi che si erano davvero messi in gioco senza ricicciare, senza gettarsi nelle dirette Facebook, e altri espedienti. Poi, quest’anno, è arrivata la collaborazione, con l’aiuto anche di Antonio Aiazzi (altro ex Litfiba), sul nuovo album di Edda dal titolo “Illusion”. Un lavoro intimo al primo ascolto, ma anche poetico e, allo stesso tempo, di ricerca rispetto alle scelte musicali dell’ex Ritmo Tribale. Ora, di questi tempi, complice il tour per promuovere quest’ultimo lavoro, Maroccolo ed Edda si ritrovano insieme sul palco per un set, in scaletta al centro dello spettacolo di quest’ultimo, che è semplicemente meraviglioso.
Il Druso di Ranica (BG), locale importante per la musica alternative, underground e cantautoriale, ha ospitato venerdì 11 novembre una tappa di questa tournée e, in particolar modo, una di quelle con Maroccolo presente sul palco. Nonostante lo show sia cominciato molto tardi rispetto a quanto previsto, questo non ha inciso sulla resa finale. Anzi, devo dire che il set centrale, composto solo da cinque brani, è una perla che vi consiglio di andare ad ascoltare dal vivo.
La battuta di Edda, all’arrivo sul palco di Maroccolo, dopo nove brani, è davvero divertente. Un uomo, un basso. Ora siamo qui, dopo che ci hanno cacciato da tutti i nostri gruppi. Frase ironica ovviamente, e che, nel corso del set, verrà ripresa più volte, perché i due, in cinque brani, ripercorrono la loro storia, e quella della musica rock italiana degli anni ’80 e ’90. Edda e Maroccolo sono seduti al centro del palco. Soli. Spogli, perché si presentano solo con basso, chitarra e leggio. Basta questo, davvero. Credetemi.
Maroccolo suona senza tanti orpelli. Non ha con se tutto il suo armamentario, quello dei concerti solisti. Il suono del suo basso è dunque pulito. Scarno, primitivo. Stessa cosa per Edda. Così, come ragazzi che si ritrovano in un garage per provare le canzoni, il duo propone pezzi che hanno un peso specifico enorme nella musica italiana. La meticolosità e la precisione di Maroccolo, doti che ne fanno uno dei grandi della musica del Bel Paese e, mi sia concesso, europea, si lasciano contaminare dalla forza tribale della voce di Edda. Quasi animalesco, senza diventare Grunge, Edda sa manipolare con grande forza espressiva questo materiale. Le esecuzioni sono fuori dai bordi stabiliti, ed è un vero piacere.
Si parte con “Saibene”, brano del 2014, da “Stavolta come mi ammazzerai?” di Edda. I due si trovano a meraviglia. Il suono è pulito. Poi, con i quattro brani successivi, si ripercorre l’age d’or della musica italiana degli anni ’80 e ’90. E lo si fa con vera forza espressiva. Arriva “Sogna”, da “Mantra”, album dei Ritmo Tribale del 1994. Questa versione è ancora più bella di quella originale perché Maroccolo, con il suo basso, ne esalta la linea melodica. Pur se tutto è spoglio, come già detto. L’ex bassista dei Litfiba si diverte, e parecchio. Con lui il pubblico che è consapevole di avere sul palco un duo esplosivo. E così sarà per “Eroi nel vento”, brano dei Litfiba. Ora una canzone di un gruppo che ti ha cacciato… ma dai, a te nessuno ti caccia ricorda ridendo Edda. Che dire, alla bellezza di questa canzone, in tutte le sue esecuzioni (quella originale di “Desaparecido”, quelle live delle varie epoche, e quelle ritoccate nei vari remix), si aggiunge ora questa versione acustica, nel vero senso della parola.
Nessun trucco, solo basso e chitarra, e tanta voce di Edda, che la canta da vero arrabbiato. Sfodera grinta, calore, e alza così l’asticella della sua voce. Stessa cosa accade con “Madre” dei CCCP, altro gruppo che ha visto Maroccolo presente nella loro storia. Edda si impegna, anche se tenta di deviare, e uscire anche questa volta dai bordi stabiliti. Tuttavia, non fa altro che rendere ancora più bella questa esecuzione. Anche la variante del testo, fatto che diverte Maroccolo, è in realtà una sorta di confessione della rinascita, e del momento di ottima salute di cui gode l’artista Edda. Bella, davvero. Speriamo ci siano video su YouTube.
Il set si chiude con “Servi dei servi”, canzone del 2020 da “Noio; volevam suonar”. Al basso e chitarra si aggiunge la batteria, e l’anima rock straborda, esonda. Brano già di suo con forza propulsiva rock, qui è purificato ancora di più, e arriva all’essenziale. Basso, chitarra e batteria. Roba da nirvana insomma, da estasi, perché suono ripulito, e reso così puro Rock made in Italy. Il set si chiude, purtroppo, e il momento intimo termina Maroccolo saluta, e lascia Edda terminare il suo concerto. Un momento di pura magia che si spezza, ed è forse giusto così. Le cose belle sono destinate a finire. Per poi poter ricominciare. Su un altro palco. E vi consiglio di non mancare, davvero.
Prima di chiudere è giusto spendere alcune parole sul resto dello spettacolo. Edda è davvero travolgente. Resta un vero animale da palco. Anche se, in ogni modo, cerca di non essere divo. Si presenta in tuta da ginnastica e pile (molto anni ’90, insomma). Sotto veste una maglia di Moltheni. Ho mangiato polenta taragna. Non dovete farmi cenare prima dei concerti. Ride, scherza e fa capire di essere in piena forma, e in ottima sintonia con il suo pubblico. Si diverte sul palco, e fa divertire. Allo stesso tempo resta tribale nel suo cantare. Quando suona e canta si trasfigura, ed è ancora una vera forza della natura, pur se a toni meno accesi dell’epoca dei Ritmo Tribale. È un cantautore vero, completo, capace di fare buona musica, sperimentare per quanto possibile, e scrivere canzoni che lasciano segno e traccia.
I primi cinque brani della scaletta sono tutti presi da “Illusion”, ma il mood è radicalmente diverso. Più rock, e meno intimo rispetto all’album. “Alibaba” e “Carlo Magno”, già brani intensi, qui acquistano quella ruvidezza che caratterizza la poetica solista di Edda. Sempre la prima parte vede brani anche da “Fru Fru”, album del 2019, lavoro eccellente del Nostro. La parte finale, poi, pesca invece un po’ da tutta la discografia di Edda.
È un concerto che soddisfa. Fa capire, ancora una volta, che la musica d’autore è viva e lotta, carsica, accanto a tutti e a tutte noi (ci sono molte donne al Druso). Uno show, insomma, che, pur se impreziosito da Maroccolo, è senza dubbio, già di suo, quanto di meglio ci sia oggi in circolazione per la musica d’autore italiana.
Articolo di Luca Cremonesi
Set list Edda Bergamo 11 novembre 2022
- Mio Capitano
- Gurudeva
- Carlo Magno
- Alibaba
- Lia
- Vela bianca
- The soldati
- Ovidio e Orazio
- Saibene
- Sogna
- Eroi nel vento
- Madre
- Servi dei servi
- Signora
- Zigulì
- Benedicimi
- Picchiami
- Spaziale L’ignoranza
- Mademoiselle
- L’innamorato