29 agosto 2024, arrivo in anticipo all’apertura cancelli. Ne approfitto per guardare i graffiti a tema musicale sui muri esterni del Monk, la venue che ospita stasera il live di Fink in acustico, che, con la luce della golden hour tanta cara a noi fotografi, assumono sfumature diverse. Varcato l’ingresso non posso non notare le tante generazioni diverse in fila venute per assistere a questa esibizione incuriosendomi soprattutto per la presenza di molti giovanissimi. Svolte le procedure di accredito mi avvio verso il teatro del Monk. Mi siedo attendendo pazientemente l’apertura per il concerto. Dopo pochi attimi esce dal teatro Fink. Alcune persone si avvicinano a lui per scattare qualche selfie, ma anche per scambiare quattro chiacchiere. L’artista britannico è disponibile con tutti, scherza e ride con i fan presenti.
Prendo posto vicino al palco cercando di trovare un posto adatto per fotografare. Stasera niente pit, si scatta ai lati del palco per garantire una migliore visuale al pubblico seduto. Alle 21:00 sale sul palco l’opener della serata: Setak. Il cantautore e chitarrista abruzzese propone i suoi brani interamente cantati nel suo dialetto d’origine. Il suo bellissimo album “Assamanù” (la nostra recensione) ha ricevuto ottimi consensi e attenzione dalla stampa specializzata, vincendo la Targa Tenco 2024 per il “Migliore album in dialetto”.
La voce graffiante di Setak, vero nome Nicola Pomponi, si intreccia con le sonorità acustiche della sua chitarra. Il pubblico apprezza molto la sua performance e il suo modo di stare sul palco in maniera schietta e genuina. Un’apertura di ottimo livello e perfetta per introdurre l’artista principale della serata.
Dopo circa 45 minuti di musica, i tecnici effettuano il cambio palco. Mi volto e mi accorgo di quanto il teatro del Monk sia gremito di persone. Accolto da un lungo applauso ecco salire Fink sul palco. Il concerto si apre con “We Watch The Stars” segnata da un intro lungo ed emozionante. Il pubblico, silenzioso e rapito dalla voce di Fink, assiste in modo quasi liturgico all’esibizione. Risuonata l’ultima nota nel teatro il silenzio sarà rotto da un lunghissimo applauso.
Notevole la capacità di esecuzione di Fink e del suo compagno di palco che con gusto alterna la chitarra alla batteria. Un set di percussioni quasi completo che viene suonato con spazzole, ma anche con mazze per batteria. Una tavolozza sonora perfetta per dipingere atmosfere a tratti quasi oniriche.
Fink propone in scaletta brani nuovi e del passato, spogliandoli e riportandoli allo stadio primordiale dell’acustico la forma più pura per fruire del processo creativo dei brani che a volte, con i vari arrangiamenti, mutano forma. Non importa da quali album provengano i brani, l’acustico li rende un unico percorso, non importa quanti anni abbiano, le sonorità di questa sera li rende senza età.
La cosa che mi colpisce maggiormente è l’utilizzo di accordature non standard e l’uso sapiente di delay e riverberi per creare delle atmosfere evocative quasi cinematografiche. Quello che il gusto e la creatività possono tirare fuori da una chitarra mi sorprende e mi emoziona ogni volta.
Fink a un certo punto annuncia la fine della sua esibizione ed esce dal palco dopo un inchino. Il pubblico reclama il bis e l’artista britannico non li delude. Dopo poco ritorna sul palco per altri due brani. Al termine Fink si alza, stacca il jack della sua chitarra Martin e si inchina nuovamente al pubblico.
Le luci si accendono. Il concerto è finito. Noto tante facce sorridenti, felici di questa esibizione. Non posso non condividere le tante vibrazioni positive trasmesse da questo concerto perché la musica, se suonata bene e con il cuore, riesce davvero a toccare le corde dell’anima.
Articolo e foto Daniele Bianchini
Set list Fink Roma 20 agosto 2024
- We Watch the Stars
- Pilgrim
- What Would You Call Yourself
- The Only Thing That Matters
- Yesterday Was Hard On All Of Us
- Berlin Sunrise
- So We Find Ourselves
- Follow You Down
- One Last Gift
- Sort of Revolution
- Looking Too Closely