Esistono una miriade di band delle quali hai sempre sentito parlare o hai letto recensioni, ma per un motivo o per un altro non hai mai ascoltato. Perché il tempo a disposizione è quello che è, perché magari pensi poi cerco qualcosa e li ascolto e alla fine te ne dimentichi. Ecco, Fujiya e Miyagi, per quanto mi riguarda, sono sempre stati una di quelle band che mi hanno girato intorno per un sacco di tempo e non sono mai finite nei miei diffusori.
La loro partecipazione all’Off Tune Festival di Prato del 30 giugno è servita a colmare, quantomeno in parte, questa mia lacuna. Il quartetto di Brighton è salito sul palco di Officina Giovani ben oltre la mezzanotte, con il cantante Dave Best vestito con un K-Way marchiato Adidas a dispetto della temperatura, al limite della sopportabilità. Chissà, magari è un endorser del brand tedesco, e forse è proprio per quello che il suo aspetto assomiglia tremendamente a quello di Florian Schneider, compianto fondatore dei Kraftwerk.
L’inizio, con “Slight variations”, è subito trascinante: si potrebbe coniare una nuova etichetta, a meno che non sia già stata pensata da qualcuno, quella di kraut-pop. Ritmi quadrati, sonorità elettroniche condite da chitarre tremendamente anni ‘80, sfido chiunque a non aver pensato, durante il primo brano, a “Let’s Dance” di Bowie o agli INXS di “Need You Tonight”.
Anche nei brani successivi il canovaccio rimane lo stesso, nonostante in alcune occasioni (per esempio in “Uh” o in “Freudian sleep”) le atmosfere si facciano più funky e il risultato sia simile a una via di mezzo fra Talking Heads e l’elettropop di band come Human League o Yazoo. Gli episodi migliori sono però quelli in cui le influenze di Best e soci si fanno più evidenti, ed ecco che i Neu, o i Can, o gli stessi Kraftwerk fanno capolino in “Extended dance mix”, specialmente per il gusto minimalista degli arrangiamenti.
Comunque si balla, e parecchio, e anche il pubblico dell’Off Tune apprezza parecchio autentici potenziali riempipista come “New Body Language” o “Serotonin Rushes”. Il concerto supera di poco i sessanta minuti, davvero divertenti e coinvolgenti. Certo, Fujiya e Miyagi non saranno certo una band che brilla per originalità ma sanno fondere abilmente le loro influenze con sonorità contemporanee, finendo per offrire un prodotto piacevole e di spessore. Come finale di una bella serata di un bellissimo festival è più che abbastanza.
Articolo e foto di Michele Faliani
Set list Fujiya & Miyagi 30 giugno 2023 Prato
- Slight Variations
- Non-Essential Worker
- Uh
- Freudian Slips
- Extended Dance Mix
- Transparent Things
- New Body Language
- Collarbone
- Knickerbocker
- In One Ear
- Impossible Objects of Desire
- Serotonin Rushes
- Ankle Injuries