Perché uso questo superlativo ve lo spiego subito. Firenze, città difficile per la musica, da molto tempo. Gli anni ruggenti, gli anni Ottanta, sono un ricordo sbiadito e presente solo nella mente dei boomers e poco più. Negli anni Ottanta appunto Firenze era una città molto metal, tant’è che qui è nata la prima fanzine del genere, nel 1983, il Metal City Rocker. Certo, era anche la città della New Wave, quella italiana seminale. Poi, il buio. Niente più giro, poche possibilità per le band emergenti di suonare, in generale, ma soprattutto il Metal, che è rimasto solo in qualche cantina. Poi, quasi una meteora, arriva il gruppo di giovani appassionati che decide che è finito il tempo di piangersi addosso, qualcosa va fatto, e facciamolo, rischiamo.
Nasce il festival metal della città, che si annida subito nell’unico club rimasto, il Viper Theatre, che ci crede e supporta il progetto. I nomi sono di altissima livello tra tutti i sottogeneri dell’HM nostrano, senza pregiudizi. Rock Nation ha creduto da subito nel progetto, non solo per questo coraggio ma per la qualità delle proposte e anche per le competenze da subito dimostrate dagli organizzatori, che non lasciano niente al caso. Anzi, fanno molto di più: aggiungono una gentilezza e uno spirito di collaborazione non comuni.
Dopo aver inviato nelle precedenti edizioni un collaboratore esperto di Metal, stavolta decido di mettermi in gioco, pur con il timore di non essere all’altezza, di non riuscire a entrare nel mood. Sono una metallara old style, va detto e senza vergogna, e sul Metal moderno non sono preparatissima. E invece non potevo fare scelta migliore per la mia serata del 18 novembre. Saranno quasi sette ore di HM in ogni sua declinazione, ne esco con le orecchie fischianti nonostante i tappi da concerto e con un sacco di belle cose a cui pensare e di cui scrivere!
Prima di raccontare l’onstage, è necessario che vi racconti l’offstage, perché andare al Firenze Metal merita anche per questo. Il locale registra un pienone, oltre 600 presenze, e vi assicuro che arrivati a 700 non si riesce a muoverci nel Viper Theatre; quindi, bello pieno, di persone di tutte le età, anche tanta presenza femminile, in abbigliamento del tutto normale e casual: non aspettatevi il vecchio cliché di tutte e sole borchie, spunzoni, sputi, spintoni, pogo violento, e giù di peggio. Atmosfera serena, rilassata, occasione per molti di ritrovare vecchi amici, bagni puliti e attrezzati, addetti alla sicurezza presenti in giusto numero ma alla fine solo per necessità burocratica.
Tutto funziona perfettamente, incluso il guardaroba, e ai due bar la fila non è mai esagerata. Lungo il corridoio che porta alla galleria del locale ci sono i banchini del merch dei vari gruppi, con ogni tipo di oggetto, inclusi vinili edizione limitata e cassette, e pure qui gli addetti alla vendita sono gentili e si può farci due parole sui gruppi, perché sono gli amici degli stessi che se ne occupano, non venditori che stanno lì per far quattrino. Unico neo, se proprio lo vogliamo trovare, è che per cibarsi l’alternativa al pacchettino di patatine al bar per 3 euro, è la roulotte nel piazzale di fronte al locale, che fa soltanto schifosissimi hamburger (e io sono vegetariana).
Rivolgiamoci al palco che attende le otto band della serata. Ognuna avrà diversa line up, diverse esigenze, eppure tutto funziona, e i tecnici riescono anche a stare perfettamente nei tempi nonostante i numerosi e complicati cambi di palco; gli headliner erano previsti per le 1 di notte ed esattamente a quell’ora hanno iniziato.
Lo sfondo del palco, altra soluzione professionale – sì, qui non c’è niente di improvvisato, di lasciato al caso, c’è una regia dell’evento precisa, attenta, impegnata. Il grande schermo a led ci presenta per ogni band il nome nei tratti distintivi della grafica, mischiata a quella del Firenze Metal. Gran classe. Ed eccoci finalmente al concerto vero e proprio. Il bille prevede, nell’ordine Adrenaline, Speed Kills, DRVN, INNER COĐE, Game Over, Slug Gore, Frozen Crown e Mortuary Drape.
Aprono le danze i viareggini Adrenaline, pronti a scaldare il già numeroso pubblico presente. Ci presentano brani dal loro nuovo ep “Reckless”, uscito lo scorso luglio, un Power Hard and Heavy Rock che sprizza energia a profusione, e non poteva esserci inizio migliore. La band è composta da due chitarristi, batterista (con una bellissima cresta punk), basso e voce, il loro affiatamento è evidente e questo gli permette di coinvolgere il pubblico in modo efficace. Ottima band davvero.
Speed Kills ci ricordano quanto ci mancano i Motorhead! Sono una band storica nell’underground fiorentino, all’attivo più lavori, di cui il primo ep risale già al 2012: basso, chitarra, batteria e voce, hanno continuato a pompare l’energia già innescata dagli Adrenaline. Volevamo un set più lungo! Ma i tempi sono precisi, il cambio di palco urge, speriamo di rivederli in una prossima edizione del Firenze Metal.
DRVN sono un’altra band fiorentina, giovanissimi. Li avevo visti già nella primavera 2022, e sono stata felice di constatare che l’energia e la vitalità prorompenti sono ancora intatte. La band è davvero maturata tecnicamente, ma si è accresciuta anche nella personalità, la loro musica è virata da un Power Rock a un Power Metal, cercano il proprio stile e forse sono sulla strada giusta, Da quel che abbiamo visto sul palco stasera. Continua però a non convincermi la cantante, nell’atteggiamento poco generoso verso il pubblico, in totale contrasto con quello del resto della band.
INNER COĐE la band più originale di tutto il bill: gli unici a cantare in italiano, ma non solo. La struttura compositiva pesante, pesantissima, si intreccia con trame melodiche di fondo per creare una miscela equilibrata, cosa affatto facile. Il frontman non ha niente da invidiare a quelli dei colossi del genere, si dà, tutti si danno, senza risparmio, a un pubblico che si lascia coinvolgere in un pogo sfrenato.
Game Over hanno un bel curriculum: hanno aperto a Saxon, Slayer, Iron Maiden, e per stasera hanno preparato una scaletta speciale, con brani mai eseguiti prima dal vivo. Formazione classica a 4, bassista – 5 corde e cinghia di cartuccera alla “vecchia” – al microfono, due chitarre, una solista e una ritmica, ci propongono uno Trash Metal piuttosto classico, di chiara ispirazione Metallica. Sfrontati, energetici, coinvolgenti, sono la band italiana che vorresti trovare in tutti i festival metal, nostrani e oltralpe.
Slug Gore ovvero il Grindcore, senza se e senza ma. Secchiate di adrenalina gettate dal palco, provocano un gran putiferio in sala, dove il pogo diventa serio davvero. In pieno rispetto dello stile scelto, i loro brani sono brevissimi, e nel tempo a loro disposizione riescono a suonarci tutti i brani del loro ep uscito a maggio, ma anche anticipazioni dall’album in preparazione e previsto per il prossimo anno. Sono molto felici di portare la loro musica in questa dimensione, visto che di solito ad accoglierli sono tipicamente i centri sociali.
Per i Frozen Crown c’era una grande aspettativa, e non nego che ne avevo anch’io, visto il biglietto da visita con il quale si presentano. La loro etichetta discografica è la Napalm, e i loro tour li portano in giro per l’Europa e sono sbarcati anche in Giappone. Stasera sul palco presentano due novità: una terza chitarrista, Alessia, si aggiunge ai due titolari (è il suo secondo concerto con la band e il primo in patria) e una scaletta inedita, con alcuni brani mai suonati prima in Italia. Li incontro brevemente in camerino prima del concerto per due parole, così come per gli altri gruppi, e davvero mostrano una presunzione fastidiosa. La risposta alla mia domanda di presentarmi il loro lavoro, la loro visione della musica, mi rispondono Non puoi guardarti cosa scriviamo sui social? Cerco comunque di restare aperta e non condizionata, li aspetto alla prova del palco che, ve lo dico senza timore di critiche, non superano, non solo per me ma per molti dei presenti.
Popolari al nord, non solo Italia ma soprattutto Germania e dintorni, il loro Heavy Metal moderno scimmiotta senza originalità la tradizione scandinava del genere. Non convince l’esigente pubblico fiorentino. La band è coesa, alcuni di loro sono buoni musicisti, e la line up live a tre chitarre funziona bene, risulta ben equilibrata. Il drumming è invece monotono e ripetitivo, ma quello che sconvolge di più è il punto focale di attrazione della band, sul quale hanno investito quasi tutta la loro immagine: la vocalist. La sua voce è piatta, spenta, vuota, monocorde; quando prova a uscire dalle due note e si arrampica su una terza, stona. Il suo show è altezzoso, non guarda mai verso il pubblico, che pure è vicinissimo al palco, piuttosto lascia lo sguardo nel vuoto, ripetendo ossessivamente le stesse mosse, una mano sul microfono, l’altra indica verso il nulla spostando il braccio da destra a sinistra e viceversa. Insomma, unica band di questa edizione da non ingaggiare ancora.
Sono le 1 in punto quando sul palco salgono i tanto attesi headliner, i Mortuary Drape, signori dell’Occult Black Metal. Lo stage setting è suggestivo, macabro, buio, perfetto per accoglierli, con candelabri, ceri, incensi. Il leggìo del cantante è coperto da un sudario, un mortuary drape appunto. Sin dalle prime note non si può non restare impressionati dalla potenza e dalla perfezione dei suoni (avere con sé un proprio ottimo fonico ripaga sempre), e non si tratta di volume, no.
Il loro ultimo album “Black Mirror” è uscito solo pochi giorni prima su Peaceville, il 3 novembre per la precisione, e lo troviamo ovviamente al loro banco del merch. Da questo lavoro saranno pescati ben 5 brani – alcuni mai eseguiti prima dal vivo – della scaletta, che ha compreso anche una selezione da tutta la loro ricca discografia.
Questa storica band, vanto del Metal nostrano, dal 1986 ha visto innumerevoli cambi di formazione, ma è sempre rimasta fedele a se stessa, inglobando via via i nuovi membri nella mission di produrre soltanto musica di livello altissimo, in studio come dal vivo. Oltre un’ora di concerto che ha confermato tutto questo impegno, questa volontà di non lasciare niente all’improvvisazione. Un concerto da paura, che ha stregato anche i non fan del sottogenere. Me compresa!
Articolo di Francesca Cecconi, foto di Irene Arditi
Set list Adrenaline
- Intro
- Livin’ a lie
- This is war
- Bound to me
- Bomb
- Reckless
Set list DRVN
- Drill
- Through your light
- Blurred memory
- All the eyes above
- Endless
Set list Slug Gore
- Emergency Alert System (intro)
- Infestation
- Hungry parasitic beast
- Grounded by slugs
- Salt
- Necrophillatitude
- Wake up dead
- Parasite murder
- The dust says you’re fucked
- Underground giant death machines
- 50k
- Demented Cricket
- Primal rules
- Unsilent death
- Mucus chainsaw
- Ante up (outro)
Set list Inner Code
- Distruggi
- Dimentica
- Desidera
- Brucerà Roma
- Anxia
- Supernova
- Bu(io)
Set list Frozen Crown
- Arctic Gales / Neverending
- Call of the North
- Kings
- Netherstorm
- Crown eternal
- Far Beyond
- I am the tyrant
- Blood on the snow
- The shieldmaiden
Set list Mortuary Drape
- Restless Death
- The Secret Lost
- Liar Jubileum
- Dance of Spirits
- Ectoplasm
- 1600 Gnostic Year
- Into the Oblivion
- Tregenda
- Necromaniac
- Vengeance from B.
- Mortuary Drape
- Abbot
- Rattle Breath
- Fading Flower Spell
- Primordial
- Outro