
Battesimo del palco per il nuovo progetto di Gianni Maroccolo, che ha debuttato il 12 aprile con la data zero del tour “Il sonatore di basso”. Sostenuto da un crowdfunding durato 77 giorni, e conclusosi con esito positivo, “Il sonatore di basso”, come ha spiegato lo stesso Maroccolo durante la serata, nasce da due fattori. Il primo è il successo del ponderoso volume “Il Maroccolario” di Giuseppe Pionca (la nostra recensione), pubblicato da Libri Aparte. Il secondo è il desiderio di Maroccolo di tornare a collaborare con l’editore bergamasco per un volume che raccogliesse le linee di basso di una selezione di canzoni della sua carriera cinquantennale. Da tutto questo nasce il tour “Il sonatore di basso”, che ha debuttato sabato 12 aprile alle 21.30 all’oratorio Don Bosco di Marostica (VI), una location eccellente, dove l’associazione Uglydogs ha organizzato questa data iniziale.

Sul palco di Marostica, come per le prossime cinque date già fissate, ci saranno Andrea Chimenti alla voce e chitarra, Mur Rouge al basso, e l’editore Andrea Salvi in veste di intervistatore e conduttore della serata. Si tratta di uno spettacolo contaminato, come piace a Maroccolo, che non è una presentazione di libro canonica, e neppure un concerto tradizionale, ma un insieme di entrambe queste esperienze, dove la musica è centrale, così come la dimensione del racconto. Non ci sarà una scaletta ufficiale; si pescherà, di volta in volta, in una carriera lunga e variegata, che va dai Litfiba ai progetti solisti di Maroccolo, passando – solo per citarne alcuni – dai CCCP, CSI, PGR, Marlene Kuntz, Beau Geste e tanti altri.

Tuttavia, la notizia veramente importante annunciata dal palco di Marostica, è che ‘Corda’, l’ep allegato all’edizione deluxe de “Il sonatore di basso”, sarà in realtà un vero e proprio album di 74 minuti, contenente molti inediti. Tra questi, ci sono alcuni take dei PGR, un progetto portato avanti da Maroccolo insieme a Giovanni Lindo Ferretti e Giorgio Canali dopo i CSI, oltre a materiale ripescato, rimaneggiato e ri-arrangiato, insieme a ulteriori inediti. Non sono un musicista che fa calcoli; per quanto riguarda la musica, deve circolare. Così, ho deciso di lavorare su questo materiale e renderlo pubblico, ha ricordato un Maroccolo visibilmente emozionato per tutta la durata della serata. Ho alle spalle 40 anni di palcoscenico, ma devo dire che questa sera sono davvero felice e provo una certa paura su questo palco, ha tenuto a precisare.

Il motivo è presto detto. “Il sonatore di basso” ha come perno centrale Mur Rouge, un musicista e bassista trentino, uomo di poche parole e poco avvezzo al palco. Una sera, ha raccontato Maroccolo, mi sono imbattuto in alcuni video tutorial su YouTube. C’era Mur Rouge che, con grande attenzione, spiegava le mie linee di basso. Si trattava di video di 17-20 minuti l’uno, dedicati interamente ai miei suoni. Un lavoro enorme, quasi da folle. Mi sono innamorato di questa idea, e da lì è nato il progetto.

Come sanno coloro che hanno aderito al crowdfunding, “Il sonatore di basso” prevede due libri: il primo è una raccolta delle trascrizioni delle linee di basso di oltre 120 canzoni, un tesoro prezioso per i musicisti, in particolare per i bassisti. Il secondo volume è un testo di oltre 300 pagine che raccoglie memorie, racconti e aneddoti legati a queste canzoni e alla carriera di Maroccolo. Inoltre, c’è “Corda”, e poi alcune stampe di illustrazioni. Insomma, si tratta di un progetto editoriale contaminato e contaminante che ha riscosso un grande successo, sancendo un fatto: il pubblico vuole bene a Maroccolo, ma non solo. Gli viene riconosciuta, da sempre, coerenza e onestà sotto tutti i punti di vista. Il suo lavoro è sempre stato dedicato alla musica e alla sperimentazione, e questo nuovo progetto, fatto di parole e musica, lo dimostra. Con buona pace di chi, vivendo lontano dalla realtà, sostiene che non esista, oggi, sperimentazione nella musica italiana. D’altronde, se l’orizzonte è Sanremo, non è difficile sentire di queste cose.

Il tour “Il sonatore di basso” vede sul palco Maroccolo e Chimenti, accompagnati da Mur Rouge. La scaletta, destinata a cambiare a ogni data, come ha sottolineato lo stesso Maroccolo nel finale, propone un mix di brani dei CCCP, CSI, Litfiba e progetti solisti di Maroccolo, eseguito con due bassi. A Marostica, tra gli altri, si è spaziato da “Epica Etica Enos Pathos” a “TRE”, passando per i primi lavori dei Litfiba. Non è mancata “Versante Est”, insieme a uno splendido inedito: un testo palestinese arrangiato dallo stesso Maroccolo. “Inquieto”, una versione che Chimenti e Maroccolo propongono da alcuni anni nei loro concerti, è stata eseguita in una meravigliosa versione acustica, spaziando da “Nulla è andato perso” fino al recente “Nomadic”.
Preziosa è stata anche l’esecuzione di “Montesole”, un testo dei PGR che Maroccolo ha riscoperto poche ore prima della data zero, confermando quanto aveva appena confidato al pubblico. Chimenti è un artista incredibile. Ha lavorato con grandi cantanti, tutti diversi e con caratteristiche uniche, non certo di bel canto tradizionale. Ha collaborato, fra gli altri, con Pelù, Ferretti, Godano, Edda e Rocchi. Tuttavia, Chimenti riesce a racchiudere in sé tutte le loro peculiarità; è una sintesi delle loro caratteristiche. Ci unisce, oltre all’amicizia e alla stima, un modo di percepire il mondo e di concepire la musica che ci ha sempre contraddistinto come musicisti in cerca non di slogan, ma di senso e sensazioni che la nostra musica deve saper trasmettere a chi ascolta, e a noi stessi, ha ricordato Maroccolo al suo pubblico.
Un pubblico che ha riempito il Don Bosco in una splendida serata primaverile, pronto a rimanere altre due ore seduto ad ascoltare Maroccolo. Questo accade proprio perché, come sempre, e ancor di più in questa formula, il bassista toscano si presenta nudo, e cioè senza una band al suo fianco e tanto meno un collettivo di musicisti come nei recenti progetti dei Deproducers o di Nomadic. Citando Ferretti, di certo non si tratta solo di una terapia, né di una celebrazione. Sarà necessario trovare una formula, dopo il tour, per definire questa serata che è davvero un unicum, dove la genuinità di Maroccolo emerge chiaramente. Lui stesso ribadisce più volte di non considerarsi un grande bassista. A quel punto, dopo la terza volta che lo ha detto, la mente è volata alla playlist preparata su Spotify a sostegno del progetto “Il suonatore di basso” (che vi consiglio di ascoltare), e ai tanti album nei quali Maroccolo è protagonista.
Mi permetto di dire che ci sono artisti che hanno fatto molto meno, e davvero molto meno, e si considerano una nuova frontiera. Ci sono poi quelli che non hanno fatto nulla, e sentenziano sulla sperimentazione. D’altronde, come dicevano i CCCP: Intanto Paolo VI non c’è più / È morto Berlinguer / Qualcuno ha l’AIDS / Qualcuno il PRE / Qualcuno è POST / senza essere mai stato niente, niente! Ecco, non è il caso di Maroccolo che, carico della sua genuinità e onestà, non solo ha un pubblico che lo segue per quello che è, un musicista e un bassista, ma è anche ben consapevole di ciò che ha fatto per la musica.
Seguite le date e venite ad ascoltare questo spettacolo speciale, dove musica e parole rappresentano l’anima di un artista che da 50 anni anima la musica italiana.
Articolo di Luca Cremonesi
Si ringrazia Orazio Bao dell’associazione Marostica Fotografia 1979 per le foto