A Padova il 16 agosto l’ultimo concerto italiano dell’anno per gli irlandesi Fontaines D.C., e non li vedremo di nuovo da noi almeno fino al 2024.Il loro successo planetario li porterà oltre l’Europa, in un tour trionfale per questi cinque ragazzi travolti da un successo davvero enorme.
Due meritate parole sul contesto: il Parco della Musica di Padova, in zona universitaria/commerciale, è a dispetto della collocazione un posto incantevole, dove stare bene. Nel verde (sì, ancora verde, con erba sotto i piedi), con pochi stand ma ben organizzati, tante sedute comode – altro che panche e tavoloni sporchi, come usa nei festival – e disposte per creare socialità, niente token (alleluiaaaa!), area dj set coperta e con pedana, e un palco di tutto rispetto, con ottimi risultati in termini di suono e luci. Un’ottima programmazione, ampia e variegata, per attirare qui un pubblico di ogni età, e così è stato anche per i Fontaines D.C., forse il concerto più atteso dell’estate padovana.
La band si è formata a Dublino i musicisti si conoscono al college e creano un forte legame su una grande passione comune, la poesia, e insieme pubblicano due raccolte, una ispirata dai poeti beat e una seconda dai poeti irlandesi. Nessuna di queste poesie è stata traslata in un testo di canzone, ma i loro testi sono intensi e sono sicuramente uno degli elementi chiave del loro emergere nella scena post punk contemporanea.
Alle 21.30 esatte, senza esser preceduti da alcun opener, salgono sul palco Carlos O’Connel, Conor Curley, Conor Deegan, Grian Chatten e Tom Coll, ovvero la band che in soli cinque anni è riuscita a farsi uno spazio enorme tra i grandi nomi dell’indie internazionale, con un post punk di chiara matrice anglosassone rivisitato in chiave personale e letterata. Un live che ti catapulta nei club di fine anni ’70, nessun trucco, nessun belletto, nessun abbigliamento particolare, si rifugge la costruzione di un’immagine visiva, l’identità si fa solo con la musica e pochi orpelli di palco, tra cui il logo luminoso che resta il principale elemento scenografico del set insieme alle luci. Un’ora e un quarto di concerto, un po’ pochino forse, ma mai interrotto da chiacchiere se non per un semplice hello, e prima dell’ultima canzone dell’encore this is our last song.
In apertura un’armonia a quattro voci bellissima per “In ár gCroíthe go deo”, portata avanti senza indugi nonostante i problemi a una delle chitarre. Ma la padronanza del palco, degli strumenti, del loro show si sente per tutto il tempo, non si atteggiano, suonano con sicurezza e senza sosta, e pur in mancanza di dialogo con il pubblico, Chatten ci incita continuamente con i gesti, scende sulle casse, sale sui monitor, lascia spazio ai cori. La bolgia sotto palco al centro è roba seria, le persone volano sopra le teste, sempre sorrette da mille braccia, senza problemi. Ci sono ragazzini giovanissimi accompagnati dai genitori, e adulti molto agée, tranquilli ai margini di questo pogo, nessuno si scompone, siamo tutti rapiti dalla musica, è un’esperienza davvero immersiva e catartica.
Dopo tre bis, alle 22.45 le luci si spengono, la musica finisce, ma ci resta molto: ci è sembrato di stare in un’altra epoca, quando la musica live era vera.
Articolo di Francesca Cecconi, foto di Michele Faliani
Set list Fontaines D.C. Padova 16 agosto 2022
- In ár gCroíthe go deo
- A Lucid Dream
- Hurricane Laughter
- Sha Sha Sha
- Roman Holiday
- I Don’t Belong
- Chequeless Reckless
- Televised Mind
- Nabokov
- Big Shot
- Too Real
- How Cold Love Is
- Jackie Down the Line
- A Hero’s Death
- Skinty Fia
- Boys in the Better Land
- I Love You