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“FELICITAZIONI! CCCP Fedeli alla Linea 1984-2024”

Mostra prolungata fino all’11 marzo 2024

Cinquemila, non una di più. Cinquemila battute, spazi compresi, per ricordare che “FELICITAZIONI! CCCP – Fedeli alla Linea 1984-2024”, mostra in corso ai Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia resterà aperta fino all’11 marzo. La chiusura era l’11 febbraio, il successo di pubblico – oltre 25 mila visitatori – ha imposto il prolungamento. Nel mezzo, le tre date live a Berlino, il 24, 25 e 26 febbraio, e l’ultimo Danno Collaterale, in scena il 25 gennaio alle 18.30 con Massimo Zamboni, Danilo Fatur e Riccardo Bertoncelli. Queste cinquemila battute, dopo che come testata abbiamo dedicato ampio spazio all’evento, con recensioni e reportage, chiudono il cerchio.

Sono tornato alla mostra per la quarta volta. Nella stanza al secondo piano dei Chiostri, quella dedicata alla casa di Fellegara, il comune dove Ferretti viveva, e dove il miracolo di questa band ha preso forma, mi sono seduto sul divano. Un gesto – nel finale capirete il perché di quanto affermo ora – inconsapevole. Non volevo, andavo di fretta; ero deciso a mettermi in coda per entrare alla conferenza di Ferretti. Non so cosa mi abbia spinto sul divano. Davanti, sulla parete, il filmato del tempo. Fatur, Zamboni, Annarella e Ferretti, da sinistra a destra, avanzano lentamente su una strada sterrata. Sono filmati in estate, probabilmente nel 2023. Immagini recenti. Arrivano piano, lentamente, verso lo schermo. Qui non si fugge come davanti al treno dei Lumière, inventori del cinema. L’immagine cattura. A me è successo sedendomi, per puro caso, sul divano. Le altre tre volte il filmato mi aveva sfiorato. Bello, ok. Sono loro quattro, ormai vecchi. Il tempo passo e, pur se lento, ci porta nel presente. Tutto chiaro.

Almeno così credevo. Mi sono guardato tutto il filmato, dall’inizio all’arrivo dei quattro praticamente in primo piano (esattamente come vedete nella fotografia che apre l’articolo). A quel punto, si è aperto il portale. Il taglio di Fontana che mostra l’infinito. L’intuizione, e cioè la porta d’ingresso a quello che, per la quarta volta, stavo vedendo.

Perché è importante? Sarò breve, anche perché le cinque mila battute incombono. Tutti e tanti hanno scritto di questa mostra. Forse, chissà, anche troppo: celebrazioni, incensamento, articoli epigoni dell’estetica dei CCCP, saggi, intellettuali mobilitati. Credo che una risposta del genere nessuna se l’attendeva, neppure gli addetti ai lavori, che hanno come compito quello di stimolare la discussione. Poi, come spesso accade nel nostro Paese, il successo diventa colpa, come d’altronde l’essere intelligenti.

Sono iniziate le manovre diversive. Riassumo: e se si stesse mettendo sul piedistallo ciò che non lo merita? Confesso che un sospetto mi è venuto. Un articolo di questi era ben fatto. Mi aveva quasi convinto. Un amico prima, la terza visita poi, e ora quest’ultimo giro, per ascoltare Ferretti, e quello che ho visto – davvero, come una vera folgorazione – nella sala di Fellegara. Tutto questo mi ha fatto capire.

Nel filmato della stanza “Fellegara” il tempo scorre e passa, è vero. I quattro arrivano nel presente. Ma per far cosa? Non lo avevo visto le volte scorse. Giungono nel presente per guardarci. Sono i CCCP che ci guardano. Noi siamo la mostra. Noi siamo parte della mostra. Non sono i CCCP in mostra. Questo – lo dirà poi nella conferenza Ferretti – è uno spettacolo statico, come non sono mai stati i CCCP. Chi si muove nella mostra e per la mostra? Noi. Per questo ci guardano, e ci osservano mentre ripercorriamo la nostra storia, quella fatta dalle loro canzoni, dalla loro estetica, dal loro teatro e dal loro mondo.

Tutto questo mentre siamo ospiti nel loro mondo, e cioè a Reggio Emilia, la città più filosovietica del blocco occidentale ripete Ferretti; nei Chiostri di San Pietro, l’unico posto nel quale avrei accettato di fare questa mostra, ripete sempre GLF; e fra i loro oggetti, temi, immagini, costumi, testi, simboli. Poco dopo questa presa di coscienza, un nuovo giro nella mostra, e tutto acquista il giusto senso e peso: qui ci sono dei contenuti perché ci siamo noi; e noi insieme a loro. Chi sono questi loro? Fatur, Zamboni, Ferretti e Annarella?

La risposta che chiude il cerchio la fornisce Ferretti nel suo ultimo “Danno Collaterale”, così si chiamano gli incontri che hanno fatto da corollario alla mostra. Noi siamo dei tramiti. Attraverso un artista passano dei contenuti, anche in modo improvviso, ma solo quando arrivano al pubblico e dal palco si vede la reazione, il cerchio si chiude. Lo dice in modo chiaro, semplice e cristallino Ferretti. Era lì da vedere. E resterà lì da vedere, per chi vuole, fino all’11 marzo. Perché, ed è sempre Ferretti che parla, ma riassumo (4688 battute), cosa è una canzone per un uomo? Per ognuno di noi? Cosa può fare una canzone per un uomo, per ognuno di noi? Non c’è nessuna finta a Reggio Emilia, e neppure aria fritta. Non è in corso nessuna celebrazione dell’effimero. Ci siamo noi. Con i CCCP. E ci sono molti contenuti.
5000. Fine

Articolo di Luca Cremonesi, foto di Roberto Fontana

Informazioni
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